mercoledì 27 aprile 2016

Greenpeace, mega progetto di 40 dighe minaccia l'Amazzonia Rischio inondazione per foresta e villaggi

Una gigantesca diga sul fiume Tapajos, realizzata dalle principali compagnie energetiche europee ma non da Enel, minaccia l'Amazzonia. L'allarme arriva dal rapporto "Amazzonia sbarrata" di Greenpeace, in cui si fa luce su un mega progetto di oltre 40 dighe che porterebbe all'allagamento di un'estesa area della foresta amazzonica, all'inondazione di villaggi e territori sacri per gli indigeni Munduruku e all'evacuazione delle popolazioni locali.

Il fiume Tapajos, un affluente del Rio delle Amazzoni lungo 800 chilometri rimasto finora libero da tali progetti, garantisce la vita di 14.500 indigeni, di una numerosa popolazione locale e di una quantità inestimabile di specie animali e vegetali, sottolinea Greenpeace.

L'associazione ambientalista denuncia inoltre l'impatto che tutto questo avrà sull'ambiente, inclusi i cambiamenti climatici. I progetti, che implicano l'allagamento di estese aree forestali e il conseguente degrado di ingenti quantità di sostanza organica, provocano il rilascio di metano, un gas serra molto più potente della CO2. Il 40% della nuova capacità elettrica proposta, aggiunge Greenpeace, non sarebbe necessaria se il governo decidesse di optare per l'efficienza energetica.

"L'alternativa migliore al megaprogetto idroelettrico sul fiume Tapajós sarebbe una combinazione di eolico, solare e biomasse".

A realizzare il progetto sarebbe il consorzio "Grupo de Estudios", da cui si è ritirata Endesa Brasile, acquisita da Enel. La compagnia italiana ha dichiarato a Greenpeace di aver "comunicato ufficialmente al ministero brasiliano dell'Energia che non è interessata a investire nella regione del Tapajos".
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