lunedì 6 aprile 2015

Tira una brutta aria per gli impianti (centrali) a biomasse: emissioni cancerogene, seri rischi per la salute

Tira una brutta aria per gli impianti a biomasse. Sono sempre di più le informazioni sui rischi per la salute che deriverebbero da impianti di questo tipo: per farsi un’idea è sufficiente guardare il video del professor Stefano Montanari esperto di nanopatologie o leggere le “Osservazioni sull’impianto a biomasse di Novaledo” dell’ingegner Massimo Cerani.
Ma ci sono ora ulteriori motivi che sconsigliano la realizzazione e l’utilizzo di questi bruciatori che ultimamente sembra si vogliano costruire ovunque (ne è stato recentemente avviato uno a Cembra e ce ne sono due in previsione a Novaledo e Mori). Ad esempio la pubblicazione dell’Agenzia Provinciale per la Protezione dell’Ambiente (A.P.P.A.) dei dati relativi all’indagine sulla qualità dell’aria condotta a Mezzano in Primiero e a Storo in Val Giudicarie
A Mezzano, il monitoraggio durato dal primo maggio 2013 al 30 aprile 2014 ha evidenziato che per quanto riguarda le Polveri Sottili PM 10: “sono stati registrati 31 sforamenti del limite di media giornaliera, circa il doppio rispetto a quanto registrato contemporaneamente nella stazione di Borgo Valsugana (16 sforamenti), e, più in generale, in numero superiore rispetto alle altre stazioni della rete provinciale”.
Per quanto riguarda nello specifico gli Idrocarburi Policiclici Aromatici (I.P.A.), cioè il Benzopirene, a Mezzano “la concentrazione media registrata, pari a 4,5 ng/m3, risulta superiore al valore obiettivo e pari a circa 4,5 volte il valore misurato nello stesso periodo presso la stazione di monitoraggio di Trento Parco S. Chiara”. L’analisi di questi dati ha fatto emergere chiaramente che “la combustione della biomassa è responsabile della quasi totalità del PM10 misurato a Mezzano, e tale fonte è presente durante tutto l’anno” e che “l’impatto delle altri fonti emissive, come il traffico veicolare e l’erosione crostale, risulta quasi trascurabile rispetto al totale evidenziato”.
L’analisi è molto chiara: “nel periodo invernale, durante il quale si assiste a un innalzamento sostanziale della concentrazione di PM10, la combustione della biomassa è responsabile del 93% del PM10 misurato ed è quindi la causa degli sforamenti del limite di media giornaliera registrati nel periodo”.
Lo stesso tipo di indagine dell’A.P.P.A. è stato condotto a Storo dal 13 agosto 2013 al 12 agosto 2014 ed ha registrato 44 sforamenti del limite di media giornaliera delle Polveri sottili PM 10, cioè 9 oltre il limite consentito di 35 all’anno. Per quanto riguarda la concentrazione di Benzopirene “la concentrazione media registrata, pari a 4,3 ng/m3, risulta superiore al valore obiettivo”.
Anche nel caso di Storo, come a Mezzano, le concentrazioni rilevate risultano più elevate rispetto a quanto misurato nello stesso periodo presso la stazione di monitoraggio di Trento Parco S. Chiara”. Come se questo non bastasse, sono molto chiare le parole di Andrea Ventura, amministratore delegato di Bio Energia Fiemme che gestisce la centrale di teleriscaldamento di Cavalese. “L’impianto di Novaledo non ha niente a che spartire con i nostri impianti. Quello è un progetto di cogenerazione per il business elettrico”. Questa affermazione è confermata dalla relazione dell’ingegner Cerani nella quale c’è scritto: “il proponente, dalla nuova produzione di energia elettrica e dalla sua vendita, dovrebbe ottenere un introito stimabile in 1, 6 milioni di euro annui”. http://www.trentino-suedtirol.ilfatto24ore.it/index.php/benessere/2547-tira-una-brutta-aria-per-gli-impianti-a-biomasse

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