giovedì 26 gennaio 2017

Marco Lupo direttore ArpaLazio in commissione contro le ecomafie aveva segnalato le anomalie degli impianti per rifiuti audizione 13 ottobre 2016

Abbiamo già concluso questa verifica e constatato che da giugno 2014 non sono stati ammessi a smaltimento presso discariche laziali i rifiuti con codice 20 non trattati. Di questa circostanza abbiamo  dato comunicazione alla regione Lazio con una nota del 2 settembre.
  Una seconda tipologia di controllo straordinario che abbiamo avviato sempre su richiesta della regione Lazio dai primi del mese di agosto riguarda invece la funzionalità e l'efficacia dei trattamenti attuati dagli impianti di trattamento meccanico-biologico di tutta la regione.
  In una prima fase la verifica è stata indirizzata alla ricostruzione dei flussi di rifiuti in entrata e in uscita da diversi impianti, nonché alla raccolta di informazioni sulla loro destinazione finale. Questa fase è terminata e abbiamo iniziato la seconda fase, volta a verificare i trattamenti effettuati, ossia le caratteristiche dei flussi di materiali in uscita dagli impianti.
  È chiaro che questa è una verifica più complessa, perché necessita non solo di sopralluoghi e verifiche documentali, ma anche di verifiche analitiche e laboratoristiche, quindi richiederà tempi più lunghi, però posso anticiparvi che laddove abbiamo effettuato controlli anche parziali sono state riscontrate criticità relative all'indice respirometrico dinamico potenziale raggiunto dal trattamento, che non rispetta quello della normativa per l'ammissibilità dei rifiuti in discarica. Sapete che l'indice respirometrico dovrebbe essere al di sotto di 1.000, mentre noi abbiamo rilevato valori anche superiori a 4.000.
  Relativamente a queste attività di controllo ordinario e straordinario vorrei elencare una serie di considerazioni che riguardano l'impiantistica in generale. Per entrare eventualmente nel singolo caso, i miei collaboratori sono a disposizione.
  Noi abbiamo ricostruito i flussi dal 1° gennaio 2016 al 31 luglio 2017, quindi sette mesi, con grande difficoltà, per incendi ed altro, perché il ciclo non è molto dinamico. In questo periodo di sette mesi emerge chiaramente un gap impiantistico importante nella città di Roma Capitale e nella Città metropolitana di Roma. Tenete conto che gli impianti di trattamento meccanico-biologico ubicati nelle province di Latina, Frosinone, Viterbo hanno destinato rispettivamente il 65, il 35 e il 28 per cento della loro attività a rifiuti urbani prodotti nel territorio della provincia di Roma.
  In questi sette mesi gli impianti di trattamento meccanico-biologico della provincia di Roma, quindi i due AMA, i due Colari e quello Pontina fino a quando ha funzionato, hanno ricevuto 524.000 tonnellate di rifiuti, che dopo il trattamento sono state destinate per il 70 per cento al di fuori del territorio regionale; di questo 70 per cento il 35 per cento in regioni non limitrofe e il 30 per cento all'interno della regione, soprattutto nelle province precedentemente citate.
  In particolare, il CDR prodotto da questi impianti per il 40 per cento è stato destinato al di fuori del territorio regionale, e questa percentuale sale vertiginosamente per quanto riguarda la frazione organica stabilizzata e gli scarti, che sono stati destinati al di fuori del territorio regionale per il 90 e l'80 per cento.
  Sempre dall'analisi dei flussi emerge come alcuni di questi impianti, a parte le considerazioni sulla vetustà e sulle condizioni generali di esercizio, abbiano percentuali di produzione di CDR che non sembrerebbero in linea con le migliori tecniche disponibili, nel senso che ci sono delle percentuali previste nelle BAT che dovrebbero essere prodotte dai flussi in uscita per ogni categoria di materiale. Dall'analisi dei flussi, adesso completeremo anche quella più analitica... MARCO LUPODirettore generale di Arpa Lazio. No, parlavo della quantità, delle percentuali. Queste erano le considerazioni che volevo fare sui flussi, poi ne farei delle altre in generale su questi controlli.
  Per quanto riguarda gli impianti di trattamento meccanico-biologico sono state riscontrate durante i controlli (faccio una sintesi di quelle degli ultimi tre anni) delle criticità gestionali, soprattutto in periodi di sovraccarico, che determinano lo stoccaggio di grandi quantità di rifiuti in attesa di lavorazione e l'incolonnamento di mezzi in attesa di scaricare soprattutto nei periodi estivi. Questo determina ovviamente emissioni odorigene sgradevoli e continue segnalazioni da parte dei cittadini che abitano le zone limitrofe.
  Spesso peraltro viene riscontrato che le lavorazioni avvengono con i portelloni aperti, quindi l'aria dell'impianto, invece di confluire nei biofiltri, va direttamente all'esterno, aggravando ulteriormente le problematiche odorigene.
  Altre criticità rilevate sono relative al superamento delle quantità annuali autorizzate o allo stoccaggio di rifiuti in aree non autorizzate connesso al sovraccarico di rifiuti, e a superamenti dei limiti per le acque di scarico. In alcuni casi l'indice respirometrico dinamico che abbiamo misurato (lo stiamo facendo su tutti, ma l'abbiamo già fatto su Salaria, Rocca Cencia e SAF) non rispetta il livello previsto dalla normativa per l'ammissibilità dei rifiuti in discarica.
  Il termovalorizzatore della provincia di Roma e in particolare i due di Colleferro funzionano abbastanza male, se pensate che nel 2015 hanno lavorato 200 giorni su 365, cioè il 40 per cento del tempo, e questo sempre per fermate non programmate o malfunzionamenti, quindi è un problema importante. L'inceneritore di Ponte Malnome è chiuso da maggio 2015 e quindi anche i rifiuti ospedalieri vengono trasferiti in altre regioni.
  Per quanto riguarda gli impianti di discarica, in generale risulta critica la gestione del percolato, in alcuni casi è stata evidenziata una cattiva gestione della rete di raccolta, in altri casi anche la fuoriuscita di percolato all'esterno della discarica (vedasi Malagrotta e Civitavecchia). In diversi casi è stata evidenziata dall'Agenzia la contaminazione delle acque sotterranee, quindi vi sono attualmente procedimenti di bonifica per Malagrotta, Pontina Ambiente e Inviolata per contaminazione da parametri inorganici (metalli) e organici, cioè sostanze clorurate.
  Un altro problema frequentemente rilevato nelle discariche è la rete di captazione del biogas, che non sempre è gestita nel rispetto delle normative ambientali: in alcuni casi il biogas viene solo parzialmente captato, in altri casi il processo di combustione per recupero energetico non viene effettuato o viene effettuato con modalità che determinano superamenti dei limiti di emissione. 

tratto da http://documenti.camera.it/leg17/resoconti/commissioni/stenografici/html/39/audiz2/audizione/2016/10/13/indice_stenografico.0123.html#

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