domenica 2 novembre 2014

il governo è diviso sul TAV Torino Lione l'analisi costi benefici dimostra che sono soldi buttati, preoccupati i lobbisti del cemento

IL GOVERNO È DIVISO,
SI PREPARA LO SCONTRO
SUL TAV TORINO-LIONE
GLI ESPERTI ECONOMICI DI PALAZZO CHIGI VOGLIONO
IMPORRE L’ANALISI COSTI-BENEFICI MAI FATTA. DIMOSTREREBBE
CHE SONO SOLDI BUTTATI. LOBBISTI DEL CEMENTO IN ALLARME
IL GIUDIZIO
Yoram Gutgeld
e Roberto Perotti
hanno da sempre
posizioni critiche
sulla costosa
ferrovia Italia-Francia
LA MEDIAZIONE
La legge di Stabilità
passerà senza
aggiunte, ma a gennaio
il premier dovrà
mettere una toppa
con il ministro Lupi
di Giorgio Meletti
Un tecnicismo è il detonatore
e la bomba
sta per esplodere
sulla scrivania di
Matteo Renzi. Ancora una volta
- come ai tempi di Prodi - un
governo guidato dal centro-sinistra
sta per spaccarsi sulle
grandi infrastrutture, rilanciate
con entusiasmo dal decreto
Sblocca Italia. Il tecnicismo è
una strana mossa di Rfi, la società
Fs che gestisce la rete ferroviaria.
Nel nuovo contratto di
programma con il ministero
delle Infrastrutture ha corretto
da 8,4 a 12 miliardi di euro il costo
previsto del Tav Torino-
Lione, con un’impennata
del 40 per cento. In realtà è stata
solo applicata al preventivo originario,
stilato a prezzi 2012,
l’inflazione degli anni occorrenti
alla realizzazione, calcolata
al tasso pessimista del 3,5 per
cento annuo. Tanto che Mario
Virano, commissario governativo
della Torino-Lione, ha subito
minimizzato: il costo previsto
per il governo italiano (2,9
miliardi se arriva un cospicuo
finanziamento europeo) non
aumenterà di un euro.
MA TANT'È, quel numerino
scritto da Rfi ha toccato nervi
scopertissimi. Stefano Esposito,
sostenitore acceso della Torino-
Lione – tanto da essere nel
mirino di frange violente dei No
Tav – considera la correzione
verso l’alto un siluro all’opera,
tanto da aver ottenuto per l’11
novembre prossimo la convocazione
dei vertici di Rfi alla
commissione Trasporti del Senato.
Il parlamentare piemontese
punta a stroncare subito ogni
resistenza facendo uscire allo
scoperto i frenatori delle grandi
opere. Solo che stavolta la lobby
del cemento non se la dovrà vedere
con localismi e ambientalismi,
bensì con un’agguerrita
pattuglia di economisti piazzati
proprio a palazzo Chigi.
Il Tav Torino-Lione è solo la
prima stazione di una via crucis
destinata a toccarne numerose,
soprattutto ferroviarie, come il
terzo valico Genova-Tortona, il
nuovo tunnel del Brennero e
l’alta velocità Napoli-Bari, investimenti
più celebrati che finanziati
nel decreto Sblocca Italia,
approvato alla Camera e in attesa
del voto del Senato.
Il fatto è che la tesi principale degli
oppositori della Torino-Lione
sono soldi buttati –ha sempre
convinto anche Renzi. Ancora
un anno e mezzo fa diceva:
Prima lo Stato uscirà dalla logica
ciclopica delle grandi infrastrutture
e si concentrerà sulla
manutenzione delle scuole e
delle strade, più facile sarà per
noi riavvicinare i cittadini alle
istituzioni. E anche, en passant,
creare posti di lavoro più stabili”.
Sulla Torino-Lione la bocciatura
era quasi sprezzante:
Non credo a quei movimenti di
protesta che considerano dannose
iniziative come la Torino-
Lione. Per me è quasi peggio:
non sono dannose, sono
inutili. Sono soldi impiegati male”.
Poi la politica ha imposto i suoi
prezzi e Renzi, conquistando
palazzo Chigi, ha confermato
Maurizio Lupi al ministero delle
Infrastrutture per non perdere
l’appoggio parlamentare del
Ncd e quello lobbistico del potente
e trasversale partito del cemento.
Il decreto Sblocca Italia è
stato il trionfo di Lupi e dei suoi
sostenitori, con grandi opere a
strafare e ampi varchi per cementificazioni
di ogni tipo.
Adesso però sono proprio i lobbisti
del cemento e delle imprese
di costruzione a notare con
preoccupazione che tra gli
esperti economici che Renzi ha
portato a palazzo Chigi ci sono
autorevoli avversari dello spreco
di miliardi in nome delle imprescindibili
infrastrutture. Il
più insidioso è il bocconiano
Roberto Perotti, uno che già sei
anni fa pubblicò sul Il Sole 24 Ore
rasoiate del seguente tenore:
Che cosa sarebbe più utile per
l’immagine del Paese: ripulire i
treni utilizzati da milioni di turisti
stranieri o fare una galleria
di dubbia utilità a costi esorbitanti?
(...) Nonostante i loro eccessi,
gli ambientalisti hanno ragione:
deturpare una vallata per
ridurre le emissioni dell’1% al
costo di 16 miliardi è un buon
investimento per le imprese appaltatrici,
ma non per il Paese”.
SOLDI BUTTATI, dunque, come
diceva Renzi finché ha potuto. E
come pensa un altro esperto di
palazzo Chigi, il deputato Pd ex
McKinsey Yoram Gutgeld, che
già in tempi non sospetti definiva
le nuove linee ad alta velocità
opere faraoniche, miliardarie
e inutili”. Per adesso la legge
di Stabilità andrà liscia, e vedrà
la conferma di tutti i finanziamenti
previsti per la Torino-
Lione e le altre grandi opere.
Ma lo scontro è solo rinviato.
Gutgeld e Perotti pensano
all’arma totale, a uno scherzetto
che per il partito del cemento è
come l’aglio per i vampiri: imporre
al Cipe - l’opaco comitato
interministeriale dove si fanno i
giochi per i grandi investimenti,
una cosa che in Italia nessuno ha
mai fatto, la cosiddetta analisi
costi-benefici. Un esercizio che
serve agli economisti per sapere
se si sta spendendo bene o male.
Domande come: serve davvero
questa nuova ferrovia? Quanti
posti di lavoro crea? È possibile
spendere gli stessi soldi in qualcosa
che dia risultati più interessanti?
Siccome in Italia l’analisi
costi-benefici non è mai stata
adottata, a domande del genere
si è risposto finora con slogan
come “è per la competitività” o
ce lo chiede l’Europa”. Ma oggi
l’unico argomento politicamente
solido per andare avanti
con la Torino-Lione è anche il
più antipatico: non darla vinta ai
No Tav.
IL NODO ADESSO sta per arrivare
al pettine. Già la Corte dei
Conti francese ha fatto notare
che i miliardi di euro per la nuova
ferrovia Torino-Lione sono
sostanzialmente soldi buttati.
Gli esperti di palazzo Chigi
adesso si preparano a dare una
spallata nella stessa direzione,
scommettendo che nella difficile
situazione dei conti pubblici si
potrebbero risparmiare o spendere
meglio decine di miliardi.
Per adesso l’operazione è tenuta
sotto traccia. Il momento propizio,
superato lo scoglio della
Legge di stabilità, potrebbe essere
l’inizio del 2015, per evitare
un duello con la lobby del cemento
in un momento politicamente
complicato. Nello scontro
frontale tra il partito anti-
spreco e quello del cemento
guidato da Lupi è proprio Renzi
che rischia di trovarsi schiacciato,
se non si inventa una delle
sue mosse.
Twitter @giorgiomeletti

il fatto quotidiano 2 novembre 2014

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