mercoledì 3 agosto 2016

Roma annaspa tra i rifiuti mentre lo scontro prosegue a colpi di dossier La battaglia tra il presidente di Ama Fortini e l’assessora Muraro continua a forza di mail, interviste e audizioni alla Camera. In attesa del nuovo Ad, a togliere l'immondizia dalle strade ci penseranno i romani, andando in vacanza

di Luca Sappino http://espresso.repubblica.it/palazzo/2016/08/03/news/roma-annaspa-tra-i-rifiuti-mentre-lo-scontro-prosegue-a-colpi-di-dossier-1.279365?ref=HEF_RULLO
Capirci qualcosa, nella polemica sulla “monnezza” romana, è complicato. Perché l’assessora Paola Muraro e il presidente e amministratore dell’Ama, l’azienda dei rifiuti, il dimissionarioDaniele Fortini, stanno giocando una scivolosissima partita a colpi di dossier e contro dossier, con i rifiuti per strada che restano ormai sullo sfondo dello scontro. Ma sono lì, ancora in strada, seppur i turni straordinari messi in campo dall’Ama stiano migliorando un po’ la situazione. Il resto - è la speranza di Ama e, a questo punto, anche del Campidoglio che ancora non ha una sua soluzione, differente, per l’immediato - lo faranno le vacanze agostane, quando a cavallo di Ferragosto i rifiuti prodotti dai romani diminuiscono storicamente del 25 per cento.

Muraro e Fortini, nel mentre, si rimpallano l’accusa di aver cercato Manlio Cerroni, il re dei rifiuti romani, padrone della discarica - chiusa - di Malagrotta, e di aver tentato «un golpe». Dicono entrambi così, «un golpe» , senza pensarci troppo: Muraro l’ha scritto sul blog di Grillo, Fortini l’ha detto ad Agorà, Raitre. Per Muraro saremmo di fronte a un «fallito» golpe attuato dagli attuali vertici di Ama nel tentativo di cacciare lei e la sindaca Virginia Raggi; per Fortini il golpe sarebbe invece attuato da Muraro per cacciare lui - risultato in effetti ottenuto - e riportare in auge Cerroni, i cui affari - con la crescita della differenziata e la chiusura di Malagrotta - da un paio d’anni vanno effettivamente meno bene.


Muraro fa notare che proprio lei da consulente - ben pagata, extra - ha assistito Ama nel contenzioso aperto da Cerroni su Malagrotta, dove l’imprenditore, un tempo monopolista, voleva costruire un nuovo impianto, un inceneritore - progetto previsto dal piano rifiuti della Regione ma abbandonato da Ama e Comune. Voleva 900 milioni di euro, perché si prevedeva un contratto decennale con l’azienda capitolina, che avrebbe dovuto fornire combustibile per la nuova struttura, sotto forma di rifiuti indifferenziati: ma Cerroni ha perso quella contesa, e questo anche Fortini lo deve riconoscere.

Il racconto del presidente di Ama, però, resta un altro: Muraro era una super consulente, ha le sue responsabilità, e vuole rivolgersi nuovamente a Cerroni. «Mi sono dovuto opporre», dice Fortini, «quando l’assessore ha insistito per riattivare il tritovagliatore di Cerroni di Rocca Cencia», che avrebbe potuto effettivamente aiutare gli altri quattro impianti (due di Cerroni, due di proprietà) che lavorano i rifiuti indifferenziati, e che sono in sofferenza in queste settimane.

Ma l’impianto di Rocca Cencia è oggetto di diverse indagini della procura, ed è una struttura - a differenza delle altre quattro, Tmb - che non lavora a prezzo concordato dalla Regione e il cui servizio andrebbe quindi messo a gara. «Oppure il Comune con un’ordinanza potrebbe requisire l’impianto», continua Fortini, provocando, e nell’emergenza aggirare gli ostacoli burocratici. Solo che Muraro dice oggi di non voler più usare quell’impianto, anzi di non averlo mai voluto utilizzare. Dice così, in realtà, il deputato Stefano Vignaroli, membro della commissione parlamentare sulle Ecomafie e quindi uomo dei rifiuti nel Movimento. Vignaroli, che è il compagno di Paola Taverna e con Muraro collaborava da un paio d’anni, presentandola lui a Raggi, è l’uomo che ha organizzato nell’ufficio di un suo collaboratore (poi diventato assessore in un municipio di Roma) l’incontro con dirigenti di una ditta di Cerroni, la Colari, che tanti argomenti ha dato ai dem. «Quello su Rocca Cencia è stato un errore mediatico», dice Vignaroli a Ilario Lombardo, «noi siamo contro il tritovagliatore», aggiunge. E quindi durante il noto incontro in streaming con i vertici di Ama, semmai, «Muraro chiedeva a Fortini per quale motivo non volesse usare Rocca Cencia. Voleva per iscritto le sue ragioni». Dunque i due erano d’accordo: non si era capito.

Muraro deve in queste ore rimediare a una serie di errori mediatici, in realtà. Ed è quasi una fortuna che Tommaso Labate sul Corriere della Sera si sia accorto che le linee programmatiche di Virginia Raggi sono piene di copia e incolla, di intere frasi pescate da documenti congressuali di vecchi partiti, dei Verdi (con Pecoraro Scanio che difende però il Movimento), o dal documento conclusivo degli Stati generali dell’informazione, dall’Agenda digitale. Perché l’ennesima polemica sulla giunta 5 stelle allenta un po’ la pressione su Paola Muraro e permette di organizzare una resistenza. Sempre Vignaroli, ad esempio, fa sapere che uno dei possibili conflitti di interessi di Muraro con Ama, il compenso per un brevetto, non esiste. Ama avrebbe offerto 30mila euro, Muraro ne voleva 200mila: ma non è un problema perché - assicura Vignaroli - l’assessora «non chiede più quei soldi».

Quanto all’attività di consulenza, lunga dodici anni, è un merito per i grillini e non certo un conflitto, anche perché - e entriamo nel dossier di Muraro - l’assessora sta sventolando le mail con cui segnalava a Ama tutti i problemi degli impianti Tmb su cui doveva vigilare. Anzi, Vignaroli sostiene che tra le carte di Muraro ci siano anche delle mail che dimostrerebbero come fosse Fortini a volersi rivolgere a Cerroni. Il piano sull’emergenza che Fortini ha presentato al Comune, richiesto da Muraro, dice altro, ma non importa. Non importa neanche il fatto che, con la gestione Fortini e Marino, Roma, anche se ancora priva di propri e fondamentali impianti per il trattamento dei rifiuti differenziati, ha fatto gare e appalti per spedire fuori regione i rifiuti, lontani da Cerroni, in dieci altre regioni italiane e pure in alcuni Stati esteri. Dossier, contro dossier. Con la giunta Raggi che domani dovrebbe comunicare il nome del nuovo amministratore unico di Ama.

Durante la commissione parlamentare Fortini ha ripetuto le sue tesi, come racconta il senatore dem Francesco Scalia: «Il quadro che l'amministratore dell'azienda pubblica affidataria della gestione dei rifiuti romani ha tracciato è agghiacciante», dice, «Fortini ha parlato di un'azienda negli anni completamente asservita agli interessi del gruppo dell'avvocato Cerroni, con affidamenti diretti, senza gara e contratto, per milioni di euro e con una gestione finalizzata a rendere necessario il ricorso agli impianti del gruppo privato.

L'amministratore di Ama ha, inoltre, definito il tritovagliatore di Cerroni una truffa, realizzato in un luogo diverso da dove doveva essere realizzato», che era l’aria di Malagrotta, «proprio per lucrare prezzi di conferimento fissati al di fuori della tariffa concordata con la Regione ed assolutamente esorbitanti».

Difficile però che questa sia colpa di Muraro, diciamo, o di Raggi che quando Cerroni fioriva era una praticante avvocato. Ma non per il Pd, per cui le colpe sono di Alemanno, che ha governato cinque anni, seppur con la vetta di Parentopoli, e della consulente: «Dominus di questo sistema era Panzironi, uomo di fiducia del Sindaco Alemanno (arrestato nel procedimento per Mafia capitale e condannato a cinque anni per la parentopoli romana dei rifiuti)», continua Scalia, «mentre l'attuale assessore all'ambiente della giunta grillina di Roma, Paola Muraro, era consulente con posizione nell'azienda assai influente». Fortini però non è vero, come dicono i dem, che voleva cacciare Muraro, consulente, che per questo avrebbe preso di mira il presidente Ama.

Lo stesso Fortini ha invece ammesso di aver proposto a Muraro di entrare in azienda da dirigente. Muraro dunque ha cominciato a lavorare per Ama con Veltroni, ha continuato con Alemanno, è pure con Marino e Fortini. Solo adesso diventa responsabile del disastro?

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