lunedì 25 luglio 2016

Terra dei Fuochi, incidenza dei tumori all'11% sopra la media

Dall'amianto, alle polveri sottili, ai metalli pesanti, i sospetti cancerogeni possono essere presenti nell'ambiente. Ecco cosa indicano i dati dell'Istituto Superiore di Sanità e dell'Ispesl. Ma gli oncologi devono mantenere una posizione prudente. Carmine Pinto (presidente Aiom): "C'è necessità di una copertura di dati ancora più ampia e precisa e dobbiamo tener conto dei tempi di latenza". Tutti d'accordo sul rischio da amianto

Il Progetto Sentieri (Studio epidemiologico nazionale dei territori e degli insediamenti esposti a rischio da inquinamento), relativo all'insieme dei Siti di Interesse Nazionale per le bonifiche (44 siti di cui 23 serviti da Registri Tumori), fornisce analoghe stime dell'incidenza dei tumori (incremento del 9% fra gli uomini e del 7% fra le donne). Un eccesso di rischio, in entrambi i generi, è stato osservato per i tumori di stomaco, fegato, polmone e vescica, e della mammella fra le donne.

Dati impressionanti, ma che gli oncologi devono continuare a valutare con la massima prudenza: "Questi numeri vanno correlati agli strumenti e modalità di rilevazione ed al confronto con gli andamenti storici - spiega Carmine Pinto,presidente dell'Aiom (Associazione Italiana di Oncologia Medica) - . Per fare un'analisi approfondita sono necessari dei corretti denominatori, cioè bisogna implementare l'attività e quindi disporre dei dati dei Registri dei tumori che non sempre e storicamente coprono tutte queste aree. Ancora non ci sono dati certi sulla relazione di causa-effetto ed inoltre c'è da considerare che le patologie tumorali hanno cause multiple e tempi di latenza lunghi".

Eppure, rispetto a qualche anno fa, ora il ruolo dell'ambiente sembra essere più chiaro: "C'è una crescente evidenza che l'esposizione anche a dosi basse, specie in fasi cruciali dello sviluppo, è in grado di modificare l'assetto genetico intervenendo nel processo della cancerogenesi" spiega Patrizia Gentilini, oncologa dell'Isde, l'Associazione Internazionale dei Medici per l'Ambiente. Lo dimostra anche il fatto che utilizzando uno dei più diffusi motori di ricerca (PubMed), la digitazione delle parole chiave "environment, cancer" ha prodotto (a luglio 2016) circa 68mila voci. Segno che il tema è tra i più indagati.

Amianto. E' forse il fattore di rischio ambientale più studiato: "Dell'amianto sono ormai certe le correlazioni con patologie tumorali come il mesotelioma pleurico, uno dei tumori più mortali di cui si verificano 1200 casi l'anno che si concentrano in alcune aree del paese -  spiega Pinto -  .Recentemente l'Agency for Research on Cancer ha definito l'amianto agente cancerogeno certo, oltre che per la pleura, anche per il polmone, la laringe, l'ovaio, il peritoneo, il pericardio, la tunica vaginale del testicolo e, seppur con evidenza limitata, per il colon-retto e lo stomaco" prosegue l'esperto. Il problema è che questi rischi vanno ben oltre a pregresse esposizioni professionali e si allargano a tutta la popolazione perché l'amianto per le sue caratteristiche (resistenza meccanica, al calore ed agli agenti chimici, flessibilità e isolamento acustico) è stato utilizzato in numerosi settori per cui è ancora diffusamente presente in edifici pubblici, industriali e privati. Infatti, pur essendo bandito dal 1992, i suoi effetti continuano a farsi sentire. Dai dati dell'Istituto Superiore per la Prevenzione e la Sicurezza del Lavoro (ISPESL) emerge che solo il 42.6 dei casi di mesotelioma maligno sarebbe dovuto ad esposizione professionale certa, il 10.8% ad esposizione professionale probabile, il 14% ad esposizione professionale possibile e ben il 32.5% ad altre cause. "L'amianto è un problema  ambientale perché continua a restare nell'ambiente ed è impossibile prevedere, con le attuali risorse e strategie di bonifica,  quando e se riusciremo ad eliminarlo del tutto anche perché tra l'esposizione all'amianto e la comparsa di tumore c'è un periodo di latenza che è di 20-40 anni" conclude Pinto.

L'inquinamento industriale. L'industrializzazione della nostra economia ha un altro ruolo predominante. "I metalli, per esempio, sono associati a diversi altri tipi di patologie oncologiche: cromo e nichel sono legati all'insorgere di tumori a polmoni, naso e faringe; mentre l'arsenico è correlato alla diagnosi di tumori a polmone, vescica, pelle" spiega Gentilini. Gli studi condotti sulle popolazioni residenti nei pressi di centrali a carbone, responsabili dell'emissione in atmosfera di polveri sottili, benzoapirene, benzene, metalli pesanti, diossine e isotopi radioattivi, hanno dimostrato un aumento dell'incidenza di tumori di laringe, polmoni e vescica. E non va meglio nel caso degli inceneritori, causa di emissioni di particolato, metalli pesanti, diossine, composti organici volatili, ossidi di azoto e zolfo, ozono. Per non parlare dei PCB, i policlorobifenili usati in Italia nell'industria chimica fino agli anni '80, ma ancora persistenti nell'ambiente, associati all'insorgenza del cancro al fegato e alle vie biliari.

http://www.repubblica.it/oncologia/prevenzione/2016/07/11/news/tumori_e_ambiente_esiste_una_correlazione_-143843611/?ref=HRLV-26

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