sabato 6 giugno 2015

Inquinamento atmosferico, in Italia 30.000 decessi l'anno, ma ancora non basta ammazzateci con il cancro delle centrali a biogas e biomasse tanto care a legambiente e alle società in affari

Un nuovo studio del Ministero della Salute fa luce sulle conseguenze ambientali e sanitarie dell'inquinamento dell'aria regione per regione

di Sara Moraca L'inquinamento accorcia mediamente la vita di ogni italiano di dieci mesi. Questo dato, non unico in un quadro allarmante, emerge dalla Valutazione Integrata dell'impatto dell'inquinamento atmosferico sull'Ambiente e sulla Salute, finanziato dal Centro Controllo di malattie del Ministero della Salute.
I dati relativi all'inquinamento atmosferico offrono una panoramica poco rassicurante, soprattutto per il Nord Italia. Il 65% dell'inquinamento atmosferico si concentra infatti nelle zone congestionate dal traffico e nelle aree industriali: l'area più colpita è la cintura attorno a Milano e, in misura minore, la fascia vicino a Venezia. Altre grandi città come Roma o Napoli non sono esenti dall'inquinamento, ma ne risultano colpite in maniera minore.
Lo studio ha preso in esame tre tipi di particelle:
  • PM2.5, il particolato fine con diametro inferiore a 2,5 µm, una polvere in grado di penetrare profondamente nei polmoni.
  • Il diossido di azoto, NO2, una sostanza di irritare le vie polmonari e di provocare dolori e insufficienza circolatoria.
  • L'ozono, O3, che ha un forte potere ossidante.
Considerando solo il particolato fine, in Italia si hanno ogni anno 30.000 
decessi, pari al 7% di tutte le morti. Gli italiani che vivono al Nord perdono mediamente 14 mesi di vita, 6 mesi e mezzo per gli abitanti del Centro e poco più di 5 mesi e mezzo per chi risiede a Sud o nelle Isole.
Se le leggi in maniera di tutela ambientale fossero rispettate, ogni anno si salverebbero 11.000 vite.
La relazione permette anche di tracciare uno storico relativo ai cambiamenti nella natura dell'inquinamento atmosferico nell'ultimo decennio, individuando negli scarichi dei veicoli diesel e nella combustione di biomasse per il riscaldamento i principali responsabili della situazione odierna.

Il progetto VIIAS volge lo sguardo al futuro, ipotizzando due scenari di massima per il 2020, anno chiave per la tematica ambientale. Nell'ambito del programma comunitario Horizon 2020, infatti, l'Unione Europea punta a ridurre le emissioni di gas a effetto serra del 20% rispetto ai livelli del 1990, con un'ulteriore riduzione dell'85% prevista invece per il 2050.
I due scenari ipotizzati da VIIAS presuppongono nel primo caso l'adesione ai limiti di legge su scala nazionale, mentre, nel secondo, un'ipotetica riduzione uniforme del 20% delle concentrazioni di inquinanti sul territorio.
In entrambi i casi, si parla di migliaia di vite risparmiate: per il primo scenario si ipotizzano 11.000 decessi in meno per il particolato e 14.000 per l'ozono, mentre nel secondo caso i numeri salgono rispettivamente a 16.000 e 18.000.
Dati che forniscono ottime ragioni per intavolare un dibattito sull’adozione di politiche adeguate per guadagnare salute, in termini di riduzione di malattie e mortalità, riduzione delle disuguaglianze sul territorio e risparmio di risorse pubbliche. 
http://www.nationalgeographic.it/ambiente/notizie/2015/06/04/news/inquinamento_atmosferico_ecco_l_impatto_su_ambiente_e_salute-2638340/





 
(04 giugno 2015)© RIPRODUZIONE RISERVATA

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