venerdì 26 dicembre 2014

Italia adotta Strategia di adattamento ai cambiamenti climatici 10 miliardi di Fondi Ue a sostegno azioni

Anche l'Italia ha adottato la tanto attesa Strategia nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici. Per affrontare le calamità naturali e ridurre i rischi per la popolazione e i danni economici, ha individuato le misure "appropriate, capaci di prevedere e minimizzare i danni, individuare vantaggi e opportunità che da essi possono nascere". L'Italia diventa così il 22/o su 33 Paesi europei (quindi non solo quelli dell'Ue) a dotarsi di questa Strategia in attesa di aggiungersi ai 17 Paesi che hanno anche un piano nazionale.

La Strategia italiana, che - spiega il ministero dell'Ambiente - è "il più importante documento di 'visione' nazionale per affrontare l'impatto dei mutamenti del clima" era attesa da tempo e arriva a distanza di oltre un anno dall'adozione della Strategia di adattamento europea (16 aprile 2013); entro fine 2014 la Commissione europea determinerà se la qualità e la copertura delle strategie nazionali sono sufficienti. Una valutazione sui progressi degli Stati Membri è prevista nel 2017.

Per l'Italia i rischi minacciati dal cambiamento climatico contemplano frane, flussi di fango e detriti, crolli di roccia e alluvioni lampo a causa di alterazioni del regime idrogeologico; riduzione della qualità e della disponibilità di acqua, siccità; erosione e desertificazione del terreno, perdita di biodiversità e aumento di incendi boschivi, inondazione ed erosione delle zone costiere, riduzione della produttività agricola. Tutto ciò con ripercussioni sulla salute, specialmente per i gruppi più vulnerabili della popolazione e danni per l'economia, ricorda il ministero dell'Ambiente.

Gli obiettivi della Strategia italiana, messa a punto dal ministero guidato da Gian Luca Galletti con il contributo dei maggiori Istituti ed Enti di ricerca, Fondazioni e Università competenti in materia, coordinati dal Centro Euro Mediterraneo per i Cambiamenti Climatici, sono "la riduzione dei rischi dei cambiamenti climatici, la protezione della salute e del benessere dei popoli, il miglioramento delle capacità di adattamento dei sistemi naturali, economici e sociali, la difesa del patrimonio naturale/sociale/culturale, la promozione della partecipazione e della consapevolezza dei cittadini sui possibili pericoli, rischi, costi e opportunità derivanti dai cambiamenti climatici".

Per attuare la Strategia per migliorare il nostro adattamento ai mutamenti del clima vengono indicati alcuni punti cardine: "stabilire una nuova governance, creando un tavolo sul tema presso la Conferenza Stato-Regioni; colmare i gap conoscitivi delle variazioni climatiche, e delle mappe dirischio Istituire un largo processo partecipativo; elaborare Piani d'azione settoriali entro il 2016 (mix di misure, strategie, politiche e privilegiare le misure verdi/ecosistemiche)".

La Strategia nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici fa riferimento all'uso di fondi europei per 10 miliardi di euro. In particolare, alla Nuova programmazione Fondi Strutturali Europei (2014-20) con "la raccomandazione generale di allocare almeno 20% (9.284 milioni di euro) del totale dei Fondi Strutturali per azioni per fronteggiare i cambiamenti climatici (mitigazione/adattamento)"; all'Accordo di Partenariato tra l'Italia e la Commissione Europea (4 Ottobre 2014) che per l'obiettivo 5 (promozione dell'adattamento, prevenzione e gestione del rischio) indica una spesa di 813 milioni; al Nuovo Programma LIFE (2014-17) che prevede un sottoprogramma riguardante azioni per il clima tra cui l'adattamento ai cambiamenti climatici (190 milioni) e azioni per l'adattamento urbano. In Italia, le regioni Liguria, Marche, Campania e Calabria hanno la maggiore densità (abitanti/km2) di popolazione esposta al rischio frane, 6 milioni di italiani sono esposti al rischio di alluvioni e si stima che questi fenomeni abbiano provocato tra il 2006 e il 2012 danni per oltre 5 milioni di euro. Lo indica la 'Strategia nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici' del ministero dell'Ambiente aggiungendo che le zone più vulnerabili al rischio desertificazione sono Sicilia (42,9% della superficie regionale), Molise (24,4%), Puglia (15,4%), Basilicata (24,2%) e Sardegna (19,1%) e che si verificano circa 9.200 incendi all'anno e una media di 100.000 ettari di territorio sono danneggiati o distrutti, di cui oltre 38.000 ettari di bosco".

Sono tre i documenti di supporto tecnico-scientifico alla base della Strategia Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici e sono il frutto del contributo dei maggiori Istituti ed Enti di ricerca, Fondazioni e Università, coordinati dal Centro Euro Mediterraneo per i Cambiamenti Climatici (Cmcc) e della consultazione pubblica con gli stakeholder italiani. Si tratta del "Rapporto sullo stato delle conoscenze scientifiche su impatti, vulnerabilità ed adattamento ai cambiamenti climatici in Italia", dell'"Analisi della normativa comunitaria e nazionale rilevante per gli impatti, la vulnerabilità e l'adattamento ai cambiamenti climatici" ed "Elementi per una Strategia Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici". Lo spiega il Cmcc rimandando al sito del Ministero dell'Ambiente su cui sono pubblicati i tre rapporti per la cui stesura "è stata conseguita un'importante azione di coordinamento che in futuro dovrà essere messa a sistema, per colmare i gap conoscitivi esistenti con l'auspicio di superare gli attuali limiti normativi e organizzativi del monitoraggio meteo-climatico in Italia. Sarà altresì necessario assicurare il flusso di tutte le informazioni necessarie per una verifica dei progressi futuri in relazione alla mitigazione e riduzione dei rischi causati dal cambiamento climatico". Il lavoro per elaborare questi documenti alla base della Strategia, spiega il Cmcc in una nota, "è nata attraverso la collaborazione tra un tavolo tecnico, coordinato dal Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici con Sergio Castellari, che ha compreso un centinaio di esperti della comunità scientifica nazionale, un tavolo istituzionale, coordinato dal Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, composto dai rappresentanti dei Ministeri e di altre istituzioni rilevanti (come Protezione Civile, Anci)".
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