Nulla si sa, per ora, sul contenuto dei fusti, impastati da unamelma scura e oleosa, densa di sostanze che ora sono sotto la lente dei tecnici dell’Arpal, l’Agenzia regionale per l’ambiente. Il Corpo forestale ha impiegato per le indagini un magnetometro in grado di rilevare masse metalliche e una squadra rilevamenti, dotata di laboratorio mobile. A dar manforte al nucleo di La Spezia sono arrivati da Roma anche gli uomini del Nicaf, il nucleo centrale di polizia ambientale. “Là sotto c’è di tutto”, fanno sapere fonti investigative che hanno seguito da vicino gli scavi. I primi rifiuti erano già emersi nel giugno del 2014, quando sotto al bosco vicino aPagliari erano stati trovati residui di idrocarburi e alcuni sacchi con la scritta “Esercito italiano”, insieme a frammenti di bidoni triturati.
La collina di Pitelli, inserita dal 2000 nell’elenco dei Siti inquinati d’interesse nazionale, nel 2013 era stata “declassata” a Sito di interesse regionale (insieme ad altri 17 Sin) con un decreto firmato dall’allora ministro dell’Ambiente Corrado Clini. I fantasmi del passato sono un’eredità pesante per la città di La Spezia. Tanto che il sindaco, Massimo Federici, di fronte alla Commissione parlamentare sui rifiuti nel gennaio 2015 aveva chiesto di “mettere la parola fine” alla vicenda dei rifiuti di Pitelli: “Non sappiamo mai se ci si trova di fronte a delle leggende metropolitane e a delle voci messe in giro ad arte – ha dichiarato il sindaco Federici – Sottoporre un territorio per 30, 40 anni a una vicenda di questo tipo credo sia una crudeltà sociale e politica insopportabile”. Ma i fusti riemersi oggi dal terreno potrebbero essere solo la punta di un iceberg. http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/10/02/rifiuti-tossici-a-la-spezia-scoperti-14-fusti-interrati-vicino-a-campo-da-calcio/2090555/