sabato 24 ottobre 2015

centrale nucleare Il cancro alla tiroide colpisce ancora i “bambini di Chernobyl"

Il cancro alla tiroide colpisce ancora i “bambini di Chernobyl"
Traduzione di ProgettoHumus da http://www.medpagetoday.com

Il permanere della radioattività fa in modo che la presenza di questa patologia si protragga oltre i 30 anni dall’incidente
LAKE BUENA VISTA – Florida:  Il permanere di casi  differenti  di carcinoma tiroideo, indotto dalla radioattività, sembra che possa durare anche oltre tre decenni dall’incidente nucleare alla centrale di Chernobyl. Lo stabilisce uno studio svoltosi da ricercatori in Ucraina che sottolinea ancora il “peso” delle conseguenze di questa catastrofe atomica. 

“Quei bambini esposti a radiazioni nel 1986 sono ancora sottoposti ad un alto rischio di contrarre patologie “maligne” ed hanno bisogno di continua osservazione”, dice il dottore Sergiy Cherenko, del Centro Scientifico e Pratico di Endocrinochirurgia di Kiev.

Nel suo discorso al Congresso Internazionale della Tiroide, Cherenko ha detto che la comunità medica ha atteso con proccupazione il periodo di 10-15 anni successivi all’incidente di Chernobyl in quanto si prevedeva un picco di casi di cancro alla tiroide, in particolare tra i bambini nati tra il 1982 ed il 1986.
Ma quando con i suoi colleghi ha esaminato i casi verificatisi dopo quel periodo, non ha rilevato alcun declino nella percentuale di incidenza del cancro alla tiroide provocato dalle radiazioni nelle persone che erano bambini al tempo dell’incidente.

“Abbiamo esaminato separatamente le fasce di età e le peculiarità cliniche del cancro alla tiroide nei pazienti che al momento della catastrofe di Chernobyl avevano 17 anni  (nati nel 1969) ed i bambini nati tra il periodo 1982-1986 che presentavano diverse tipologie di cancro alla tiroide e che sono stati operati tutti nell’Ospedale Nazionale di Chirurgia Endocrinologa a partire dal 2000”, ha dichiarato Cherenko. “Sorprendentemente la quota di pazienti affetti da cancro alla tiroide ed operati chirurgicamente che erano in giovane età al momento del disastro non si riduce anche dopo 30 anni dall’incidente”, continua Cherenko. Nel gruppo dei pazienti under 17, composto dal 24,9% di tutti quelli operati di carcinomi tiroidei, tra il periodo 2000-2014; i bambini più piccoli rappresentano il 6.2% del gruppo.

Negli anni tra il 2000 ed il 2004 l’incidenza di cancro alla tiroide operato fra gli individui nati tra il 1968 ed il 1986 è stata del 16.2% e quella di coloro nati tra il 1982 ed il 1986 del 3.3%. Cinque anni dopo (2005-2009), l’incidenza della patologia sull’intero gruppo è passata al 21.4%. Nel periodo 2010-2014 ha raggiunto il  29.8% con una percentuale pari a 7.9% di quello operato nei bambini.

Cherenko ha detto che un solo bambino, tra quelli inclusi nelle sue statistiche, era più giovane di 5 anni e non era stato esposto al fallout di Chernobyl.

“Non mi sorprende che la latenza del cancro alla tiroide, indotto dalle radiazioni, continua a permanere anche dopo 30 anni dal disastro di Chernobyl. Se la tiroide ha la capacità di assorbire la radioattività, questo rischio ci sarà sempre”, dice Mario Silva, professore di Endocrinologia presso l’Università degli Studi di Milano, in un’intervista rilasciata a MedPageToday. Cherenko afferma che l’influenza della radioattività di Chernobyl sui tumori alla tiroide è ormai una questione consolidata, soprattutto per i bambini e gli adolescenti che hanno vissuto in Ucraina e nelle zone contaminat  al momento del disastro.
I carcinomi dei “bambini di Chernobyl” sono stati definiti come quelli aventi “breve latenza”, multifocalità, di tipo papillare e con diffusione ai linfonodi.
Secondo lui, su molti soggetti il cancro è stato diagnostico quando questo era già in fase avanzata. Circa il 29% dei pazienti infatti aveva già un coinvolgimento linfonodale al momento della diagnosi e circa il 30% ha avuto “un’invasione tumorale” extra-tiroidea.
Cherenko critica la politica sanitaria attuata durante i giorni successivi all’esplosione di Chernobyl, in particolare in Ucraina e nei paesi limitrofi.
Egli sottolinea chei bambini delle scuole hanno marciato per le strade di Kiev in occasione della festa del primo maggio, pochi giorni dopo il disastro ed erano completamente esposti alle radiazioni in atmosfera.

Dove sono state attuate politiche di profilassi, come in Polonia dove vennero somministrate compresse di iodio a 10 milioni di bambini ed 8 milioni di adulti, il numero di patologie tumorali legate a Chernobyl é stato di gran lunga inferiore rispetto ai paesi immediatamente colpiti.
Silva, da parte sua, ha sottolineato che, in quel periodo, il gesto dei sanitari polacchi fu eroico, in quanto “strapparono” ai militari, il controllo delle pastiglie di iodio che dovevano essere utilizzate solo in caso di attacco nucleare.
N.B= I professori Cherenko e Silva hanno dichiarato di non avere alcun legame con “l’industria farmaceutica”.http://www.progettohumus.it/public/forum/index.php?topic=2309

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