venerdì 19 settembre 2014

la confusione di Renzi “Decrescita felice non è recessione” QUESTIONE DI PIL

Mi stupisce che
il premier confonda
i due concetti: parliamo
di riduzione controllata
della produzione di merci
che non servono a nulla”
di Maurizio Pallante
Illustrissimo signor presidente
del Consiglio,
ho letto una sintesi del
discorso che ha pronunciato
il 16 settembre alla
Camera e per deformazione
professionale sono rimasto
colpito dal passaggio in cui ha
parlato in termini critici della
decrescita felice. So che non si
rivolgeva al sottoscritto, che
non conta nulla, ma allusivamente
a qualcuno che ha un
rilevante peso politico e a volte
ha parlato di decrescita seppure
episodicamente e in modo
non approfondito.
Mi stupisce che Lei, così
istruito e brillante, continui a
confondere il concetto di decrescita
col concetto di recessione.
Eppure nei libri di economia
è scritto chiaramente
che una crisi economica come
quella che stiamo vivendo da 8
anni, caratterizzata da una diminuzione
generalizzata e incontrollata
di tutta la produzione
di merci, si chiama recessione.
Di decrescita, nei libri
di economia non si parla,
tutt’al più si legge la locuzione
crescita negativa, come dire,
per analogia, che una persona
anziana ha una gioventù negativa.
A differenza della recessione,
la decrescita è la riduzione
controllata e guidata
della produzione di merci che
non servono a nulla o, peggio
ancora, creano danni. Per fare
un esempio, nelle case italiane,
che sono mal coibentate, si disperdono
i due terzi dell'energia
che si utilizza per riscaldarle.
Se invece di sostenere
genericamente la domanda
regalando dei soldi nel tentativo
di rimettere in moto l'economia,
o di finanziare grandi
opere che servono solo a devastare
il nostro paese e a far
guadagnare soldi a chi le realizza,
Lei e i Suoi illustri collaboratori
aveste sostenuto la
ristrutturazione energetica del
patrimonio edilizio esistente,
non solo si sarebbe rimessa in
moto la produzione e si sarebbero
creati molti posti di lavoro,
ma questi posti di lavoro
avrebbero risanato l'aria riducendo
le emissioni di CO2 e si
sarebbero pagati da sé con i
risparmi economici che consentono
di avere, senza accrescere
il debito pubblico.
TUTTI questi vantaggi si sarebbero
ottenuti, pensi un po’,
con una riduzione selettiva,
con una decrescita dei consumi
di energia che si spreca, che
non serve cioè a riscaldare le
case. Potrei farle molti altri
esempi di tecnologie più avanzate
di quelle attualmente in
uso che consentono di ottenere
gli stessi risultati.Detto questo,
nel momento in cui il botto
della ripartenza, di cui Lei
ha sproloquiato col sottotono
che La contraddistingue, era
quello di un tonfo e, invece
della crescita strepitosa dello
0,8 per cento annunciata, il
2014 farà registrare una riduzione
del -0,4 per cento (ma
negli ultimi anni le previsioni
si sono sempre rivelate sopravvalutate),
Lei si permette di dire
nel Suo discorso alla Camera
che: “La decrescita è felice
solo per chi non ha mai visto in
faccia un cassintegrato, non ha
mai visto un imprenditore andare
in banca e vedersi respingere
una richiesta di fido, non
ha sentito lo strano odore di
una fabbrica chiusa”. Chi deve
abbassare gli occhi davanti a
un cassintegrato e a un imprenditore
cui è stata respinta
in banca una richiesta di fido è
Lei, sono i Suoi illustri collaboratori
e i Suoi illustri predecessori,
perché sulla crescita
avete fatto solo delle grandi
chiacchiere – a Lei sulle chiacchiere
non La batte nessuno –
ma, pur avendo le leve del potere
ed essendo convinti che la
crescita sia la soluzione dei loro
problemi, non siete stati capaci
di far ripartire l'economia.
Sono sette anni che dichiarate
di vedere la luce in fondo al
tunnel e quando i fatti regolarmente
vi hanno smentito,
avete avuto la faccia tosta di
ripetere che se l'economia non
era ancora ripartita come avevate
previsto, prevedevate che
sarebbe comunque ripartita
nei prossimi mesi. Ho preparato
un elenco delle vostre
chiacchiere a vuoto e se il giornale
che ospita questa mia lettera
aperta, mi concederà lo
spazio, le richiamerò alla memoria
collettiva. Mi permetta
inoltre di aggiungere che strani
odori non ne ho mai sentiti
provenire dalle fabbriche
chiuse, ma solo da alcune fabbriche
aperte dove, per far crescere
la produttività non si è
avuto nessuno scrupolo a utilizzare
processi produttivi che
hanno avvelenato non solo l'aria,
ma anche i suoli e il ciclo
dell'acqua. Ma facevano crescere
il Prodotto interno lordo,
e tanto bastava.
Io credo, illustre presidente del
Consiglio, che il progresso non
consista nel produrre sempre
di più, ma nel produrre bene,
nella capacità di sviluppare
tecnologie più evolute che ci
consentono di accrescere l'efficienza
dei processi produttivi,
cioè di ridurre progressivamente
il consumo di materie
prime e l'impatto ambientale
dei processi produttivi.
MENO E MEGLIO. A uno che si
dichiara cattolico ed è cresciuto
tra gli scout, non dovrebbe
essere necessario ricordare
queste semplici regole di vita.
A uno, che pur avendo avuto
questa formazione, gongola
perché il Prodotto interno lordo
cresce se si inseriscono nel
suo calcolo la prostituzione, il
contrabbando e la droga, suggerisco
di ricordare alle forze
dell'ordine che ogni carico di
droga sequestrato comporta
una decrescita selettiva ed è
una stilettata al suo cuore generoso
nei confronti dei cassintegrati
e degli imprenditori

che si vedono rifiutare un mutuo. il fatto quotidiano 19 settembre 2014 

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