domenica 31 agosto 2014

Rinnovabili: in India si sperimenta l’energia low cost

d | 31 agosto 2014 Barsana è un piccolo villaggio agricolo dello stato dell’Uttar Pradesh, India. Lungo le sue strade poloverose si animano mucche, meracatini, sari colorati. Tutto parrebbe normale, se non fosse che Barsana vive una sua personale piccola-grande rivoluzione energetica. Da qualche mese a questa parte infatti c’èun proliferare di pannelli fotovoltaici installati sui tetti a generare energia dal sole. E’ energia economica, distribuita, facile, a portata di tutti. Sono scene che si ripetono in tutta l’India meridionale e da un po anche nell’Africa sub-sahariana.
Più di un miliardo di persone, nel 2014, non ha accesso a fonti di energia stabili. Questo impedisce le più basilari funzioni quotidiane che noi occidentali tendiamo a dare per scontate, impedisce lo sviluppo di attività economiche, delle comunicazioni, di assistenza medica, di refrigerazione delle merci.
D’altro canto, l’organizzazione mondiale della sanità stima che ogni anno circa 4 milioni di persone muoiano a causa dell’esposizione a fonti energetiche ad alto impatto ambientale usate per cucinare o per illuminazione, come il kerosene o il diesel. La luce generata da candele e da lampade ad olio è poco adatta alla lettura, agli studi o a qualsiasi forma di commercio notturno. A volte ci possono anche essere incendi involontari. E’ evidente che ci vuole qualcosa di meglio.
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Per tanti anni, l’approccio dell’India è stato per lo stato di costruire mega-centrali alimentate a carbone, a gas, a petrolio. La rete elettrica però ha bisogno di manutenzione, che non sempre c’è, e cosi ogni tanto interi quartieri perdono l’elettricità. Per molti la domanda “c’è o non c’è la luce” è una incognita giornaliera. Nel 2012 una serie di fallimenti del sistema portò il buio a circa 700 milioni di persone. 
Nonostante tutto, circa 400 milioni di indiani sono ancora senza elettricità.
Il nuovo governo indiano ha però deciso di cambiare rotta e di affidarsi all’energia distribuita, low cost ed indipendente. Il sole. A maggio del 2014, il primo ministro Narenda Modi ha infatti annunciato un programma per portare almeno la più basilare forma di illuminazione a tutte le case indiane entro il 2019. Qual è questa forma di illuminazione? Lampadine, alimentate dal sole.
E no, non ci vogliono mega investimenti. Hanno escogitato un sistema facile. Basta un telefonino. Una partnership privata-pubblica infatti installa pannelli solari sui tetti delle case o su edifici pubblici. Chi sta dentro, quando vuole l’elettricità, digita un codice apposito e voilà, la luce in casa si accende. Si paga in proporzione a quanto si usa e le tariffe sono accessibili a tutti.
L’idea di usare le rinnovabili per villaggi remoti del mondo in via di sviluppo non è nuova, ma spesso icosti erano proibitivi. Le cose sono cambiate con l’avvento di tecnologie LED migliori, e di abbassamento dei prezzi sia di pannelli che di batterie. La rete elettrica non serve più.
L’Uttar Pradesh è considerato il cuore di questo esperimento, essendo uno dei più’ grandi e più poveri di tutta l’India.
La parte privata della partnership con il governo si chiana Simpa ed è una ditta nata nel 2011. In soli tre anni è raddoppiata in numero di impiegati e si stima che entro il 2014 si arriveranno a circa 75,000 persone servite.
Un’altra delle ditte coinvolte è la OMC power che gestisce mini impianti solari, di circa 40 kilowatt l’uno che sono usati per ricaricare batterie, telefonini e lanterne LED per illuminazione. Uno può abbonarsi al servizio per circa 120 rupie al mese (poco più di un euro) e ogni giorno ricevere la sua bella lanterna carica al mattino e restituire quella scarica del giorno prima. Il kerosene costerebbe circa il doppio – e ovviamente inquinerebbe molto di più.
La OMC è passata da un impianto di energia solare nel 2011 a varie decine nel 2014. Per la fine di quest’anno contano di arrivare fino a cento impianti. Il successo è palpabile: i negozi sono aperti più a lungo, i soldi risparmiati dal kerosene possono essere usati per altri commerci. Le lampade vengono usate per mungere le mucche prima dell’alba, le donne che fanno i sari hanno a disposizione luce migliore quando cuciono la sera, i ragazzini possono leggere e studiare anche dopo il calar del sole.
L’Agenzia Internazionale per l’Energia si è posta come obiettivo quello di far arrivare l’elettrcità in tutto il mondo nel 2030. Per arrivare a questo obiettivo sarebbero necessary investimenti pari a $48 miliardi di dollar l’anno.
Sono tanti soldi? 
Beh, ogni anno si spendono circa $37 miliardi di dollari solo per l’elettricità da kerosene. D’altro canto, l’industria del petrolio e del gas riceve ogni anno circa $500 miliardi di dollari sottoforma di sussidi governativi e sconti fiscali. Exxon Mobil e compari ne hanno proprio bisogno? 
Nell’Uttar Pradesh è arrivata una tempesta. E’ andata via la luce a quasi tutto il vicinato, come succede sempre in tempo di monsoni. Ma il signor Singh è un cliente della Simpa. Digita il suo codice. La Simpa verifica che è tutto in regola con i pagamenti. La luce bianca e pulita si accende magicamente sul futuro.
Qui l’esperimento in Gujarat – canali da irrigazione coperti da panelli solari http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/08/31/rinnovabili-in-india-si-sperimenta-lenergia-low-cost-2/1103635/

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