mercoledì 31 agosto 2016

Greenpeace 3 buoni motivi per cui abbiamo bisogno di santuari marini

Il 26 Agosto il presidente americano Obama ha annunciato la creazione del più grande santuario marino del mondo al largo delle coste delle Hawaii, mentre in questi giorni i governi di tutto il mondo sono riuniti a New York presso la sede delle Nazioni Unite per sviluppare un nuovo accordo per salvare i nostri oceani. Ottime notizie per il nostro Pianeta Blu!
Due terzi della superficie dei nostri oceani si trovano al di fuori della giurisdizione degli Stati Nazionali, in quello che viene definito “alto mare", e quindi fuori da ogni regola per stabilire misure di tutela.  Senza reale protezione la maggior parte dei nostri oceani sono a rischio! http://www.greenpeace.org/italy/it/News1/blog/3-buoni-motivi-per-cui-abbiamo-bisogno-di-san/blog/57397/
Per fortuna, i governi sono intenzionati a cambiare questa situazione, il che significa che potremmo essere alla vigilia di una svolta importantissima per salvare i nostri mari.
Greenpeace da anni lotta per la creazione di santuari marini che possano proteggere aree particolarmente sensibili dei nostri oceani da ogni forma di sfruttamento: grandi aree in cui pesci, squali, tartarughe e altre forme di vita potranno essere libere di vivere in pace!
Dopo avere promosso per anni questo processo, Greenpeace è adesso presente a New York per assicurare che finalmente i governi di tutto il mondo facciano passi concreti per salvare i nostri oceani.
Ecco tre buone ragioni per le quali istituire santuari marini:

1. Più santuari nel mare = più vita!

Diversi studi hanno dimostrato che animali e piante che vivono all’interno di santuari (anche  conosciuti come “riserve marine” dove è vietata ogni attività estrattiva) possono quadruplicare la loro biomassa e aumentare notevolmente la loro taglia. I santuari inoltre,   possono servire come area di riproduzione per specie minacciate - come balene e tartarughe marine, e proteggono gli ecosistemi marini e la biodiversità che essi ospitano.

2. Più pesce (e soldi) nel mare! 

Gli scienziati hanno dimostrato che i santuari marini migliorano le economie locali. Un recente studio finanziato dal National Geographic ha rivelato che la presenza di santuari marini fornisce una spinta al turismo e porta benefici alle attività di pesca nelle aree circostanti.
I costi iniziali, necessari per lo sviluppo della riserva, possono essere compensati nei primi cinque anni.

Gli esempi recenti di PalauRegno UnitoCileNuova Zelanda e Stati Uniti sono unprecedente politico e dimostrano che è possibile vietare le attività estrattive (quali pesca, estrazioni minerarie e esplorazioni petrolifere) anche all’interno di vaste aree.
Istituire grandi santuari marini permetterebbe di raggiungere una più equa distribuzione delle risorse marine, da cui molti paesi costieri -tra cui i meno sviluppati del mondo- potrebbero trarre vantaggio.

3. Le riserve marine ci proteggono dagli effetti del cambiamento climatico

I santuari aumentano la capacità dei nostri mari di adattarsi agli impatti del cambiamento climatico e dell' acidificazione degli oceani. Oltre la metà del carbonio biologico presente a livello mondiale viene immagazinato dagli organismi marini viventi! Aree che proteggono mangrovie o praterie di posidonia, specie che assorbono carbonio, contribuiscono quindi a mitigare l’effetto del cambiamento climatico.

Il prossimo passo?

C’è ancora molto da fare nei prossimi anni per far si che un accordo per la definizione di aree protette in alto mare venga approvato a livello delle Nazioni Unite e assicurare che sia forte e vincolante come i nostri oceani hanno bisogno che sia.
Meno dell’uno per cento delle aree in “alto mare” è attualmente protetto. Ma gli scienziati dicono che abbiamo bisogno di tutelare il 30% o più dei nostri oceani attraverso una rete globale di santuari marini per fermare la perdita di biodiversità marina, ricostituire le nostre riserve di pesce e sviluppare resilienza ai cambiamenti climatici.
Come le stesse Nazioni Unite riconoscono è necessaria un’ azione globale urgente per proteggere gli oceani dalle numerose minacce che in questo momento si trovano a fronteggiare.
I Governi si sono già impegnati a proteggere il 10% di acque costiere e altre aree marine entro il 2020. L’attuazione di tali promesse sarebbe un importante primo passo nella giusta direzione.Purtroppo la maggior parte dei Paesi sono lontani dal raggiungere questo obiettivo.
Greenpeace lavorerà affinchè presso le Nazioni Unite si sviluppi un accordo che preveda regole chiare e stringenti per la creazione di santuari marini, che daranno ai nostri mari la protezione di cui hanno disperatamente bisogno.
Giorgia Monti
Responsabile campagna mare Greenpeace Italia

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