venerdì 25 luglio 2014

Che fine ha fatto la desecretazione dei documenti sui rifiuti e sulla morte di Alpi e Hrovatin?

Il segreto di Stato resiste a Renzi e Boldrini

Il premier e la presidente della Camera avevano promesso la pubblicazione rapida dei dossier su Ilaria Alpi e i traffici di veleni: "Saranno resi noti entro maggio" avevano detto. Ma finora la promessa è rimasta sulla carta e solo pochi fascicoli sono stati desecretati di Andrea Palladino 


Un “muro di silenzio”, lungo 20 anni. Da abbattere, segreto dopo segreto. L’hanno chiamata la più “grande operazione di discovery della storia repubblicana”, annunciando - in tandem, la presidenza della Camera e il governo - l’apertura degli archivi. Traffici di rifiuti, traffici di armi, terrorismo, l’esecuzione di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin: questi i dossier ancora coperti da omissis che Matteo Renzi e Laura Boldrini si erano impegnati lo scorso marzo a rendere pubblici. Una promessa per ora rimasta, sostanzialmente, sulla carta, con la stragrande maggioranza dei dossier ancora segreti. Palazzo Chigi e i vertici di Montecitorio avevano promesso rapidità: “entro la prima settimana di maggio”. Invece si è sostanzialmente fermi. Colpa solo dei “tempi tecnici”, assicurano dall’ufficio di presidenza della Camera dei deputati, che a metà giugno ha ricevuto una lettera di Matteo Renzi con il via libera definitivo alla declassificazione.
"La vita della democrazia italiana è stata tormentata da stragi da parte della mafia, del terrorismo e di settori deviati delle istituzioni. Abbiamo il dovere di fare giustizia, per questo chiedo con forza l'abolizione completa e definitiva del segreto di Stato per questo tipo di reati". Così il presidente della Camera Laura Boldrini dal palco allestito in piazza Duomo a Milano per le celebrazioni del 25 aprile (di Antonio Nasso)

La documentazione pubblicata lo scorso maggio dall’archivio della Camera dei deputati è però meno del 5% dei fascicoli riservati custoditi negli armadi delle commissioni rifiuti e d’indagine sull’agguato del 20 marzo 1994 contro i due giornalisti Rai. Ottantasei fascicoli, meno di una decina dedicati al caso Alpi, su un totale di almeno 2500 documenti sottoposti a segreto, provenienti, in buona parte, dall’Aise, l’agenzia dei servizi esterni.

Un primo catalogo era stato compilato da Greenpeace Italia, che - lo scorso marzo - ha pubblicato l’indice dell’archivio sulle navi dei veleni della commissione d’inchiesta sui rifiuti della scorsa legislatura, presieduta da Gaetano Pecorella. Solo in questo elenco è possibile contare più di 700 documenti acquisiti nel corso dei lavori parlamentari, non divulgabili. Ma l’elenco non finisce qui. Il 5 maggio la presidente della Camera dei deputati Laura Boldrini aveva divulgato i numeri ufficiali dei dossier in via di desecretazione: “361 atti prodotti direttamente dall’Aisi (l’ex Sisde, ndr), oltre 2100 dell’Aise, 67 di altri enti”.

I tempi che erano stati indicati dalla presidente della Camera sono stati ampiamente superati: “La valutazione dei contenuti sara' completata al massimo entro i primi di giugno”, aveva assicurato con un comunicato stampa Laura Boldrini, riferendo il contenuto di una prima lettera arrivata dal premier Matteo Renzi il 5 maggio scorso. Ad aprile il sottosegretario con delega ai servizi Marco Minniti aveva annunciato tempi ancora più brevi: “Stiamo lavorando alla declassificazione degli atti relativi a Ilaria Alpi, rispondendo così a una precisa richiesta della presidente della Camera Laura Boldrini; pensiamo di concludere questo lavoro entro la prima settimana di maggio”.

Oltre alla documentazione proveniente dai servizi e dall’esecutivo negli archivi delle commissioni parlamentari sono ancora sottoposte a segreto moltissime audizioni. Per quanto riguarda l’inchiesta sulla morte di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, fonti qualificate riferiscono che vi sarebbero più di trenta testimonianze ancora sottoposte a segreto. Si tratta soprattutto di testimoni somali, utilizzati riservatamente dall’allora presidente della commissione d’inchiesta Carlo Taormina. Un nodo estremamente delicato, in attesa di essere valutato dall’ufficio di presidenza della Camera. 

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Cosa è accaduto nel frattempo? Dall’ufficio di presidenza della Camera dei deputati fanno sapere che “è in corso un tavolo tecnico per il riscontro degli indici” e che “vi sarà a breve un ufficio di presidenza che dovrà elaborare le modalità di richiesta e accesso agli atti”. “Serve tempo per valutare un’enorme mole di carte”, assicurano. Tra una settimana l’archivio storico chiuderà i battenti per l’intero mese di agosto, e forse se ne riparlerà dopo la pausa estiva. Anche i segreti vanno in vacanza.

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