mercoledì 24 giugno 2015

LATINA, SUL SITO NAZIONALE L'ISPRA SI ESPRIMERÀ ENTRO IL 10 LUGLIONucleare, ancora in piedi l'incubo delle scorie e di una nuova servitù

Latina dovrà avere a che fare con la centrale per altri 22 anni, con un deposito che è dieci volte più grande di quello necessario per il territorio. E resta alto l'allarme sui tumori alla tiroide

na centrale nucleare che alimenta le paure di una comunità tra studi, annunci e molte contraddizioni. L'impianto di borgo Sabotino fu il primo ad entrare in funzione in Italia, nel 1963. Fu spento a seguito del referendum del 1987, anche per sopraggiunti limiti di età.
IL TEMA NON AFFRONTATO IN CONSIGLIO. E ogni volta che oggi si parla della realizzazione del deposito nazionale delle scorie e dei rifiuti nucleari o si fa un piccolo passo verso di esso, nel nostro territorio si riaccende il dibattito sul nucleare, le servitù e il fermo no della popolazione a qualsiasi ipotesi che preveda da noi uno stoccaggio delle scorie radioattive provenienti da altre centrali. Oggi i rifiuti radioattivi in Italia sono distribuiti in 23 depositi e non è stato ancora individuato il luogo dove smaltirli. Il tema doveva essere all’attenzione anche di un consiglio comunale che aveva chiesto l’ex maggioranza di Di Giorgi ma che poi non fu trattato per la complessità degli altri punti inseriti, tra cui la discarica di Montello.
IL MAXI DEPOSITO CHE FA PAURA. A Latina è già stato recentemente inaugurato un deposito temporaneo per le scorie. E in occasione della visita di una delegazione di parlamentari alla centrale nucleare quasi un anno fa, l’amministratore delegato di Sogin, Riccardo Casale, aveva spiegato che la riduzione dell’impianto di Latina è fissata al 2021, mentre l’eliminazione del reattore nucleare richiede altri 15 anni. Dunque, Latina dovrà avere a che fare con la centrale nucleare per altri 22 anni, con un deposito che è dieci volte più grande rispetto alle scorie prodotte dal territorio. Un dato che non rassicura perché è proprio la fase transitoria ad essere la più pericolosa facendo prefigurare l’ipotesi di una accoglienza all’esterno verso rifiuti di provenienza non territoriale. Senza contare i cospicui benefit economici annui per i territori ospitanti.  Lo ha fatto notare recentemente anche l’esponente del Partito democratico Marco Fioravante sostenendo che non sia da escludere in toto l'ipotesi che dovendo allocare in modo "provvisorio" qualcosa si possa stoccare tutto quello che rientrerà da fuori.
DEPOSITO NAZIONALE, I CRITERI DI ESCLUSIONE. Intanto la Sogin, la società di Stato incaricata dello smantellamento delle centrali nucleari e della gestione dei rifiuti radioattivi, ha consegnato all'Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) la mappa aggiornata dei siti potenzialmente idonei per la costruzione del deposito nazionale nucleare e il Parco tecnologico. L’Ispra, dopo le sue osservazioni, dovrà esprimersi entro il 10 luglio .I tecnici devono verificare il rispetto della Guida tecnica per la localizzazione (pubblicata nel giugno 2014) che prevede quindici criteri di esclusione delle aree su cui potrà essere costruito il deposito all’interno di un Parco tecnologico, deposito che non sarà pronto prima del 2022. Escluse aree vulcaniche, localita' a 700 metri sul livello del mare o ad una distanza inferiore a 5 chilometri dalla costa, a sismicità elevata, a rischio frane o inondazioni e le 'fasce fluviali', dove c'è una pendenza maggiore del 10%. No anche ad aree naturali protette, che non siano ad adeguata distanza dai centri abitati, quelle a distanza inferiore di un chilometro da autostrade e strade extraurbane principali e ferrovie. Il criterio della non vicinanza al mare potrebbe giocare a favore di Latina perché basterebbe un criterio mancante perché il sito venga scartato automaticamente, almeno sulla carta. Anche il senatore Moscardelli recentemente aveva recentemente riferito di un colloqui con Casale che sembrava fugare i dubbi in quanto i parametri indicati per individuare i possibili siti escludono Latina. La politica ha più volte ribadito con forza il no ad una servitù per un territorio che è già stato penalizzato e che non può sottostarne a nuove che ne affossino le potenzialità di crescita.
ALLERTA PER I TUMORI ALLA TIROIDE. Sul fronte dei rischi concreti per la salute in verità l’ultimo studio che parla di incidenza di tumori e mortalità nella coorte dei residenti in prossimità delle centrali nucleari italiane di Borgo Sabotino e del Garigliano si ferma alle analisi sino al 2006. In letteratura, i tumori del tessuto linfoematopoietico, dell’encefalo, della tiroide, della mammella e del polmone sono stati associati all’esposizione a radiazioni ionizzanti, ma le evidenze della relazione tra residenza in prossimità di impianti nucleari e tumori sono ancora controverse. Nello studio l’analisi della mortalità e dell’incidenza per distanza dagli impianti non ha evidenziato eccessi per patologie correlate all’esposizione a radiazioni. Per l’incidenza dei tumori, preoccupa il dato in eccesso rappresentato da un aumento di incidenza di cancro della tiroide tra le donne, un dato che comunque suggerisce di continuare la sorveglianza epidemiologica della popolazione e di mantenere una giusta attenzione con ulteriori monitoraggi e studi sulla salute dei cittadini in tutta l’area limitrofa, in particolare per quanto attiene la patologia tumorale della tiroide, dello stomaco e per patologie cardiovascolari .
http://www.corrieredilatina.it/news/ambiente/17594/Nucleare--ancora-in-piedi-l.html

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