venerdì 1 maggio 2015

Alessandro Mannarino “Canto a Ta r a n t o il primo maggio perché non sarà la festa di Renzi”

1° MAGGIO DI LOTTA Non posso parlare male di San Giovanni, ma al nostro Concertone saremo più liberi: suoneremo per i lavoratori dell’I l va e per i No-Tap

di Giampiero Calapà Scelgo il Primo Maggio di Taranto perché non sarà la festa di Renzi, non sarà la festa di que- sto governo che di sinistra non ha nulla, perché non è una ker- messe con sponsor commercia- li o politici”. Alessandro Man- narino, cantautore, neo vincito- re del Premio Amnesty Interna- tional 2015, picchia duro e si sfoga come farà, attraverso la musica, anche sul palco di Ta- ranto venerdì: “È bello parteci- pare a una manifestazione così sentita da tanti colleghi impor- tanti, che non prendono un eu- ro per partecipare, se non il rim- borso del viaggio. E lo fanno con entusiasmo perché credo- no al messaggio”. Qual è il messaggio? In quella terrac’è la contrappo- sizione tra un mondo di persone e associazioni che vuole il rispetto della vita, dell’essere umano e del lavoro. Con un mondo che chie- de di lavorare morendo o che sfrutta le risorse naturali senza badare troppo alle conseguen- ze. Chi sale sul
palco di Taranto venerdì sta dalla parte dichi rispetta lavita insie- me al lavoro. Lei è stato anche sul palco di San Giovanni negli anni passati. Sputa sul piatto in cui ha man- g i a to? No, non ci sputo assolutamen- te. È che guardo con ammira- zione al concertone di Taranto, nato dal basso, perché lo sento più vero e più vicino alle mie corde e a quelle della mia chi- tarra. È il giorno della festa dei lavoratori eTaranto è il simbolo di chi deve rischiar di morire per lavorare,
detto questo non posso parlar male di San Giovanni, però... Pe r ò ? San Giovanni si porta dietro una grande eredità, ma il rischio che diventi una kermesse com- merciale c’è. E poi ricordate An- drea Rivera? Lui fu segato a San Giovanni perché fece una bat- tuta sulla Banda della Magliana e il Vaticano. Sicuramente a Ta- ranto saremo più liberi. La Puglia è una terra di contrad- dizioni e lotte, quali sente più s u e? Sono vicino ai lavoratori dell’Il - va, guardo con attenzione e preoccupazione al problema della xylellafasti-
diosa che minaccia gli ulivi se- colari, poi c’è la battaglia contro il gasdottoche, seultimato, de- turperebbe un pezzo di costa sa- lentina. Già in un’altra occasio- ne ho portato sul palco la ban- diera no-Tap, solo che in tele- visione non si è visto... Ci o è ? Ho partecipato all’ultima notte della Taranta, trasmessa dalla Rai. Quando ho tirato fuori la bandiera, la regia ha staccato sul pubblico e finché non l’ho ripo- sta non mi ha inquadrato. Sarà un caso... C’è un artista in particolare, tra i colleghi che saranno a Taranto, col quale le piacerebbe improv- visare un duetto? No, non posso dirlo, tutti... so- no davvero tutti di primissimo livello. Ne dica uno... Allora ne dico almeno due: i Sub- sonica,con cuiho giàfatto ilCa- podanno insieme al Circo Mas- simo. Bravissimi. E i Sud Sound System, che stanno facendo un gran lavoro proprio sulla que- stione della xylella fastidiosa, im- pegnandosi, grazie al sostegno di diversi esperti,a favoredella sal- vaguardia degli ulivi. Ha appena ricevuto il Premio Amnesty International 2015 per il brano Scendi giù. È una canzo- ne molto particolare, dedicata a Stefano Cucchi... È una delle mie canzoni a cui ten- go di più. Negli ultimi anni ab- biamo assistito a molti episodi orribili di uccisioni, torture e vio- lenze commesse da fantasmi in divisa, abbiamo ascoltato senten- ze di assoluzione più violente del- le botte stesse. A volte mi sono ritrovatoapensare alloStatoco- me a un padrone che ha paura del suo cane da guardia. Le sentenze sui fatti di Genova del 2001 e le morti di Federico Aldrovandi e Stefano Cucchimi hannospinto a cercare una giustizia non ter- rena, inutile, eterea, ma implaca- bile: la giustizia del pensiero, della fantasia, dell’arte. Cosa racconta Scendi giù? Un detenuto ucciso a botte dai secondini diventa un fantasma che porta avanti la sua vendetta, una vendetta naïf, una vendetta impossibile, solamente sogna- ta. Ma per me, poterla sognare, è stato come curare ferite profon- de, come dire: possiamo so- gnarlo, possiamo cantarlo, pos- siamo uccidervi senza torcervi un capello, con il nostro sorriso e la nostra fantasia. È una ven- detta non violentaper Federico Aldrovandi, Stefano Cucchi e tutte le vittime dello Stato. @viabrancaleone
il fatto quotidiano 29 aprile 2015

Nessun commento:

Posta un commento