domenica 3 agosto 2014

l'aggressione cancerogena delle centrali a biogas e biomasse nella provincia di Latina nella fase 3

La prima fase è stato un piano studiato a tavolino coinvolgendo pezzi e arti importanti delle istituzioni a vario livello (regione, provincia, comuni), professionisti, società e associazioni, piazzando il maggior numero di centrali a biogas e biomasse. Complice la normativa regionale del Lazio una delle più permissive in Italia e la solita impreparazione / complicità delle istituzioni locali. Il caso eclatante della provincia di Latina è la legambiente che non solo è favorevole a questi impianti, ma ne è addirittura in società tramite la Escolazio o la società Sorgenia.
La seconda fase è stata sempre la reazione dei cittadini, spesso riuniti in comitati che, come sanno bene nella commissione ambiente al parlamento europeo, dimostrano di conoscere tecnicamente, economicamente, dal punto di vista sanitario, sociale, dell'occupazione, delle normative, delle potenzialità del territorio, dell'impatto ambientale le varie questioni ad un livello scientifico tale che supera l'incapacità / complicità delle istituzioni e dei suoi rappresentanti. Come spesso succede poi i vari rappresentanti delle istituzioni sposano tesi diverse (ovviamente a favore dell'una o dell'altra tecnica, dell'impianto di compostaggio o del Tmb, della discarica o dell'inceneritore, delle centrali a biogas o biomasse) ma mai a favore della programmazione, tutela, valorizzazione del territorio, delle aziende che avrebbero risposto alle esigenze del territorio oppure creato indotto. Quando la protesta e l'informazione dei comitati e dei cittadini che come sempre hanno dovuto difendersi da chi li dovrebbe difendere (le istituzioni e i suoi rappresentanti) la dichiarazione esemplare dell'assessore provinciale all'ambiente della provincia di Latina "siamo preoccupati per l'informazione libera, contraria, alle centrali a biogas e biomasse perchè in provincia ne dobbiamo costruire parecchie". Talmente eclatante le baggianate dei fautori di centrali dall'impatto devastante nel territorio, come dimostrano documenti scientifici, evidente l'interesse economico di alcuni di coloro che le difendono (essendone in società), dimostrando che proprio dagli studi della provincia della disponibilità delle biomasse non è possibile aumentare di 10 o di 100 volte tale disponibilità come vorrebbero far credere biogassisti - biomassisti - cancerogeni tali progetti hanno iniziato a subire duri colpi.Uno dei progetti esemplari di Maenza sembra che non verrà mai realizzato, il comune di Sabaudia pare abbia dato lo stop ad almeno 3 centrali. Uno de La Chiesuola a Latina è stato fermato con un semplice parere urbanistico. Un altro a Maenza è stato diffidato semplicemente avendo verificato che, secondo il comune, non erano state applicate le norme semplici e basilari del testo unico in materia di edilizia. Senza contare che nel frattempo tutti i controlli alla centrale modello in località Borgo Santa Maria, una di quelle partecipate da Legambiente tramite EscoLazio, hanno evidenziato che non sono in regola e non rispettano i parametri delle emissioni in atmosfera e nelle falde. Tanto che la società ha dovuto addirittura presentare una perizia giurata di variante. Sembra inoltre che abbia "funzionato" (tanto per dire) qualche anno senza il relativo CPI...Adesso la fase 3, quella dei ricorsi, delle richieste di risarcimento oppure delle lettere del tipo: attento sindaco o amministrazione o funzionario, se non mi approvi il progetto, se mi sospendi la produzione dovrai pagare...Quindi la fase 3 è quella delle carte bollate. Nella provincia di Latina dove nel passato si sono fatti ponti d'oro, regalati terreni edificabili, stabilimenti, concesso finanziamenti per aziende morte in partenza o che sono scappate o che stanno scappando con il bottino lasciando cattedrali nel deserto e migliaia di disoccupati sul lastrico, quella degli avvertimenti di richiesta dei danni o dei ricorsi è il migliore biglietto da visita. Quale amministrazione o cittadini non desidera che si insedino nel proprio territorio le aziende che non solo non vogliono il dialogo, che impongono progetti incompatibili senza sentire ragioni o richieste di adeguamento, ma addirittura che lasceranno tra 20 anni o meno l'ennesimo sito inquinato da veleni, senza nessuna garanzia di smantellamento sufficiente. Perchè non è accettabile una polizza fideiussoria sottoscritta da chi non ne ha titolo, secondo la Banca d'Iitalia o per un periodo di tempo ridicolo. La quarta fase dimostrerà se le istituzioni si sono ravvedute, se stanno in difesa del territorio o dei cittadini oppure se sono ignavi o complici di chi il territorio vuole finire di distruggerlo

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