sabato 20 dicembre 2014

LA GIUSTIZIA IN DISCARICA, A BUSSI NIENTE COLPEVOLI PER I GIUDICI NESSUNO AVVELENÒ L’ACQUA DISTRIBUITA A 700 MILA PESCARESI,

NONOSTANTE IL PARERE CONTRARIO DELL’ISTITUTO SUPERIORE DI SANITÀ: 19 ASSOLTI
COLPO DI SPUGNA
Per il Tribunale
il disastro ambientale
c’è, ma non per
volontà degli ex vertici
di Montedison, difesi
anche dalla Severino
TONNELLATEINQUINANTI Sopra, la mega discarica di
Bussi sul Tirino (provincia di Pescara), dove sono stati gettati per
trent ’anni rifiuti tossici e pericolosi. Inquinanti che - è l’accusa - penetrarono
nel terreno avvelenando la falda acquifera che serve tutta
la zona di Pescara. Ben 700 mila persone bevvero e usarono quell’ac -
qua per anni. Il 23 Maggio 2008 la Procura di Pescara emise 33 informazioni
di garanzia nei confronti di dirigenti Aca (il gestore degli acquedotti
nel Pescarese), Ato, industria chimica e enti pubblici, passati
e presenti. In alto la corte che ha assolto gli imputati Ansa, LaPresse

di Antonio Massari
Il disastro ambientale
l'hanno causato, sì, ma
senza averne intenzione.
E nel frattempo è arrivata
la prescrizione. L'acqua
sarà pure stata contaminata,
come dimostrano le analisi
dell'istituto superiore della Sanità,
ma loro non l'hanno mai
avvelenata: assolti. Il processo
sulla mega-discarica di Bussi e
sul disastro ambientale causato
dal polo chimico della Montedison
Ausimont vedeva
imputate 19 persone, tra le
quali dirigenti e tecnici della
Montedison, ritenute responsabili
dello sversamento dei
veleni nelle falde acquifere.
L’epilogo
S'è chiuso con con 19 assoluzioni.
Eppure, che fino al 2007
l'acqua sia stata “compromessa”
e “contaminata da sostanze
di accertata tossicità”, l'aveva
certificato l'Istituto superiore
di Sanità. Carta straccia - dobbiamo
dedurne, in attesa della
motivazione - visto che ieri la
Corte d'Assise di Chieti ha assolto
tutti gli imputati perché il
fatto” - ovvero l'avvelenamento
delle acque - “non sussiste”.
La sentenza arriva intorno
alle 5 del pomeriggio,
quando la Corte legge un dispositivo
di sei righe che, da un
lato, derubricano il disastro
ambientale – dichiarandolo
già prescritto - da doloso in
colposo e, dall'altro, sentenziano
che non vi fu alcun avvelenamento
delle acque. Sconfitta
l'accusa, sostenuta dai pm
Annarita Mantini e Giuseppe
Bellelli, può esultare la difesa.
E tra i vincitori, in questo processo,
c'è una donna in corsa
per la candidatura al Quirinale,
Paola Severino, che difende
Mauro Molinari, geologo e
consulente della Montedison.
L'ex ministro aveva sostenuto
in aula e davanti alle telecamere
che “non è con i processi penali
che si ottengono i risultati
in tema di ambiente, non basta
trovare il capro espiatorio”,
aggiungendo che la responsabilità
delle bonifiche deve essere
estesa allo Stato. La linea
Severino – e degli altri difensori
- ha evidentemente convinto
la corte d'assise presieduta
dal giudice Camillo Romandini,
subentrato a Geremia
Spiniello, ricusato perché
aveva osato dichiarare, in
un'intervista, che la Corte
avrebbe “reso giustizia al territorio”.
Un affermazione che,
secondo i difensori, preordinava
un giudizio di colpevolezza.
Il “caso” Flick
La tensione nel processo è stata
costante. Anche ieri mattina,
quando in aula è stato
menzionato il nome di un altro
ex ministro che, seppure
indirettamente, ha avuto un
peso nell'ultima discussione:
parliamo di Giovanni Maria
Flick e del suo “parere pro –
veritate” in materia di disastro
ambientale. Un parere che
non gli è stato commissionato
nell'ambito del processo Bussi,
ma che ha scatenato una polemica
arrivata comunque in
aula, ieri, a pochi minuti dalla
sentenza, con tutto il suo peso
della sua analisi, considerata
l'autorevolezza di chi lo firmava:
il reato di disastro ambientale
sostiene Flick in sintesi -
potrebbe risultare incostituzionale
e aver bisogno, quindi,
del parere della Consulta. L'ex
presidente della Corte Costituzionale,
contattato dal Fatto
quotidiano, non ha voluto rivelare
chi gli ha commissionato
il parere: “Non posso rivelarlo,
ma vi assicuro che la richiesta
non è giunta da nessuna delle
parti in causa, del processo
Bussi io non conoscevo neanche
l'esistenza”. Flick – senza
alcun riferimento espresso al
processo Bussi –ha pubblicato
il suo parere proprio sul sito
www. penalecontemporaneo. it :
l'editore della rivista è l'avvocato
Luca Santa Maria, difensore
della Solvay che, in questo
processo, s'è costituita parte
civile contro la Montedison.
La rivista ha poi deciso di rimuovere
il “parere” (non in
quanto “incompatibile” con la
linea difensiva di Santa Maria,
come abbiamo scritto erroneamente
nell'articolo di ieri)
perché la linea editoriale prevede
di non pubblicare documenti
redatti in favore o comunque
su incarico di una
parte processuale. L'avvocato
dello Stato Cristina Gerardis
aveva sostenuto in aula che il
parere di Flick fosse un “messaggio”
alla Corte, ieri la difesa
ha reagito ribaltando l'accusa,
prima che la Corte si riunisse
in consiglio per emettere la
sentenza. Il disastro ambientale
c'è stato, sostiene la sentenza,
ma soltanto colposo e
comunque prescritto. Nessun
avvelenamento delle acque,
invece, nonostante una mole
di documenti e verbali di interrogatori
raccolti dall'accusa
certificassero il contrario.
Scienza e sentenza
I pm hanno sostenuto che alcuni
imputati sapevano che
l’acquedotto Giardino, a partire
dal 1992, fosse stato inquinato.
E l'acquedotto riforniva
acqua a un bacino di 700mila
persone in tutta la Val Pescara.
E ancora: documenti sul mercurio
ritrovato nel 1972 nei pesci
e nei capelli dei pescatori
del porto di Pescara. E le dichiarazioni
di una dirigente
dell'Arpa, messe a verbale dal
comandante della Guardia Forestale,
Guido Conti: “... è stata
accertata la presenza di sostanze
potenzialmente a rischio
per la salute umana…Sarebbe
stato necessario vietare l’erogazione
e la distribuzione delle
stesse acque...”. Resta in piedi
la partita per il ripristino ambientale
dell'area. "Dall’esito di
questa sentenza – dice l'avvocato
dello Stato Gerardis che
ha chiesto 1,8 miliardi di risarcimento
- non dipende per lo
Stato alcuna decisione per ottenere
il ripristino ambientale
dell’area: il procedimento del
ministero dell’Ambiente, nei
confronti della Montedison,
pende tuttora davanti al Consiglio
di Stato. È già pronta la
citazione civile, nei confronti
dell’azienda, per il ripristino
dell'ambiente e gli eventuali
danni economici laddove non
fosse possibile fermare l'inquinamento”.
Sulla discarica di
Bussi – ha dichiarato il ministro
dell'Ambiente Gian Luca
Galletti - ricorriamo in appello.
Chiediamo la condanna dei
responsabili e il risarcimento
per danni ambientali”.

il fatto quotidiano 20 dicembre 2014

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