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martedì 17 marzo 2015
Da Carige al carbone, le indagini dimenticate e i magistrati nei guai PM E GIUDICI LIGURI INDAGATI, ACCUSE ALL’EX PROCURATORE LALLA CHE LASCIA IL POSTO IN REGIONE. IL SILENZIO DELL’ANM
di Ferruccio Sansa
Genova
I
ndagini poche, condanne
pochissime. Il sistema
di potere indisturbato.
Magistrati e Anm
in silenzio. Poi arrivano loro:
Michele Di Lecce e Nicola Piacente
a Genova, Fra n c a n to n i o
G ra n e ro a Savona, Roberto Cavallone
a Sanremo. Con i nuovi
inquirenti la Liguria si è scoperta
malata: l’inchiesta C a r i ge
ha messo in ginocchio la banca
dove sedeva mezza famiglia
Scajola; l’indagine sulle spese
pazze nella Regione guidata dal
centrosinistra ha portato in
manette due vicepresidenti
della giunta e investito mezzo
consiglio. Poi l’arresto di Gino
Mamone per appalti da 10 milioni.
Quel Mamone indicato
in un’informativa della Finanza
come possibile contatto tra
politica e ’ndrangheta in Liguria
(mai però indagato per questo);
l’uomo che finanziava
l’associazione Maestrale di
Claudio Burlando e che i pm sospettano
ricattasse il governatore.
E ancora, le inchieste di ’n d ra n -
gheta che il pm Cavallone ha
avviato nel Ponente ligure, dove
ogni anno bruciavano duecento
locali. Autocombustione?
O per finire: l’inchiesta sulla
centrale a carbone di Vado Lig
u re . I periti dell’accusa parlano
di 440 morti. Ci sono decine
di indagati tra cui Burlando
(l’accusa è concorso in disastro
ambientale doloso): le ciminiere
sputavano veleno da decenni,
ma bisognava attendere
Granero e i suoi pm.
Ha dichiarato Granero alla
Commissione Parlamentare
per i Rifiuti: “Sono stato soggetto
a pressioni, ricatti e pedinamenti...
Ero stato in Liguria
negli anni 80, quando ho
fatto il processo Te a rd o . Sono
tornato dopo trent’anni e ho
trovato la stessa situazione,
una struttura di poteri trasversali,
priva di colore partitico,
composta da poche persone,
che domina l’attività economica
e finanziaria del territorio”.
Il gip: procedimenti arenati
“per diverse ragioni”
Ecco la magistratura in Liguria:
le inchieste che si fanno oggi. E
i dubbi su quelle che non si sono
fatte ieri. A cominciare dalla
Carige. Nel 2002 la Finanza
aveva prodotto migliaia di documenti.
Scrive oggi il gip: “Per
ragioni diverse i procedimenti
che si sono occupati di tale fenomeno
si sono chiusi senza
che fosse esercitata l’azione penale”.
In Tribunale c’è chi ricorda
che la società assicuratrice
della Carige era sponsor della
squadra di volley dell’allora
capo dell’ufficio gip Rober to
Fu c i g n a . Lo stesso, ma è certo
un caso, che nel 2002 archiviò
inchieste a carico dei vertici
della banca su false fatturazioni
e affari immobiliari. Fucigna è
in pensione, indagato a Torino
per le sponsorizzazioni.
Le carte Carige di oggi tirano in
ballo altri magistrati : “Il vice
procuratore di Genova… mio
carissimo amico… mi ha detto
che non sei…stattene fuori…”,
dice al telefono Fe rd i n a n d o
M e n co n i , ex numero uno di Carige
Vita Nuova, braccio destro
di Giovanni Berneschi, boss
della banca per decenni. Pare
riferirsi, secondo gli investigatori,
al procuratore aggiunto
Vincenzo Scolastico (non indagato)
che respinge l’addebito:
“Mai frequentato quella gente”.
Il gip Adriana Petri così
motiva l’arresto di Berneschi:
“Il pericolo di inquinamento
probatorio è testimoniato da
intercettazioni che hanno evidenziato
presunte entrature
negli ambienti giudiziari di Genova
e di La Spezia per tramite
dell’avvocato Andrea Baldini
(marito del magistrato Pa s q u a -
lina Fortunato,ndr), al quale egli
avrebbe ripetutamente chiesto
di verificare se vi sono procedimenti
giudiziari a suo carico”.
Il gip parla di “inquietante scenario...
del legale che apprende
da personale addetto agli uffici
giudiziari e che ha accesso ai
terminali riservati della Procura”.
A Torino, competente per gli
atti relativi ai magistrati liguri,
si stanno valutando le intercettazioni
che parlano dell’ex procuratore
aggiunto di La Spezia
Maurizio Caporuscio, di Fortunato
e perfino di Granero (la
sua posizione, però, pare già
chiarita). A Torino si sta studiando
la posizione di Fucigna
e di Francesco Lalla (non indagato),
ex procuratore di Genova,
che – secondo la segretaria
di Berneschi – avrebbe chiesto
l’assunzione di una nipote. Una
cosa è certa. Nelle intercettazioni
Carige si parlava di assunzioni
di parenti di magistrati.
Il crac di Festival
tra prescrizione e immunità
Che dire poi del caso Fe st i va l , il
più clamoroso crac della marineria
italiana? Centinaia di
persone a spasso, un buco di
273 milioni. Tra i consiglieri di
Festival, Roberto De Santis, che
definiva Massimo D’Alema
“suo fratello maggiore” e Raffaele
Bozzano, nominato da
Burlando nel cda dell’ospedale
Gaslini. Tra i pezzi grossi del
gruppo, Umberto Ferraro eMarina
Acconci, vicini alla sinistra
genovese. Tanti di loro erano
nei cda di società di brokeraggio
in affari con Festival: Italb
ro ke rs , società che fa capo a
Franco Lazzarini, amico di
D’Alema. La collegata I n te r -
co n s u l t faceva riferimento a
Gianni Pisani, finanziatore di
I t a l i a n i E u ro p e i e scelto dalla
Regione per guidare Sv i l u p p o
Genova che gestisce miliardi di
appalti pubblici. L’inchiesta
Festival si è chiusa tra prescrizione
e immunità: l’armatore
Giorgio Poulides era ambasciatore
di Cipro in Vaticano.
Il legame tra magistratura e
mondo degli affari di centrosinistra
a Genova pareva normale:
all’epoca il procuratore, i responsabili
della Corte d’appello
e dell’Ufficio gip vantavano
frequentazioni con quel gruppo
di potere. Molti giocavano a
calcetto insieme. Stima, certo:
appena andato in pensione il
procuratore Francesco Lalla è
stato nominato difensore civico
dalla Regione (ieri si è dimesso). Il prestito del siriano Hadj
al questore Fioriolli
Troppe inchieste mai aperte o
chiuse negli scaffali. Come
quella su un prestito di 50 mila
euro. Al centro Fouzi Hadj, imprenditore
siriano con affari in
Guinea Conakry: in un dossier
dell’ong Human Rights Watch
fatto proprio dall’Onu, viene
indicato come trafficante d’armi.
Fouzi a Genova aveva amici
nelle istituzioni. Da un fascicolo
della Procura di Montecarlo
passato poi a Genova emerge
che Fouzi intrattiene rapporti
con poliziotti.
Uno è Oscar Fioriolli, all’epoca
questore di Genova, poi di Napoli.
Fioriolli ha ricevuto dal siriano
50 mila euro. “Un prestito”,
tagliò corto l’alto dirigente.
Nelle carte dell’inchiesta si trovano
nomi del G8 del 2001, come
Spartaco Mortola, all’epoca
capo della Digos di Genova. C’è
poi Marcellino Melis, capo degli
artificieri di Genova, che
passò alle cronache per aver
perso una prova decisiva
nell’inchiesta del G8: la famosa
molotov. Melis si occupa per
Fouzi di affari tipo la blindatura
di un’auto destinata al dittatore
della Guinea, Lansana
Co n t é . Ma anche questo fascicolo
è finito in prescrizione. il fatto quotidiano 17 marzo 2015
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