venerdì 4 marzo 2016

FIAMMATE E CATTIVI ODORI "Resto in Val d'Agri, anche se qui si muore" Il toccante racconto di uno studente, l'ennesima giovane vita spezzata

http://basilicata.basilicata24.it/lopinione/interventi-commenti/resto-val-dagri-muore-20010.php
Venerdì 26 febbraio 2016. Sono le 18 del pomeriggio. Esco di casa e guardo lì, verso il centro di estrazione del petrolio di Viggiano, il cosiddetto Cova. Abbiamo sentito al telegiornale che in questi giorni ci sarebbe stato un lavoro di manutenzione per renderlo più sicuro e che si sarebbero potute verificare delle fiammate. Dieci giorni fa abbiamo sentito dei rumori assordanti provenienti da lì e il sindaco ha chiarito che, grazie alle concessioni della Regione Basilicata, per un mese l’Eni ha potuto superare i limiti di emissioni senza incorrere in sanzioni. Mentre penso a questo vedo davanti a me una forte luce, come se qualcuno mi avesse puntato negli occhi mille torce. Proviene da lì, ecco la fiammata preannunciata! Ricevo una telefonata da Paterno: la fiammata si vede a chilometri di distanza! Ci hanno avvisati, è vero, ma cosa sta accadendo lì? A nessuno è stato spiegato perché sia necessario tutto questo per una manutenzione, né quali reazioni chimiche stiano avvenendo o quali sostanze vengano emesse. Passiamo la cena in silenzio pensando che magari vivere qui non sia più così sicuro, ma non potevamo proprio saperlo quando abbiamo acquistato la nostra casa qui. Vado a dormire cercando di non pensarci.
Sabato 27 febbraio. E’ mattina. Mi viene a trovare mio fratello da Villa d’Agri. E’ sconvolto, mi dice che in paese si sente una forte puzza di zolfo e nessuno sa che cosa sia accaduto all’interno del Cova. Nel frattempo mi informa che i suoi vicini di casa si trasferiscono e vanno al nord. Nel suo paese è morto oggi il suo giovane amico ed è l’ennesimo caso di morte per tumore. Mio fratello piange, mi abbraccia e mi dice: “Io da qui non me ne vado. Qui ho la mia casa, i miei terreni, i miei amici! Resto qua nonostante la paura, perché è inutile girarci intorno: qua si muore di tumore!” Questa storia comune ci dimostra l’insostenibilità di un modello produttivo basato sulle fonti fossili, che danneggiano il territorio e la salute delle persone, impedendo la decisione democratica delle popolazioni sulle proprie vite. Quello che vogliamo è un modello che ponga al centro la tutela delle persone e dell’ecosistema tutto. Quello che vogliamo è un modello di sviluppo e non di scellerato sfruttamento delle risorse naturali per il profitto di pochi.

Giorgio Griesi
Ven, 04/03/2016 - 16:38

Nessun commento: