venerdì 24 luglio 2015

Sberla del governo (Matteo Renzi e pd) ai pm: sì al salva-azienda (con fiducia). Sul sequestro tutto da rifare

O b i e t t i vo : aggirare lo stop della Procura dopo l’incidente che costò la vita a un operaio O b i e t t i vo : aggirare lo stop della Procura dopo l’incidente che costò la vita a un operaio
» CARLO DI FOGGIA N ell’intricata saga che la retorica tramanda come “lo scontro Ilva-magistrati” il lavoro sporco della politica è anche far perdere tempo. IL VIA LIBERA della Camera all’ottavo provvedimento salva-Ilva arriverà oggi (ieri è toccato alla fiducia) e spedirà il dl fallimenti al Senato. Nel testo, il governo ha infilato l’articolo tre del decreto del 4 luglio scorso, quello che consente all’impresa la facoltà d’uso dell’altoforno (Afo) 2, sequestrato dai pm tarantini dopo che l’8 giugno scorso una colata di ghisa incandescente ha investito l’operaio Alessandro Morricella, morto dopo giorni di agonia. Giova ricordare la genesi dell’ultimo pastrocchio giuridico. Il decreto – da cui è stato espunto l’ar - ticolo – prevede che l’attività dello stabilimento possa proseguire fino a 12 mesi dal sequestro a patto che l’azienda presenti - entro 30 giorni - un piano con gli interventi, “anche provvisori”, per tutelare la sicurezza dei lavoratori. Forte della misura, l’Ilva ha chiesto al Giudice per le indagini preliminari l’uso dell’Afo 2. Il Gip Martino Rosati ha gelato tutti inviando il decreto alla Corte costituzionale. Per Rosati, viola sei articoli della Carta e interviene su un impi anto “sprovvisto dei più elementari dispositivi per la p ro t ez i on e d e ll ’i n co l u mi t à dei lavoratori”: serve solo a “ne ut r al i zz ar e gli effetti del seq u es t r o”. E poi c’è un punto cruciale per una struttura dove molte operazioni si fanno ancora manualmente (“non escludiamo l’errore umano”, dicono i commissari): il piano verrebbe trasmesso agli attori pubblici competenti (Vigili del fuoco, Inail e Asl), senza che questi possano “incidere nella sua elaborazione”. Se lo scriverebbe l’Ilva da sola. L’azienda ha risposto che così si chiude. A produrre l’ac - ciaio resta solo l’Afo4. L’Afo 1 è fermo da dicembre 2012 e il 5 è inattivo da tre mesi per adempiere alle prescrizioni dall’Autorizzazione integrata ambientale (Aia). Per i tecnici c’è un problema di sicurezza. Il riciclo dei gas degli Afo, infatti, è utilizzato per alimentare altri impianti: uno solo non basta a tenere in vita tutte le strutture. Il colosso ha così fatto orecchie da mercante, costringendo i pm a spedire i carabinieri in acciaieria: i militari hanno denunciato 19 operai, scatenando la reazione dei sindacati: “È stata una decisione dell’azienda”. Lunedì, il custode giudiziario ha chiesto il fermo immediato dell’Afo 2 ed entro oggi l’Ilva dovrà presentare il cronoprogramma per lo spegnimento. IL GOVERNO è intervenuto a gamba tesa inserendo il salva Ilva nel dl fallimenti e chiesto la fiducia, assicurandosi così un’approvazione rapida. I vertici dell’azienda hanno sperato fino all’ultimo in un emendamento ad hoc che consentisse di utilizzare l’Afo 2 in attesa della Consulta, ma l’ef - fetto è lo stesso: una volta convertito in legge, il testo non è più quello inviato alla Corte costituzionale. L’azienda potrà così avanzare una nuova richiesta al Gip. Che difficilmente non ripeterà quanto già fatto, visto che il contenuto è lo stesso. La linea che filtra dalla Procura, infatti, non cambia: l’altoforno va spento e messo in sicurezza. Poco importa, si è guadagnato tempo: il primo agosto sarà infatti riacceso l’Afo 1, e il problema è risolto. È l’altra faccia della saga a suon di regali e omissioni dei decreti “salva Ilva”. Dopo Stefania Prestigiacomo che alzò i limiti per il Benzo(a)pirene (su cui l’Ilva rischiava lo stop d al l ’Arpa), Mario Monti che riaprì la fabbrica contro la decisione della magistratura di Taranto, Enrico Letta che estromise i Riva dalla proprietà, Matteo Renzi ha stabilito che l’Ilva può produrre senza rispettare per intero le prescrizioni del Ministero dell’Ambiente (ieri i commissari lo hanno ammesso: entro fine mese l’80% sarà fatto, ma non la copertura dei parchi minerari, quelli da cui si sollevano le polveri che spargono la morte nel quartiere Tamburi) e che i vertici godono de ll’immunità penale. Ora, come nel 2012, i magistrati chiedono l’intervento della Consulta. Allora diede il via libera. Stavolta non serve. © RIPRODUZIONE RISERVATA  il fatto quotidiano 24 luglio 2015

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