giovedì 5 gennaio 2017

Le rotte commerciali che minacciano la biodiversità

Fra qualche ora partirà la corsa sfrenata ai saldi. Tutti alla ricerca di un capo firmato scontato o dell’ultimo device appena lanciato sul mercato ma i beni che consumiamo, dall’iPhone alle auto alle scarpe da basket fino al cibo che arriva sulle nostre tavole, hanno costi che vanno ben oltre il loro prezzo di acquisto.
La produzione di beni per l’esportazione spesso, infatti, comporta l’estrazione mineraria, il consumo di suolo, la pesca o altre attività che possono danneggiare gli habitat naturali rendendo così la protezione della fauna selvatica e della biodiversità un compito ancora più difficile.
A meno che non comperiamo prodotti provenienti da fonti sostenibili, può risultare difficile sapere fino a che punto gli acquisti dei consumatori possano influenzare la biodiversità.
Ora però Daniel Moran della Norwegian University of Science and Technology e Keiichiro Kanemoto della Shinshu University hanno tracciato queste pressioni economiche alle loro origini e mappato i punti in cui i principali Paesi consumatori ‘minacciano’ la biodiversità in tutto il mondo. Con queste informazioni hanno creato una serie di mappe, pubblicate sulla rivista Nature Ecology & Evolution, che mostrano quali aeree del nostro pianeta sono più in pericolo.
Moran e Kanemoto hanno esaminato 6.803 specie vulnerabili, in pericolo o a rischio di estinzione in tutto il mondo, successivamente hanno identificato i prodotti di base che li “riguardano”, seguendo poi questi beni fino alla loro destinazione finale.
Il lavoro ha rivelato alcune relazioni inaspettate tra esportatori e Paesi consumatori. Ad esempio, le minacce al bacino amazzonico sono dovute ai prodotti che hanno come destinazione finale gli  Stati Uniti, ma la minaccia dal consumo statunitense in Brasile risulta più forte negli altopiani del sud del paese, dove si concentra l’agricoltura. La mappa degli Stati Uniti presenta degli hot spot nel sud della Spagna e in Portogallo, dove diverse specie di pesci e di uccelli sono in difficoltà.

Le mappe in questo video mostrano come i consumatori negli Stati Uniti e il Giappone stiano mettendo in pericolo alcune specie del nostro pianeta(Fonte: Nature)
Il consumo dell’Unione europea sta avendo invece un grande impatto in Africa, in particolare in Paesi come l’Etiopia, il Marocco, Zimbabwe e Madagascar.
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Le esportazioni verso il Giappone stanno minacciando la biodiversità invece nel sud est asiatico, dove si concentrano le piantagioni di olio di palma e di cacao. Nel frattempo, le specie marine del sud-est asiatico si trovano ad affrontare minacce da gli Stati Uniti e in Europa.
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Le 166 minacce riconducibili alle attività umane che gli scienziati hanno analizzato non si limitano solo alla raccolta diretta delle specie in via di estinzione o alle piante e agli altri animali da cui dipendono per la sopravvivenza. Ma il commercio internazionale aumenta l’inquinamento e favorisce la distruzione di habitat per far posto all’agricoltura e all’espansione urbana. (vedi immagine sotto)
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“Possiamo puntare a linee economiche internazionali che hanno il minore impatto sulla fauna selvatica, per migliorare le politiche di conservazione. Il nostro obiettivo è che le imprese, le associazioni ambientaliste e i consumatori utilizzino questa mappe per salvare la biodiversità”, spiegano gli autori dello studio.
Speciale http://www.rivistamicron.it/notizie/le-rotte-commerciali-che-minacciano-la-biodiversita/

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