martedì 2 giugno 2015

Il diritto ad inquinare costato un miliardo di euro all'Italia

Anticipazione dell'inchiesta che andrà in onda a Report, questa sera alle 21.45 su Rai3

di Roberto Pozzan e Giorgio Mottola 

Il protocollo di Kyoto ha stabilito un principio: chi inquina, paga. Il problema è, però: quanto paga? Invece di introdurre una carbon tax, vale a dire una tassa proporzionata alle emissioni di Co2 prodotte, i governi di tutto il mondo hanno preferito accordarsi sui carbon credit, certificati che danno diritto a inquinare. Tutte le aziende che emettono anidride carbonica oltre una certa quota sono obbligate a comprarli.
Il prezzo dei carbon credit viene stabilito dall’andamento della domanda e dell’offerta ed è regolato da migliaia di broker che li acquistano e li rivendono sul mercato. Con questo sistema, il loro valore è vertiginosamente calato rispetto a quando sono stati introdotti. Se nel 2008 la spesa per una tonnellata di Co2 si aggirava attorno ai 30 euro, nel 2013 era crollata a 2,6. Quindi inquinare, oggi, costa molto di meno. A noi contribuenti italiani invece i carbon credit sono finora costati non poco.
Sulle transazioni dei certificati infatti negli ultimi anni sono state messe in piedi truffe miliardarie. La più colossale ha visto come protagonista una piccola società milanese, la Sf Energy Trading, specializzata nel brokeraggio di carbon credit. In meno di due anni attraverso un sistema di società false, prestanome e fatture gonfiate, che vedeva la complicità di importanti operatori elettrici in Italia, ha creato un giro di affari pari a oltre 5 miliardi di euro e un’evasione dell’Iva di circa 1 miliardo di euro.
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