mercoledì 3 giugno 2015

greenpeace Dagli Appennini alle Ande, sette spedizioni per dire NO alle sostanze tossiche

Quattro anni fa quando abbiamo lanciato per la prima volta il guanto della sfida all’industria della moda con la campagna internazionale "Detox" per chiedere a multinazionali e marchi globali dell'abbigliamento e del tessile di eliminare le sostanze chimiche pericolose da prodotti e filiere, non potevamo immaginare quanto saremmo arrivati lontano.
Dopo le grandi maison di moda sono arrivati i marchi noti dell’abbigliamento globale e poi in Italia la significativa risposta dell’industria tessile: oramai Detox è diventato uno standard per l’industria del settore ed è un vanto poterlo esibire. Per questo è tempo ormai di porre gli stessi ambiziosi obiettivi a un altro settore, quello dell’abbigliamento outdoor.
A dire il vero, nel 2012 e nel 2013 Greenpeace Germania aveva testato numerosi capi di abbigliamento sportivo e outdoor, rinvenendo nella maggior parte dei capi analizzati i PFC, composti perfluorurati, impiegati per la loro capacità di rendere i tessuti idrorepellenti e resistenti alle macchie.
Alcuni PFC sono noti per la loro pericolosità, mentre di altri non sappiamo ancora abbastanza, di certo una volta rilasciate queste sostanze restano a lungo nell’ambiente e possono risalire la catena alimentare. 
Per dimostrare come queste sostanze si ritrovino purtroppo anche nei posti più remoti del Pianeta, Greenpeace ha organizzato sette spedizioni in tutto il mondo: Torres del Paine, in Patagonia (Cile); i Monti Sibillini (Italia); i Monti Altai (Russia); i Monti Haba, nella regione dello Shangri La (Cina); i Monti Tatra (Slovacchia); i laghetti di Macun (Svizzera) e Treriksroset, al confine fra Svezia, Finlandia e Norvegia.
La spedizione italiana ci ha portati nei giorni scorsi al lago di Pilato, l'unico lago glaciale degli Appennini, nel Parco nazionale dei Monti Sibillini, tra Marche e Umbria, con la collaborazione delle guide del Club Alpino Italiano (CAI), sezione di Foligno. Abbiamo raccolto campioni di acqua e neve che sono stati inviati a un laboratorio specializzato in Germania per verificare la presenza di PFC. 
Non ci stupirebbe trovare queste sostanze, visto che sono state rinvenute in fondo all’Oceano, su alcune cime montane e in numerosi organismi viventi. Purtroppo possono rimanere in circolazione per milioni di anni ed entrano nella catena alimentare come nel ciclo dell’acqua. L’esposizione ad elevate concentrazioni di PFC è stata legata a una vasta gamma di malattie, dal cancro all’ipertiroidismo, dalla colite ulcerosa a un peso e un’altezza ridotte alla nascita, fino a una minore risposta immunitaria ai vaccini.
Nella “Dichiarazione di Madrid” dello scorso primo maggio, oltre 200 scienziati di 38 Paesi hanno chiesto l’eliminazione dei prodotti fluorurati (inclusi i PFC) da tutti i prodotti di consumo, spiegando come questa intera classe di sostanze dovrebbe essere sostituita con alternative più sicure perché altamente persistente e potenzialmente tossica.
Scienziati e politici sembrano aver compreso la gravità del problema, ora tocca ai consumatori. Vogliamo coinvolgerli in questa sfida al settore dell’outdoor, perché insieme possiamo e dobbiamo eliminare i PFC dalle filiere produttive. 
Gabriele Salari, coordinatore Comms pro tempore del progetto internazionale Detox Outdoor http://www.greenpeace.org/italy/it/News1/blog/dagli-appennini-alle-ande-sette-spedizioni-pe/blog/53099/

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