lunedì 25 aprile 2016

petrolio Genova Impianto vecchio, allarme tardivo e numeri sbagliati La magistratura al lavoro per capire se le misure d’emergenza dell’azienda sono scattate subito

La sicurezza
I protocolli di allerta
della società non
sarebbero ancora
stati aggiornati
Questione irrisolta
L’incidente ripropone
l’antico problema di
avere una raffineria
troppo vicina alla città
Ferruccio Sansa
Dopo sei giorni finalmente
si muovono
le navi anti-inquinamento.
Erano le
19:26 di domenica scorsa -
con il referendum sulle trivellazioni
petrolifere in pieno
svolgimento - quando nella
raffineria genovese della Iplom
si è verificata una fuoriuscita:
circa 600 mila litri di
greggio escono dai tubi che
dal porto raggiungono l’impianto
e si riversano nel torrente
Fegino, quindi nel Polcevera.
Cinquantamila litri
raggiungono il mare. Soltanto
ieri la decisione: viene dichiarato
lo “stato di emergenza
locale”. Quindi il ministero
dell’Ambiente può inviare
le navi per ripulire il
mare.
Ma perché si è atteso tanto
e come è stata affrontata l’emergenza
della Iplom di Genova?
I TEMPI DELL’ALLARMEÈ uno
dei punti dell’inchiesta. Bisogna
capire se le misure si emergenza
siano scattate rapidamente.
E nel migliore dei
modi. Erano dunque le 19:26
di domenica scorsa quando i
computer della Iplom hanno
registrato un calo di pressione
nelle tubature che scaricavano
il petrolio dalla nave
maltese Sea Dance nel porto
di Genova. L’azienda sostiene
di “aver reagito con tempestività
e nel minor tempo
po ssi bil e”. Ora i magistrati
dovranno verificare se questa
versione sia compatibile
con il fatto che dalle tubature
sono fuoriuscite ben 600 tonnellate
di petrolio (600 mila
litri). Se l’allarme è stato dato
subito, perché è uscito tanto
greggio?
LO STATO DEGLI IMPIANTI
Mancavano appena 43 giorni
alla revisione completa della
tubatura dell’oleodotto che
si è rotta lasciando fuoriuscire
il petrolio. Insomma, l’im -
pianto non è nuovo, ma i termini
di legge - cinque anni

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