Per Santa Barbara è un vera calamità, anche perché si tratta della seconda ‘marea nera’ dopo il disastro ambientale del 1969, quando 80-100mila galloni di petrolio si riversarono in mare. L’incidente delle ultime ore ha creato una macchia oleosa lunga 6,4 chilometri, che minaccia la Gaviota Coast, e nonostante sia scattata immediatamente la corsa per cercare di contenere la perdita, si teme per l’equilibrio dell’ecosistema, in particolare per alcune specie di balene, foche, e leoni marini che in questo periodo stanno migrando verso nord attraverso l’area.
La perdita si è verificata in un condotto che trasportava greggio da un grande impianto di perforazione in mare aperto verso le raffinerie, ma non si conoscono per ora le cause dell’incidente, avvenuto mentre l’oleodotto viaggiava a pieno regime con una produzione di duemila barili all’ora.
E l’incidente è arrivato anche a poche ore dall’ennesima richiesta del presidente americano Barack Obama di agire sull’ambiente. “Il cambiamento climatico rappresenta una seria minaccia allasicurezza globale e un’immediata minaccia alla nostra sicurezza nazionale”, ha detto Obama parlando ai laureandi della Us Cost Guard Academy, l’accademia della guardia costiera americana.
Greg Armstrong, amministratore delegato di Plains All American Pipeline, la società che gestisce l’oleodotto costruito nel 1991, si è detto “profondamente dispiaciuto” per l’incidente. “Ci scusiamo per il danno causato alla fauna selvatica e all’ambiente”, ha aggiunto, sottolineando che l’azienda ha ricevuto il permesso di proseguire gli sforzi di pulizia per tutto il giorno, e ha garantito che i lavoratori “resteranno sul posto fino a quando la situazione non sarà tornata alla normalità”. http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/05/22/california-disastro-ambientale-tonnellate-di-petrolio-nelloceano-e-volontari-ripuliscono-la-spiaggia/1704885/