lunedì 2 febbraio 2015

I filari battono le trivelle con una sentenza del Tar

di Domenico
Finiguerra 
Montepulciano d’Abruzzo. Vino DOCG,
prodotto nelle province di Chieti, l’Aqui -
la, Pescara e Teramo. Colore: rosso rubino intenso
con lievi sfumature violacee, tendenza al
granato con l’invecchiamento. Odore: profumi
di frutti rossi, spezie, intenso, etereo. Sapore:
pieno, asciutto, armonico, giustamente tannico.
Solitamente si abbina a piatti dal gusto forte, selvaggina,
carni rosse, formaggi stagionati. Ha
una gradazione minima di 12,5°. Di particolare
pregio il vitigno Montepulciano d'Abruzzo Colline
Teramane, da coltivarsi con estrema cura e a
debita distanza da impianti di ricerca di idrocarburi!
Etichetta certificata #NOTRIV.
Mesi fa il Parlamento ha convertito in legge lo
Sblocca Italia. Un provvedimento che mirava a
rilanciare l’economia e accelerare la realizzazione
di grandi opere, ad aprire inceneritori e a dare
il via libera agli interventi paralizzati da piccoli
comuni e comitati particolarmente resistenti. Il
premier l’aveva twittato forte e chiaro: “#basta -
comitatini, stanco di fare figuracce quando parlo
di energia con i leader della pianeta”.
Tra le grandi idee c’è un’intuizione moderna come
il motore a scoppio! Aprire una stagione di
trivellazioni in tutto il Paese: dalla Basilicata alla
Sicilia, dalla Lombardia all’Emilia Romagna.
Dalla Puglia, all’Abruzzo, alle Marche, lungo
tutto l’Adriatico. Poco importa se il made in Italy
ne pagherà le conseguenze. Per tenerne alto il
morale basterà il sito verybello.it. Ma esistono
comitatini e piccoli comuni che non vogliono
perdere i beni comuni. E sanno essere tenaci.
Soprattutto quelli abruzzesi. Forse per via
dell’ottimo vitigno dall’odore etereo. Così, in
Provincia di Teramo, i sindaci dei Comuni di
Bellante, Campli e Mosciano S.Angelo, insieme
ai comitatini NOTRIV e al giovane costituzionalista
Enzo Di Salvatore, non si sono rassegnati
al futuro che attendeva la terra su cui cresce il
Montepulciano DOCG decantato sulle etichette
che viaggiano per il mondo. E hanno detto “no!”
allo skyline in cui le trivelle dovrebbero prendere
il posto dei filari su un territorio di ben 83
km quadrati. Assemblee, raccolte di firme, manifestazioni,
interrogazioni, pressioni politiche
su parlamentari, su consiglieri regionali. Tutto
pareva inutile. La grande mobilitazione sembrava
destinata ad essere ammutolita dalle decisioni
del Ministero dello Sviluppo e della Regione
Abruzzo. Sembrava. Perché come una doccia
fredda sui cacciatori di giacimenti è arrivata la
decisione del Tar del Lazio che ha annullato il
permesso di ricerca di idrocarburi denominato
romanticamente “Colle dei Nidi”. Una sentenza
che potrebbe essere il classico granellino che inceppa
la macchina. Perché è la prima sentenza di
annullamento di un permesso di ricerca di idrocarburi
in terraferma. Perché si è voluto imporre,
senza consentire la partecipazione di sindaci
e cittadini, un modello vecchio e obsoleto per
produrre energia. Il Montepulciano d’Abruzzo,
per ora, è salvo. Ma l’Italia è piena di vitigni, di
bellezza e di sapori da tutelare. E la sentenza ha
cominciato a girare ad alta velocità.

il fatto quotidiano 2 febbraio 2015 

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