lunedì 30 novembre 2015

I passi per l'accordo sul clima, dalla bozza al voto Documento Onu deve essere vincolante con target di 2 gradi

di Tommaso Tetro
La Cop 21 sarà decisiva per le sorti del Pianeta. Il vertice delle Nazioni Unite ha infatti nel suo destino la necessità di chiudere l'accordo globale sul clima, con la riduzione delle emissioni di gas serra, per raggiungere l'obiettivo principe: mantenere l'aumento medio della temperatura globale entro i due gradi centigradi. La bozza di partenza dell'accordo è di 54 pagine. E' la base dei negoziati. 

Il pacchetto ha due componenti principali: l'architettura dell'accordo vero e proprio (agreement) e gli strumenti operativi, cioè le decisioni indirettamente vincolanti. Uno dei nodi da sciogliere è capire cosa andrà nell'uno e che cosa nell'altro; il ponte di collegamento sarà il processo di governance. 
- LA STRUTTURA. L'aspetto 'legalmente vincolante' non deve avere la dimensione di un trattato ma deve essere un 'executive agreement' per evitare che gli Stati Uniti passino per un voto interno, che incontrerebbe l'opposizione dei repubblicani. Fondamentale che in questa parte del documento ci siano tre concetti: un meccanismo di revisione al rialzo (riduzione delle emissioni, adattamento, finanziamenti in aiuti ai Paesi poveri); visione di lungo periodo in base agli obiettivi globali; trasparenza, monitoraggio, verifiche, sistema di regole precise per l'applicazione degli impegni. 
- I NODI. La richiesta da parte di un Forum di 43 Paesi (comunità e Paesi vulnerabili, tra cui le piccole isole) di innalzare l'obiettivo, portando il contenimento della temperatura media globale a 1,5 gradi; il principio delle responsabilità comuni ma differenziate, ovvero la misurazione dell'equità del contributo di ogni singola nazione; il concetto di responsabilità storica dei Paesi avanzati rispetto alla crisi ambientale che dovrebbe lasciare spazio al meccanismo di compensazione attraverso gli aiuti finanziari e la cooperazione (100 miliardi all'anno al 2020). 
- I NEGOZIATI. La seconda settimana è strategica per il successo: secondo il programma il documento completo deve esser pronto mercoledì; gli sherpa avranno poi poco meno di 48 ore per mettere a punto la 'finalizzazione giuridico-linguistica', fino a venerdì quando il testo deve essere pronto per l'approvazione. Da Parigi dovrebbe uscire però un accordo più che un trattato, secondo quanto ha annunciato il ministro degli Esteri francese, Laurent Fabius alla vigilia del vertice, in quella che è una concessione alle richieste Usa (in caso di trattato Obama dovrebbe infatti sottoporlo al voto del Congresso). "Ma alcune delle clausole saranno comunque legalmente vincolanti, non stiamo facendo letteratura", ha sottolineato.
- IL VOTO. Si cerca di arrivare a una decisione all'unanimità. Ma si vota per consenso, che spesso viene inteso per unanimità; in realtà si fa riferimento alla 'stragrande maggioranza'. La decisione alla Cop si considera definitiva quando il presidente batte il 'martelletto' per tre volte, cosa che è lasciata ad una valutazione perlopiù politica. 
- L'APPLICAZIONE. L'accordo, come già deciso alla Cop di Durban in Sud Africa nel 2011, va firmato nel 2015. Il periodo della sua applicazione va dal primo gennaio 2021 al 31 dicembre 2025. E un primo check-up andrebbe fatto al 2018-2019. Gli obiettivi a lungo termine che sono in gioco parlano del 100% di riduzione delle emissioni al 2070 o al 2100, o di carbon neutrality al 2100.
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