lunedì 1 agosto 2016

Bratti: «Rifiuti, il caso Roma in Parlamento Muraro chiarisca consulenze Ama»

di Lorenzo De Cicco
In Commissione Ecomafie ci sarà «un chiarimento sul ruolo di Paola Muraro», l'assessore all'Ambiente della giunta Raggi, che per 12 anni, da consulente di Ama, ha avuto il compito di supervisionare gli impianti ora finiti al centro di un'inchiesta della Procura di Roma. «È inevitabile che ci siano domande anche sul suo presunto conflitto d'interesse», dice Alessandro Bratti (Pd), presidente della Commissione bicamerale che indaga sui reati ambientali.

A Palazzo San Macuto, domani, sarà ascoltato Daniele Fortini, il presidente della municipalizzata da 8 mila dipendenti che si occupa dell'immondizia di Roma, entrato in rotta di collisione con la nuova amministrazione M5S.

Presidente Bratti, quando verrà ascoltata la sindaca Raggi? Si parlava di settembre...
«Forse anche prima, questa settimana. Il Movimento 5 stelle ci ha chiesto di sentire la Muraro insieme a Fortini, ma era una richiesta non accettabile. Non è possibile fare un'audizione congiunta. Se però l'assessore, insieme alla sindaca, volesse essere ascoltata prima della pausa estiva, allora già mercoledì nell'Ufficio di presidenza deliberemo una nuova seduta per giovedì o venerdì, così potranno chiarire».

Chiarire cosa? Si parlerà anche delle consulenze, da oltre 1 milione di euro, della Muraro con Ama?
«Sicuramente ci saranno delle domande che riguarderanno la questione. È inevitabile».
 
Lei che idea si è fatto? Il Pd ha chiesto le dimissioni dell'assessore.
«Credo che su questo aspetto ci sia un discorso di opportunità politica, non tanto di illecito ambientale. Poi la relazione di Fortini sarà importante per chiarire certi aspetti».

Verrà affrontato anche il possibile conflitto d'interesse della Muraro, prima consulente di Ama, con cui ha un contenzioso da 200 mila euro, e ora assessore all'Ambiente?
«Penso di sì, noi acquisiremo tutti gli elementi possibili. Partendo da quelle che sono le deposizioni formali. Quando la Muraro sarà in audizione, da parte dei commissari ci saranno sicuramente domande su questi aspetti. Le chiederemo anche il dossier che ha annunciato di voler presentare».

Nella Commissione che presiede è diventato un caso il ruolo di Stefano Vignaroli, vicepresidente dell'Ecomafie ma anche membro del direttorio M5S di Roma. Pd e Lega vorrebbero che si dimettesse. L'accusa, ancora una volta, è di avere un «conflitto d'interesse». Anche per lei sarebbe opportuno un passo indietro?
«Su questo, per il mio ruolo, non posso esprimermi. Dico solo una cosa: avere nell'organismo dei parlamentari che sono direttamente coinvolti nella gestione dei rifiuti di una città che è sotto la lente della Commissione, è sempre una questione molto delicata. Sono convinto che, se si indaga su un territorio, i parlamentari di quella regione non dovrebbero avere ruoli attivi».

L'opposizione ha presentato una lettera ai presidenti Grasso e Boldrini per rimuoverlo dall'incarico. È una strada tecnicamente percorribile?
«Io ricordo solo che la scorsa legislatura c'è stato un esponente del Pdl che ha avuto problemi con la giustizia proprio sul ciclo dei rifiuti e si è dimesso lui, da solo. Quasi tutti i gruppi ora stanno chiedendo un gesto di correttezza istituzionale anche a Vignaroli».

Dietro al business dei rifiuti a Roma, dice il presidente dell'Ama, c'è il rischio di «infiltrazioni della criminalità organizzata». È d'accordo?
«Voglio capire quali sono gli elementi specifici che ha in mano Fortini. In genere quando c'è un'emergenza ci sono sempre rischi malavitosi. Ma non significa in automatico che si tratti di un'associazione di stampo mafioso. Di sicuro bisogna evitare situazioni straordinarie, perché si corre il rischio di avallare appalti irregolari, senza procedure aperte».

Fortini ha chiesto alla Commissione di «innalzare il livello di guardia». Lo trova condivisibile, date le nuove inchieste giudiziarie?
«Prima di definire un piano operativo, vogliamo ascoltare l'audizione di Fortini. Da mesi siamo in contatto con i magistrati di Roma, con il procuratore capo Giuseppe Pignatone abbiamo già fatto un lavoro molto buono in Calabria. Gli impianti di Roma li monitoriamo da tempo. Nel 2014 abbiamo effettuato un'ispezione con i carabinieri per capire se la gestione fosse corretta. Nei verbali peraltro è citata la Muraro, che era la consulente per quelle strutture».

Potrebbero esserci nuove ispezioni quindi?
«Potremmo decidere di fare altre indagini dirette, anche se non vogliamo sovrapporci all'attività della magistratura. Ogni azione va concordata con la Procura. Una cosa è certa: su Roma abbiamo acceso un faro. Ora continueremo a scavare».

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Lunedì 1 Agosto 2016 - Ultimo aggiornamento: 08:41

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