martedì 6 gennaio 2015

L’ANAS DI CIUCCI: STRADE E PONTI CHE SPROFONDANO PER LA MANIA DELLE MEGA-OPERE SONO STATI TRALASCIATI I LAVORI ORDINARI E LA VIABILITÀ MINORE. RISULTATO? 5 CROLLI SOLO IN SICILIA

FRONTE D’ASFALTO
Il caso più grave
il viadotto sul Po:
nel 2009 quattro
automobilisti finirono
nel fiume. E lo avevano
appena consolidato
di Daniele Martini
Sarà colpa degli appalti
assegnati con criteri discutibili,
dei lavori poco
accurati, della manutenzione
fatta con il contagocce, oppure
del destino cinico e baro.
Fatto sta che soprattutto in Sicilia,
ma non solo nell'isola, i viadotti
e i ponti vecchi e nuovi vengono
giù. L'ultimo, lo Scorciavacche
dalle parti di Mezzojuso sulla
statale 121 tra Palermo ed Agrigento
ha battuto tutti i record restando
transitabile appena una
settimana: inaugurato alla vigilia
di Natale è stato chiuso alla fine
dell'anno. “Chiuso solo per precauzione”,
minimizza parlando
con il Fatto Quotidiano Alfredo Bajo,
il condirettore generale della
progettazione Anas, in pratica il
responsabile tecnico dell'azienda
pubblica delle strade committente
dell'opera.
Dalle immagini
appare
chiaro, però,
che la chiusura
più che
dettata dalla
prudenza è
imposta dal
fatto che lì le
auto non
possono
transitare
proprio più,
essendo la
carreggiata
sprofondata per oltre un metro.
Di fronte a quella voragine, a
conti fatti è andata bene che non
ci siano state vittime. Così come
era andata sostanzialmente bene
anche le numerosissime altre volte
in cui ponti e viadotti negli ultimi
anni si erano afflosciati come
sacchi vuoti.
Manutenzione e arterie
minori dimenticate
La provvidenziale assenza di
morti o la circostanza che le vittime
siano state frettolosamente
derubricate come incidenti sul lavoro,
ha impedito che quei fatti
gravissimi e reiterati fossero interpretati
per quel che sono: un
fenomeno preoccupante e pericoloso,
la riprova che l'attenzione
spasmodica dedicata dal presidente
Anas Pietro Ciucci alle
grandi opere, dal faraonico ponte
sullo Stretto di Messina alla regina
delle incompiute, la Salerno-
Reggio Calabria, ha lasciato il
segno sulle strade statali normali
andando a scapito dei lavori minori
e della manutenzione accurata.
Dopo anni di questa politica,
ora si contano i cocci e anche
il governo di Matteo Renzi e il
ministro delle Infrastrutture,
Maurizio Lupi, si rendono conto
che non si può più far finta di
nulla.
La Tecnis e il gioco dei lavori
chiusi in anticipo
Nel caso dell'ultimo viadotto siciliano
collassato ci sono molte
circostanze che lasciano perplessi.
Per esempio la decisione di
inaugurare a tutti i costi l'opera
con 3 mesi di anticipo sui tempi
previsti per la fine dei lavori affidati
da Anas a un raggruppamento
di imprese tra cui, con le
cooperative Cmc e Ccc, spicca la
ditta Tecnis del siciliano Mimmo
Costanzo, erede di uno dei 4 famosi
Cavalieri del lavoro di Catania.
Con lo stesso sistema della
consegna anticipata dell'opera rispetto
alla scadenza ufficiale, l'Anas
2 anni fa pagò sotto forma di
premio proprio alla Tecnis la bellezza
di 26 milioni di euro su un
lavoro di circa 250 per la costruzione
di 11 chilometri della Salerno-
Reggio Calabria nel parco
del Pollino, nonostante quell'autostrada
sia tutto tranne che un
esempio di lavori veloci. Progettista
era Nino Bevilacqua, un signore
che si sposta in elicottero e
vive in un castello affacciato sul
porto di Palermo, un professionista
tra i più pagati d'Italia, usato
spesso da Tecnis. Forse anche per
la presenza di Bevilacqua, l'Anas
apprezza molto la Tecnis a cui
affida spesso e volentieri i lavori.
C'è la Tecnis, per esempio, sulla
Variante di Morbegno della statale
38 in Valtellina, appalto da
oltre 200 milioni di euro. C'è Tecnis
sulla Palermo-Agrigento e
sulla Agrigento-Caltanisetta, sulla
Rieti-Terni (altri 170 milioni di
euro) e c'era Tecnis sulla Variante
di Quadri, 2 chilometri e 200
metri di asfalto nella Valle del
Sangro in Abruzzo costati 40 milioni
di euro e inaugurati 9 mesi
fa.
La pessima condizione dei viadotti
e delle strade è macroscopica.
All'inizio di luglio in Sicilia
collassò il viadotto Petrulla sulla
statale 123 tra Licata a Ravanusa:
4 i feriti tra cui una donna incinta.
Subito dopo si accorsero
che il vicino ponte Ficili era a rischio
e lo chiusero. Nella stessa
estate fu sprangato il ponte Gurrieri
a Modica e quello della Balata
Baida sulla statale 187 a Castellammare
in provincia di Trapani.
Poco più di un anno prima,
febbraio 2013, si afflosciò il Verdura
sulla statale 115 tra Trapani
e Siracusa e il 28 maggio 2009
nella provincia di Caltanissetta
venne giù un pezzo del ponte Geremia
II.
Lungo elenco di incidenti,
feriti e chiusure
Anche l'elenco dei ponti caduti o
chiusi fuori dalla Sicilia è impressionante.
Il caso più grave, con un
autista di camion morto, risale ad
una decina d'anni fa sulla statale
42 in provincia di Brescia dove si
spezzò il viadotto Capodiponte.
L'incidente
più clamoroso
è però
quello del
ponte sul Po
tra San Rocco
al Porto e
Piacenza,
unica via tra
Emilia e
Lombardia
oltre all'autostrada
e la
ferrovia. Lì la
mattina del
29 aprile
2009 sprofondò nel fiume un'intera
arcata trasformando la strada
in una botola in cui sprofondarono
4 automobilisti che rimasero
feriti, uno in maniera grave. Su
quel pezzo di ponte crollato l'Anas
aveva detto di essere intervenuta
appena un anno prima con lavori
di consolidamento che evidentemente
avevano consolidato poco.
Nello stesso anno si verificarono
due crolli sulla Teramo-Mare
mentre il 2 marzo 2011 le impalcature
del ponte sulla statale 407
Basentana a Calciano in provincia
di Matera si abbassarono all'improvviso
di 2 metri. Nello stesso
periodo sempre in Basilicata chiusero
il ponte di Baragiano. Otto
giorni dopo in Puglia crollò una
parte del ponte tra Vieste e Peschici
sulla statale 89.
L'11 maggio di due anni fa toccò a
un ponte Anas in Abruzzo sulla
linea ferroviaria tra Terni e Rieti
all'altezza di Scoppito.

il FattoQuotidiano

MARTEDÌ 6 GENNAIO 2 01 5 5

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