sabato 22 novembre 2014

VIALE MAZZINI, AMIANTO SCONFITTO SOLO AL PIANO DEI SUPERDIRIGENTI

BONIFICA E MESSA IN SICUREZZA PER INGRESSO, MENSA E UFFICI DEI VERTICI
DI TUTTO DI PIÙ
Duemila lavoratori
entrano ed escono
dalla sede Rai. 
 Gubitosi
aveva programmato
i lavori, ma i tagli
di Renzi li impediscono
Viale Mazzini, Roma,
il leggendario palazzo
della Rai, è pieno
di amianto, lavori di
messa in sicurezza e bonifica sono
stati fatti, ma soltanto per
l’ingresso principale, per la
mensa all’8° e per il “mitico” 7°
piano, quello di presidenza, direzione
generale e cda. Il resto,
amen: non ci sono i soldi.
AMIANTO? È stato fermato
tutto quando Renzi ha tolto i 150
milioni del canone. Senza risorse
non possiamo bonificare più
nulla”, Claudio Baldasseroni è il
segretario generale dello Snater,
il sindacato autonomo dei lavoratori
Rai. La sentenza Eternit lo
ha colpito profondamente, così
come il collega Piero Pellegrino,
segretario nazionale dello stesso
sindacato, da anni in prima linea
sulle questioni di sicurezza sul
lavoro in Rai: “Non ci sono soldi
davvero – rincara – e i colleghi
continuano a lavorare a viale
Mazzini in una struttura coibentata
con l’amianto; in direzione
generale è stato bonificato solo il
piano terra, cioè gli ingressi dove
passano gli ospiti e i conduttori,
mentre gli altri otto piani sono
tutti da bonificare”. In pratica
vengono tutelati i vip, mentre i
lavoratori devono sorbirsi
l’amianto”. La questione, nel
dettaglio, è un po’ diversa da come
la racconta Pellegrino. Ma, in
qualche modo, anche peggiore.
A viale Mazzini, appunto sede
della direzione generale della
Rai, che il palazzo sia pieno di
amianto lo sanno tutti e duemila
i dipendenti che ci lavorano. E il
direttore generale, Luigi Gubitosi,
aveva avviato un piano di
bonifica minuziosa dell’immo -
bile, che vale sul mercato circa 50
milioni di euro e la cui messa in
sicurezza totale sarebbe costata
alle casse dell’azienda circa la
metà del suo valore, vale a dire 25
milioni. Già erano partite le ricerche
di ditte per consentire la
gara d’appalto internazionale (la
Rai è costretta a farlo, in quanto
azienda pubblica), poi la doccia
fredda. Nonostante i previsti introiti
della quotazione di Raiway,
280 milioni circa che solo in
parte compenseranno i 150 sottratti
dal governo Renzi più il 5%
sul prossimo introito da canone
inserito nella legge di Stabilità.
Senza soldi, niente bonifica. Solo
qualche “messa in sicurezza” di
stanze particolari.
SI COMINCIA dall’ingresso,
quello principale; è stato totalmente
bonificato. Da lì entrano
ospiti e vip, ma anche gran parte
dei lavoratori in realtà. Che, certo,
poi passano dagli altri corridoi,
ma in quel punto l’amianto
era in condizioni così pericolose
da dover intervenire subito.
Dall’altra parte, il cosiddetto “in -
gresso di servizio”, invece, è rimasto
così com’era; da lì passano
i dipendenti e i dirigenti di fascia
più bassa (ci sono i tornelli) perché
quelli che lavorano ai piani
alti hanno l’ascensore diretto ai
loro uffici dall’ingresso principale.
A proposito di piani alti. A
sentire i responsabili della sicurezza
delle sedi Rai romane, “so -
no stati ristrutturati, sempre dal
punto di vista della messa in sicurezza
dell’amianto, anche alcune
parti dell’8° piano (dove c’è la
mensa aziendale e il bar) e il 7°”.
Già, il famoso “7° piano di viale
Mazzini”, terra di battaglie politiche
e di conflitto d’interessi ai
tempi del ventennio berlusconiano,
oggi sede degli uffici dei consiglieri
d’amministrazione, del
presidente, del direttore generale,
dei loro staff e del temibile “uf -
ficio legale della Rai” che con le
sue oltre 2350 cause di lavoro
(fonte: Corte dei Conti) è tra i più
preziosi” di viale Mazzini.
PIÙ SI SCENDE verso il basso,
più la questione amianto resta insoluta.
Ma c’è anche di peggio, rispetto
a viale Mazzini. C’è un luogo,
la Dear Film, sempre a Roma,
dove ci sono gli studi di alcune
trasmissioni di punta del servizio
pubblico. E dove l’allarme
amianto è ancora più serio. Pare
ci siano anche dubbi sull’effettiva
efficenza dell’impianto antincendio.
La Rai ne è conscia e con un
esborso straordinario di circa 5
milioni di euro ha cominciato a
mettere mano alla pratica, ma
con modalità che preoccupano il
sindacato. “Il progetto iniziale –
racconta Pellegrino –era di chiudere,
già da questa stagione, i primi
tre studi per lavori di bonifica
e ammodernamento, e l’anno
prossimo aprire i locali rinnovati
e chiudere per lavori gli altri tre,
in modo da tutelare i lavoratori.
Invece, le bonifiche stanno procedendo
mentre i lavoratori restano
in sede. È possibile una cosa
del genere?”. Assolutamente no.
Però, l’azienda deve andare avanti,
i soldi non ci sono anche per
studiare momentanei spostamenti
(si parlava di affittare studi
a Cinecittà) e “ci si arrangia”. “Il
paradosso vuole – sostiene Baldasseroni
che avessimo trovato
i soldi per fare le bonifiche strutturali,
lo stesso Gubitosi aveva
annunciato l’avvio del piano poi è
arrivato Renzi e i soldi se ne sono
andati…”. Ma, intanto, chi doveva
essere tutelato, è stato tutelato.
Vip, “piani alti” e dirigenti di prima
fascia. “Per tutti gli altri – as -
sicura un responsabile della sicurezza
c’è un monitoraggio della
Asl ogni due mesi; il rischio dovrebbe
essere minimo”. Però,

c’è. Pag. 6 Il fatto quotidiano 22 novembre 2014 

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