venerdì 26 febbraio 2016

Il Ministero della Salute rifiuta di salvare la cavalla Csinska

Basterebbe per una volta applicare una deroga, come quelle che di continuo si concedono a chi commercia la vita degli animali, per salvare invece la cavalla Csinszka e la serenità dei coniugi ungheresi Tamás Roland Ale e Viktória Nagy: ma a tutt’ora il Ministero della Salute non dà segno di volerla concedere.
Benché in perfetta salute, Csinska è risultata sieropositiva all’Aie (anemia infettiva equina) e la legislazione ungherese richiede l’abbattimento dell’animale. Quella italiana no, data la modestissima percentuale di positività riscontrata attraverso controlli a tappeto, ripristinati da noi nel decennio scorso (e ora allentati) solo perché nel 2006 uno stabilimento nostrano commerciò plasma infetto, rendendoci impopolari sul piano comunitario. Si stabilì quindi la facoltà di mantenere in vita gli animali, seppure in condizioni di parziale isolamento e sotto controllo sanitario.
Disperati all’idea di uccidere una cavalla amatissima che non presenta alcun segno di malattia, i proprietari ungheresi si sono dunque rivolti a IHP-Italian horse protection onlus, che in dieci anni, nel proprio Centro autorizzato, ha aperto le porte a otto esemplari sieropositivi e, anch'essi, in ottima salute. Ma alla richiesta di trasferimento per Csinska formulata dalle autorità sanitarie ungheresi, con un documento del 1 febbraio a firma di Silvio Borrello, direttore generale della Sanità animale e del farmaco veterinario (impossibile, da martedì 16 febbraio a oggi, ottenere un’intervista nel merito), l’istituzione italiana nega il consenso.
“E’ una questione di volontà politica” dice Sonny Richichi, presidente di IHP “da parte di un Ministero che in materia di Aie ha preso decisioni, da noi sempre sostenute, all’avanguardia rispetto ad altri stati membri, e pure di successo, visto che non hanno causato alcun incremento della malattia.  Dal punto di vista normativo il Ministero ha oggi piena facoltà di scegliere per la salvezza di Csinska. La Direttiva 156 del 30 novembre 2009, che regolamenta gli scambi intracomunitari di cavalli, lascia spazio a deroghe che allo stato attuale sono utilizzate solo per l’avvio dei cavalli alla macellazione o per spostamenti da e per gli ippodromi”.
Prosegue Richichi: “Dal punto di vista del merito, se gli obiettivi sono la tutela della salute umana e il benessere animale, un Ministero della Salute non può ignorare evidenze scientifiche, ovvero un’incidenza irrilevante delle positività, ratificate dai propri stessi progetti di studio, a conclusione di  un piano di controllo durato sette anni, e confermate da esperti internazionali.
“Com’è possibile che per gli animali l’Europa unita e la libera circolazione funzionino solo quando si tratta di sfruttare o uccidere?” protesta Nicole Berlusconi, presidente di Progetto Islander. “Un viaggio in van da Budapest al Centro IHP non presenta alcun rischio di contagio, né si può temere di dare il via a una valanga di richieste analoghe” prosegue. “Purtroppo i proprietari disposti a sobbarcarsi oneri e difficoltà per salvare gli equidi sieropositivi sono pochissimi, e lo scarso affollamento del Centro lo dimostra. Chiediamo dunque al Ministero di tornare con urgenza sui propri passi”.
Le ore a disposizione per la salvezza di Csinska sono molto poche. Già la settimana scorsa i veterinari della sanità pubblica ungherese si sono presentati in scuderia per procedere con l’abbattimento, ma di fronte alla costernazione di Tamàs e Viktoria, pronti a tutto pur di salvare la loro amica, hanno acconsentito a una proroga fino al 27 febbraio, ultimo giorno di quarantena previsto dalla legge.
@margdam
margdam@margheritadamico.it http://richiamo-della-foresta.blogautore.repubblica.it/2016/02/25/il-ministero-della-salute-rifiuta-di-salvare-csinska/?ref=HRLV-17

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