lunedì 26 dicembre 2016

i problemi e la situazione della discarica di Borgo Montello secondo Dino Chiarucci ArpaLazio. Presidente Bratti: la cosa migliore da fare sarebbe chiudere tutta la faccenda, metterla in sicurezza e non continuare a chiedere allargamenti,

Dott.Dino Chiarucci, ArpaLazio Latina fino agli anni ’90 si potevano tranquillamente portare rifiuti di tipo industriale e rifiuti urbani mescolati fra loro soprattutto nelle discariche S1, S2, S3, i famosi bacini che poi sono un tutt'uno. .. nel giro di tre anni devo notare una diminuzione di inquinamento.
  Questo non è stata visto per due fatti concomitanti. Il fondamentale, che mette in dubbio tutte le ipotesi, è che abbiamo un gradiente di falda praticamente nullo, nel senso che in quell'area abbiamo una velocità di scorrimento di falda paragonabile a circa un metro l'anno, quindi soltanto su lunghi tempi si potrà vedere se effettivamente il polder tiene...Nel tempo, in seguito a indagini della procura, sono state richieste delle perizie, e soprattutto per la prima, quella di Zemaschi Ottaviani, fatta nel 2005, la procura si pose il problema se questo polder tenesse. Chiesero ad Ottaviani e Zemaschi di svolgere un'indagine, il cui esito confermò le conclusioni di Arpa e non riuscì a definire se effettivamente il polder tenesse, se permettesse la fuoriuscita del percolato all'interno.
  Dopo anni e altre vicissitudini fu realizzata una seconda indagine sempre da parte della procura, questa volta fatta dal professor Munari, che ha contestato le modalità di indagine di Arpa Lazio e di Ispra, dicendo che lo strumento che avevano utilizzato, i piezometri, non era idoneo a individuare l'eventuale inquinamento, anzi ha sostenuto che per come sono fatti i piezometri l'inquinamento rilevato sarà ancora più alto.
  Il quesito fondamentale posto al professor Munari dalla procura era anche in questo caso se il polder perdesse, e il professor Munari ha visto che il percolato all'interno dei bacini all'interno del polder è un percolato troppo diluito, quindi è arrivato alla conclusione che il polder non tiene, che c'è un'azione di emungimento che viene fatta per mantenere più basso il livello della falda per evitarne la fuoriuscita... 
In effetti la bonifica sta andando avanti, c'è stata negli anni una certa inerzia perché la società Ecoambiente si è presa l'onere di procedere nella bonifica. Arpa Lazio, la provincia e il comune hanno sempre voluto considerare il sito come sito unico, è vero che l'Ecoambiente probabilmente sta all'origine dell'inquinamento.
Sergio Ceradini Direttore della sezione provinciale Arpa Lazio di Roma: Ci sono due aspetti della bonifica. Un primo aspetto è il capping dell'S0, perché non lo possiamo lasciare in quelle condizioni... prosegue la famosa prima fase di bonifica, immettendo dei reagenti all'interno dei piezometri che evidenziano il superamento delle CSC, ovvero i vari hotspot. Abbiamo un inquinamento diffuso, però alcuni dei piezometri interni che circondano i bacini hanno una concentrazione di inquinanti estremamente più elevata (sono le varie vie preferenziali che sono partite dalla sorgente e si sono diffuse) e questi piezometri sono oggetto di addizione del reattivo di Fenton. Nella fase iniziale di studio si è cercato di individuare il reattivo migliore e, partendo da un perossido più acqua ossigenata e ferro, si è giunti con uno studio durato due o tre anni a scegliere come agenti ossidanti il percarbonato, quello meno impattante... Ci sono fenomeni di rebounding, perché sono complicati dall'assenza di diffusione all'interno della falda... 
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PRESIDENTE. Chiudo io con una domanda che riguarda Borgo Montello, perché abbiamo capito che la situazione è molto complicata, abbiamo sentito diversi stakeholder e sono emerse situazioni di contrasto tra i dati in passato forniti da Arpa e quelli dei periti del tribunale, quindi vi chiederemmo di dirci qualcosa su questo.
  A questo punto la cosa migliore da fare sarebbe chiudere tutta la faccenda, metterla in sicurezza e non continuare a chiedere allargamenti, perché mi sembra di aver capito dalle poche parole del direttore che la situazione di base sia già molto complessa da gestire.
  DINO CHIARUCCIDirettore della sezione provinciale ArpaL di Latina. La situazione di Borgo Montello è effettivamente complessa. Come accennato dal direttore, la problematica nasce proprio con la discarica, nel senso che il primo bacino di abbancamento, il famoso S0, che è fonte di parecchie vicende interne alla discarica, nasce negli anni ’70 proprio sulle sponde dell'Astura, sull'area golenale che era stata presa come sversatoio perché c'era una parete naturale, quindi è stato sversato questo rifiuto per anni.
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 S0 è stato coltivato fino al 1984, l'ha seguito il comune nell'ultima parte, fino agli anni ’90 si potevano tranquillamente portare rifiuti di tipo industriale e rifiuti urbani mescolati fra loro soprattutto nelle discariche S1, S2, S3, i famosi bacini che poi sono un tutt'uno. 
  Borgo Montello nasce quindi con il peccato originale di avere bacini di abbancamento senza protezione. Per di più negli anni questi bacini sono stati abbandonati, perché a un certo punto la proprietà è fallita, è subentrata una società che doveva curare il fallimento, ma non è stato fatto nulla e quindi ci sono stati sversamenti di percolato, c'è stata inattività dei quattro pozzi realizzati per emungere sia il percolato che il biogas, quindi la situazione è peggiorata. 
  Abbiamo avuto un impatto in falda, questo impatto è stato monitorato, nel 2000 è stato fatto il polder, è subentrata la società Ecoambiente che ha rilevato tutto dalla Capitolina e ha fatto questa cinturazione con lo scopo di mettere in sicurezza i bacini, di evitare ulteriori perdite di percolato e di poter abbancare al di sopra nuovi rifiuti. 
  È stato fatto un polder, i vecchi bacini sono stati isolati dai nuovi apporti ed è iniziato il monitoraggio vero e proprio, in quanto l'amministrazione provinciale a suo tempo chiese ad Arpa di verificare e fu rilevato in direzione un inquinamento significativo nei piezometri che erano stati realizzati a guardia. 
  Questa situazione è ancora più complessa perché nel frattempo anche un'altra società ha cominciato a lavorare a fianco. C'è una duna S0 che è il fronte sull'Astura, poi ci sono due dune parallele fra loro, di cui una duna, S1, S2 e S3, è gestita da Ecoambiente, anche proseguita con il nuovo invaso, mentre dall'altra parte è nata la Indeco, ha rilevato anche la ex B2, che era un altro invaso costruito nel frattempo secondo i criteri 
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della direttiva sui rifiuti, dove erano stati abbancati inizialmente anche rifiuti speciali derivanti da attività produttiva.
  Su questo bacino venne bloccata l'attività di abbancamento perché era nato troppo vicino al fiume Astura, poi è stato recuperato, preso dalla società Indeco e utilizzato per l'abbancamento dei rifiuti solidi urbani trattati.
  L'inquinamento che si è andato a verificare è stato monitorato dal 2005 fino al 2013 da Arpa Lazio e nell'ultimo trimestre è stato monitorato insieme ad Ispra. Questo monitoraggio di tre anni era nato con lo scopo di verificare se il ponte tenesse, perché si partiva dall'assunto che, se il polder tiene, nel giro di tre anni devo notare una diminuzione di inquinamento.
  Questo non è stata visto per due fatti concomitanti. Il fondamentale, che mette in dubbio tutte le ipotesi, è che abbiamo un gradiente di falda praticamente nullo, nel senso che in quell'area abbiamo una velocità di scorrimento di falda paragonabile a circa un metro l'anno, quindi soltanto su lunghi tempi si potrà vedere se effettivamente il polder tiene...
  PAOLA NUGNES. Mi perdoni, non mi è chiaro cosa significa che il gradiente di falda è nullo e quindi il polder...
  DINO CHIARUCCIDirettore della sezione provinciale Arpa Lazio di Latina. L'assunto è che il polder ovvero la cinturazione non deve far uscire nulla. Se ho realizzato dei pozzi all'intorno del polder e vado a verificare, all'inizio troverò un certo inquinamento, che si è trovato. Se il polder effettivamente tiene, il deflusso naturale delle acque passerà intorno al polder e pulirà i pozzi esterni, quindi noterò negli anni una diminuzione.
  PAOLA NUGNES. Ma non l'abbiamo notata perché il gradiente è estremamente basso.
  DINO CHIARUCCIDirettore della sezione provinciale Arpa Lazio di Latina. Il gradiente è estremamente basso, quindi la
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velocità di scorrimento della falda intorno al polder è estremamente bassa, di conseguenza non ho un ricambio che mi permetta di notare effettivamente questa cosa.
  C'è chiaramente il fenomeno di attenuazione naturale che a questo punto entra in competizione, quindi la situazione è estremamente più complessa.
  Il monitoraggio dopo i primi tre anni è proseguito per verificare se all'esterno avessimo un problema di inquinamento, perché all'interno l'avevamo visto, avevamo fatto tutti i piezometri a cinturazione del bacino e avevamo visto che era indenne, però qualcuno ogni tanto sembrava avere dei problemi, quindi è sorta la necessità di verificare all'esterno se vi fosse l'inquinamento, se la plume fosse uscita dai confini del sito.
  Per tre anni abbiamo fatto il nuovo un monitoraggio esterno insieme ad Ispra, sono stati realizzati i piezometri e da questo monitoraggio non sembra che sia uscito nulla, cioè il plume non segnala l'uscita dell'inquinamento.
  Esiste però un problema del fronte opposto alla discarica dall'altra parte dell'Astura. Lì effettivamente c'è un inquinamento, ma non è l'inquinamento della discarica, perché quello è caratterizzato dai metalli (ferro, manganese, arsenico) e soprattutto dai clorurati, ovvero l'1.2 di cloro propano e l'1.4 di cloro benzene, che sono i due veri inquinanti che possono essere derivati dall'apporto dei rifiuti di tipo industriale, per quanto per l'1.2 di cloro propano ci sia anche un meccanismo di degradazione che potrebbe giustificarne la presenza.
  Dall'altra parte dell'Astura troviamo ferro, manganese, arsenico, ma in base agli studi realizzati si ha quasi la certezza che i due settori siano separati, cioè che l'Astura riceva dalla discarica di Borgo Montello, che Borgo Montello prenda dall'Astura, ma non riesca a passare ovviamente dall'altra parte.
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 In più, quei pozzi sembrerebbero a monte rispetto al deflusso della falda rapportato a Borgo Montello, cioè alla coltivazione della discarica, per cui la spiegazione più logica è che sia un problema di Valle d'Oro, che è un problema alluvionale, a cui possiamo aggiungere il discorso delle coltivazioni, però rimaniamo ancorati alla realtà della discarica, quindi sembra che sia un fenomeno completamente a parte.
  Nel tempo, in seguito a indagini della procura, sono state richieste delle perizie, e soprattutto per la prima, quella di Zemaschi Ottaviani, fatta nel 2005, la procura si pose il problema se questo polder tenesse. Chiesero ad Ottaviani e Zemaschi di svolgere un'indagine, il cui esito confermò le conclusioni di Arpa e non riuscì a definire se effettivamente il polder tenesse, se permettesse la fuoriuscita del percolato all'interno.
  Dopo anni e altre vicissitudini fu realizzata una seconda indagine sempre da parte della procura, questa volta fatta dal professor Munari, che ha contestato le modalità di indagine di Arpa Lazio e di Ispra, dicendo che lo strumento che avevano utilizzato, i piezometri, non era idoneo a individuare l'eventuale inquinamento, anzi ha sostenuto che per come sono fatti i piezometri l'inquinamento rilevato sarà ancora più alto.
  Il quesito fondamentale posto al professor Munari dalla procura era anche in questo caso se il polder perdesse, e il professor Munari ha visto che il percolato all'interno dei bacini all'interno del polder è un percolato troppo diluito, quindi è arrivato alla conclusione che il polder non tiene, che c'è un'azione di emungimento che viene fatta per mantenere più basso il livello della falda per evitarne la fuoriuscita.
  In ogni caso, quand'anche fosse così, è un'operazione corretta, perché sta impedendo la fuoriuscita di ulteriore inquinamento. Questo è quanto è dato sapere al momento.
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PRESIDENTE. Le due aziende originarie sono ancora esistenti? Lì c'è un'indagine anche sul tema dell'accantonamento del post mortem, perché non sarà un dettaglio tutta questa operazione, sia in un sistema di messa in sicurezza permanente che comunque comporta una spesa, sia per un ulteriore intervento di bonifica che il privato deve fare.
  DINO CHIARUCCIDirettore della sezione provinciale Arpa Lazio di Latina. In effetti la bonifica sta andando avanti, c'è stata negli anni una certa inerzia perché la società Ecoambiente si è presa l'onere di procedere nella bonifica. Arpa Lazio, la provincia e il comune hanno sempre voluto considerare il sito come sito unico, è vero che l'Ecoambiente probabilmente sta all'origine dell'inquinamento, ma...
  MARCO LUPODirettore generale di Arpa Lazio. C'è il problema tipico dei siti contaminati storici, cioè che l'attuale gestore limita la sua responsabilità ad un periodo storico e non è facile dimostrare chi dei due debba intervenire. Dalle carte che ho visto quasi si lega l'effettuazione della bonifica alla continuazione dell'attività di abbancamento che oggi non c'è più, quindi sarà importante vedere se, nonostante sia cessato il conferimento di rifiuti e quindi l'introito derivante dalla gestione, le attività di bonifica verranno effettivamente fatte oppure no.
  PAOLA NUGNES. Visto che non è più abbancabile, Ecoambiente da cosa trae il suo profitto rispetto alla gestione di questi siti?
  ROSSANA CINTOLIDirettore tecnico Arpa Lazio. Ecoambiente ha terminato i suoi conferimenti l'anno scorso e al momento non lavora. Sta continuando a gestire quello che deve gestire.
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PAOLA NUGNES. Per quanto riguarda il fatto che l'attività di bonifica è in atto, da un punto di vista procedurale o materiale si è messo mano...
  SERGIO CERADINIDirettore della sezione provinciale Arpa Lazio di Roma. È sia materiale che procedurale, nel senso che il procedimento di bonifica sta andando avanti.
  Ci sono due aspetti della bonifica. Un primo aspetto è il capping dell'S0, perché non lo possiamo lasciare in quelle condizioni, e tra l'altro S0 è stato oggetto di un'indagine per la verifica della presenza di anomalie magnetiche (i famosi fusti sotterrati), è stata fatta già la prima attività di disboscamento del pendio, di pulizia della superficie un anno fa, hanno steso un telo, quindi hanno realizzato il provvisorio in attesa di procedere alla realizzazione del capping vero e proprio.
  Nel frattempo prosegue la famosa prima fase di bonifica, immettendo dei reagenti all'interno dei piezometri che evidenziano il superamento delle CSC, ovvero i vari hotspot. Abbiamo un inquinamento diffuso, però alcuni dei piezometri interni che circondano i bacini hanno una concentrazione di inquinanti estremamente più elevata (sono le varie vie preferenziali che sono partite dalla sorgente e si sono diffuse) e questi piezometri sono oggetto di addizione del reattivo di Fenton. Nella fase iniziale di studio si è cercato di individuare il reattivo migliore e, partendo da un perossido più acqua ossigenata e ferro, si è giunti con uno studio durato due o tre anni a scegliere come agenti ossidanti il percarbonato, quello meno impattante.
  Scusate, forse entro troppo nello specifico perché la cosa mi appassiona, quindi diciamo che è in fase operativa e dal 2012 ad oggi in qualche punto si è notato un miglioramento deciso. Ci sono fenomeni di rebounding, perché sono complicati dall'assenza di diffusione all'interno della falda, però almeno un piezometro, l'MV2, che era in uno dei punti critici, sembra
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mantenere il suo stato di piezometro bonificato, per cui da almeno un paio d'anni non ci si mette nulla.
  ALBERTO ZOLEZZI. Se su quanto vi ho chiesto su Pomezia e sull'inquinamento delle falde in zona potete inviarci della documentazione anche se è una fase iniziale, ci fareste un favore.
  ROSSANA CINTOLIdirettore tecnico Arpa Lazio. Abbiamo un documento di sintesi che è stato condiviso anche con altri enti e soggetti istituzionali, quindi ve lo faremo avere.
  PRESIDENTE. Vorrei che rimanesse a verbale questo aspetto, prima ricordato dal direttore, ossia che l'Agenzia è sottoposta a vincoli ai quali altre agenzie non sono sottoposte. Ciò deriva dall'applicazione del contratto della sanità regionale. Se si applica tout court il contratto della sanità, non sussiste il vincolo, se si applica quello regionale, il vincolo è presente. Voi siete in questa situazione, per cui, nonostante una cospicua parte dei finanziamenti vi venga dalla sanità, il tipo di contrattualistica rimane quello regionale. È così?
  MARCO LUPOdirettore generale di Arpa Lazio. Sì, è così. Si tenga conto che non sempre applicare la normativa sanitaria è conveniente, perché per esempio nelle regioni che sono in disavanzo come la regione Lazio anche qualora, invece di quella degli enti locali, si applicasse quella sanitaria, non so quali sarebbero gli effetti. Non c'è dubbio però che ad esempio in Friuli Venezia Giulia (lo dico perché con l'amico Luca Marchesi mio collega di AssoArpa ci confrontiamo sempre) non applicano limiti al turnover.
  PRESIDENTE. Nel ringraziare i nostri ospiti, dichiaro conclusa l'audizione.
http://www.camera.it/leg17/1058?idLegislatura=17&tipologia=audiz2&sottotipologia=audizione&anno=2016&mese=10&giorno=13&idCommissione=39&numero=0123&file=indice_stenografico 

MARCO LUPO, Direttore generale di Arpa Lazio Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti 13 ottobre 2016

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