martedì 26 agosto 2014

Taranto dopo l’Ilva, il piano dei Verdi BONELLI MANDA A RENZI IL PROGETTO DI RICONVERSIONE CHE PUÒ GENERARE 35 MILA POSTI DI LAVORO


OLTRE L’ACCIAIO
La città potrebbe
rinascere imitando
Bilbao e Pittsburgh:
zona No Tax
per attirare investimenti
ecosostenibili
di Francesco Casula
Taranto
Ifondi sequestrati dalla magistratura milanese
ai Riva non vanno usati per il risanamento degli
impianti, ma per la bonifica dei suoli inquinati
dall’Ilva”. Lo sostiene Angelo Bonelli, co-portavoce
nazionale dei Verdi e consigliere comunale
del capoluogo ionico durante una conferenza nella
quale ha illustrato il suo progetto per la riconversione
industriale della città secondo il modello
già seguito in altri centri come Bilbao o Pittsburgh.
Un progetto, inviato al presidente del Consiglio
Matteo Renzi, che prevede l’istituzione per
5 anni di un’area “No Tax” a favore di imprese e
attività produttive “non insalubri”.
Bonelli e il movimento “Taran -
to Respira” indicano come destinatari
delle agevolazioni fiscali
imprese che si occupino di
ricerca nel settore della green
economy , dell’innovazione,
dell’efficienza energetica, del
terziario e anche dell’edilizia per
il recupero del centro storico di
Taranto che giorno dopo giorno
si sgretola tra incuria e degrado.
Nel documento consegnato alla
stampa si parla di riduzione delle
accise e degli oneri di sistema
su benzina, gasolio e bollette, tagli fino al 50 per
cento di Irap e Ires, contributo alle aziende per la
costruzione di nuove strutture fino a un massimo
di 500 mila euro. Non solo. Il co-portavoce dei
Verdi, infatti, chiede l’istituzione di un fondo per
il sostegno dell’agricoltura, duramente colpita a
seguito delle emissioni nocive dell’Ilva, ma soprattutto
propone la “riqualificazione, la trasformazione
e rigenerazione urbana e ambientale, a
partire dai suoli contaminati, con un gruppo operativo
di urbanisti, architetti coordinati da Renzo
Piano”. Una serie di cantieri, quindi, che secondo
Bonelli garantirebbe 35 mila nuovi posti di lavoro
per circa sette anni.
E i fondi? Secondo l’ambientalista sono cinque le
strade da seguire per le coperture: un contributo
per 10 anni grazie a un prelievo
dello 0,7 per cento sui redditi
compresi tra 120 mila e 250 mila
e pari a 1 per cento per quelli superiori
a 250 mila euro; lo storno
del prezzo di 12 aerei F-35 pari a
oltre 1,5 miliardi di euro; l’im -
posizione di 1 centesimo come
accisa sui carburanti per 10 anni;
fondi statali per le bonifiche
da aggiungere a quelli già stanziati
e, infine, il recupero dei
fondi regionali per la costruzione
di una piattaforma logica collegata
al porto ionico. “Il capoluogo
ionico – spiega Bonelli
non può continuare a
essere la discarica dei veleni
italiani. Guardando a importanti
progetti come quelli
di Bilbao e Pittsburgh, noi
proponiamo un piano di riconversione,
a partire da
agevolazioni fiscali e burocratiche
che saranno direttamente
proporzionali ai livelli
di nuovi occupati”. Infine,
il leader dei Verdi ha spiegato che l’esistenza
dell’area a caldo dell’Ilva, quella composta dai sei
reparti sequestrati dal gip Patrizia Todisco il 26
luglio 2012, è “incompatibile con la città e la salute
della sua popolazione” e quindi è necessario prevederne
la chiusura”. Ma oltre all’Ilva, Bonelli ha
definito incompatibile anche “Tempa Rossa”: il
progetto dell’Eni avallato dai ministeri dell’Am -
biente e dello Sviluppo lo scorso 17 luglio nonostante
tre giorni prima il consiglio comunale avesse
ufficializzato il suo no al potenziamento della
raffineria. Un progetto che prevede l’assunzione
di 53 operai per 24 mesi e che alla fine della costruzione
dei due mega-serbatoi per lo stoccaggio
del greggio proveniente dalla Basilicata produrrebbe,
secondo la stessa Eni, l’aumento delle
emissioni del 12 per cento l’anno.  il fatto quotidiano 26 agosto 2014

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