lunedì 5 settembre 2016

Terra dei Fuochi, la tracciabilità può salvare il made in Italy

Prima legge di Murphy sulla Terra dei Fuochi: “Ogni kg di scarpa, borsa o vestito  prodotto fa almeno mezzo kg di scarto. Mentre il prodotto finito ‘vola’ nel mondo e rende profitti infiniti, lo scarto resta da noi in Campania a costituire la base dei roghi dell’invincibile Terra dei Fuochi”.
Non è un mistero, ed è stato più volte ammesso anche dal fondatore di Alibaba Jack Ma, che sul popolare sito cinese di commercio elettronico, ormai tra i primi al mondo, transiti un’importante quota di falso, quantificabile in circa il 70% del venduto. Un incredibile giro d’affari che penalizza, va precisato, non solo i nostri prodotti.
La Campania è tra le regioni italiane con il più alto tasso di residenti di origine cinese, particolarmente produttiva, come ampiamente noto, nel settore tessile e pelletteria specie nel vesuviano, e ormai da decenni. Oltre un terzo della popolazione residente diTerzigno, per esempio, è di etnia cinese.
La Fca di Pomigliano d’Arco conta su circa ventimila addetti allaproduzione di automobili che si vedono e vengono prodotte ed esportate in tutto il mondo, e gli scarti smaltiti secondo regole trasparenti (sia pure molto discutibili) tipiche della grande industria.
Nella sola S. Giuseppe Vesuviano si stima che ci siano non meno di diecimila addetti, non solo di etnia cinese, dediti esclusivamente alla produzione nei settori tessile e pelletteria, le cui produzioni “volano” in tutto il mondo come rappresentanti del migliore made in Italy, (falsi solo quando lo scopre la Guardia Di Finanza), vendute a prezzi altissimi nei migliori negozi di tutto il mondo, ma lo scarto di produzione, pari a circa mezzo kg ogni kg prodotto, resta tutto in Campania, e, se prodotto “in nero”, andrà obbligatoriamente  smaltito “in nero” .
Queste produzioni, che, si stima, raggiungano “in nero” circa il 47% delle produzioni (dati della direzione distrettuale antimafia), sono la base inestinguibile di Terra dei Fuochi e ha avuto una recrudescenza fortissima in questo periodo dell’estate 2016, come da me previsto, perché in questi ultimi mesi abbiamo avuto una eccezionale impennata del commercio mondiale on line che comprende ampiamente il made in Italy, e di certo non sono solo pomodori, olio e parmigiano, ma soprattutto borse, scarpe e vestiti.
Da anni, e solo io, in tutte le conferenze su Terra dei Fuochi che faccio invito tutti per comprendere il problema a seguire le attività produttive del made in Italy nel mondo di Ali baba, perché la globalizzazione sembra un problema lontano, ma è nostro, e non è un problema, è una eccezionale possibilità di sviluppo che però in Campania da troppo tempo opera ogni giorno senza adeguati controlli preventivi, soprattutto di tracciabilità, non di pura e semplice repressione che, come si è dimostrato, serve a ben poco.
Tale fenomeno, per il solo settore tessile, è stato quantificato dal Censis, per l’Italia vale 7 miliardi di affari e ne sottrae 1,7 alle casse del Fisco. Ma la salute sottratta ai cittadini campani per lo smaltimento illegale degli scarti in Terra dei Fuochi non la quantifica economicamente nessuno, tranne a suo tempo una pubblicazione del prof Antonio Giordano con la London School of Economics, che indicava in non meno di dodici miliardi di euroil danno alla salute per i cittadini di Terra dei Fuochi.
Le produzioni “in nero” per la globalizzazione e il mercato internazionale on line in espansione, stanno aumentando, non diminuendo. Askanews 4 settembre 2016 : “Il ministero delle politiche agricole alimentari e forestali ha annunciato che è stato firmato oggi dal Governo italiano un accordo con Alibaba per promuovere le eccellenze agroalimentari del nostro Paese ecombattere i falsi, dal parmesan al prosecco contraffatto. […] Un risultato fondamentale che, in sede di Wto, inseguiamo da decenni e che invece sul web siamo riusciti a costruire in pochi mesi e con risultati eccezionali”.
Come al solito, e come volevasi dimostrare, il Governo sia locale che nazionale, sa perfettamente come tutelare al meglio, presto e bene, i propri prodotti e non vuole minimamente intervenire in prevenzione e tracciabilità, e, nello stesso modo, per tutelare al meglio la salute dei cittadini campani. Si fanno solo mediatici, quanto inutili, interventi di finta repressione.
Terra dei Fuochi non la si vuole spegnere: si vuole solo zittire chi ha capito troppo e non deve riuscire a spiegarlo. La parola d’ordine per tutti non dovrebbe essere repressione, o più militari, o bonifiche, ma solo e soltanto una: tracciabilità dei manufattidi  | 5 settembre 2016 http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/09/05/terra-dei-fuochi-la-tracciabilita-puo-salvare-il-made-in-italy/3014150/

Nessun commento: