martedì 22 luglio 2014

Carbone, la centrale di Vado della Tirreno Power deve restare chiusa, nessun progetto serio anti inquinamento

IL GIUDICE: “NESSUN PROGETTO SERIO ANTI-INQUINAMENTO”. RESPINTA LA RICHIESTA DELLA TIRRENO POWER, DIFESA DALLA SEVERINO
PROMESSE NON MANTENUTE
Patologie respiratorie e morti in aumento
Il gip: togliendo i sigilli allo stabilimento
si autorizza la ripresa di un’attività criminosa”
di Mario Molinari
e Ferruccio Sansa
Savona
Il progetto della società (Tirreno Power) non
può ritenersi né serio, né concreto”. Così il
gip savonese Fiorenza Giorgi boccia la richiesta
di togliere i sigilli alla centrale a carbone di Vado
Ligure. Quelle ciminiere, cresciute in mezzo alle
case, dove ogni giorno venivano bruciate cinquemila
tonnellate di carbone. Un impianto intorno
al quale da anni, troppi, si è scatenata la
battaglia tra gli abitanti preoccupati per le proprie
condizioni di salute e gli industriali, i sindacati,
i partiti politici di sinistra e di destra (con
l’eccezione di M5S, Verdi e Sel) che si erano
invece schierati dalla parte di Tirreno Power. O
tacevano. Una vicenda che il Fatto Quotidiano
segue da anni.
MA LE NOVE PAGINE di motivazioni del gip
contengono passaggi che meriterebbero di essere
letti da tutti: “Con questo
progetto – aggiunge Giorgi –
vengono indicati come realizzabili
(di più, il gestore si impegna
a porli in essere) interventi
manutentivi ed organizzativi
che per il passato lo stesso
aveva definito impossibili”.
Ancora: “È evidente che, pur tenendo conto del
problema della tutela dei livelli occupazionali,
questo giudice non può consentire la ripresa di
un’attività che per almeno due anni sarà svolta al
di sopra delle performances ambientali richieste
e per la quale, anche successivamente, non sussiste
alcuna seria garanzia”. Insomma, conclude
il gip: se si autorizzasse la centrale a togliere i
sigilli “non si farebbe altro che autorizzare la ripresa
di un’attività criminosa”.
La centrale, quindi, non apre. Un sospiro di sollievo
per gli abitanti, perché a Vado e Quiliano da
giorni non si parlava d’altro: “Vieni a vedere le
mie lenzuola stese. Guarda. Da
quando la centrale è stata sequestrata
non c’è più quella
polvere nera che da trent’anni
ci trovavo sopra ogni mattina.
E se non c’è qui, quella maledetta
polvere, non è neanche
nei miei polmoni”, ti dicevano i
membri dei comitati, i semplici
cittadini invitandoti a entrare nelle loro case. A
convincere il magistrato non sono state le lenzuola,
ma le perizie dove si parla di patologie
respiratorie di bambini causate dalla centrale che
andrebbero da un minimo di 353 a un massimo
457. Per non dire dei 94 (o addirittura 129) ricoveri
di bambini per asma. Dei ricoveri di adulti
per malattie respiratorie e cardiache (da 1.675 a
2.097). Delle morti per malattie cardiovascolari
(da 251 a 335) o respiratorie (almeno 103).
Di fronte a questi dati, le soluzioni proposte da
Tirreno Power non sarebbero state “né serie, né
concrete”. Così è stata respinta l’istanza di dissequestro
presentata da uno
staff di legali coordinati dal’ex
ministro Paola Severino, specializzata
nella difesa dei potenti.
Certo, il procedimento penale
andrà avanti. Così come le polemiche.
L’Unione Industriali
sostiene a spada tratta le ragioni
della centrale. Ieri il presidente
Elio Guglielmelli ci è andato
giù pesante: “Ancora una volta
spiace vedere che gli sforzi della
Società, che negli ultimi mesi si
è costantemente assunta impegni
importanti per venire incontro
alle richieste delle istituzioni,
non siano stati tenuti nella giusta considerazione.
È indubbio che le ricadute negative,
sotto il profilo economico, occupazionale e produttivo,
saranno pesantissime”.
INSOMMA,sempre al fianco della centrale a carbone.
Anche se c’è chi fa notare qualche conflitto
di interessi. Tra i passati presidenti dell’Unione
industriali ci fu chi con le proprie società aveva
lavorato per Tirreno Power. Mentre il numero
due dell’Unione era Giovanni Gosio, manager
della centrale oggi indagato.
Gli industriali si dicono preoccupati per l’occu -
pazione, ma un passaggio dell’ordinanza del Gip
solleva dubbi: “Vale infine la pena di fare un’ul -
tima annotazione circa le reali intenzioni del gestore
(Tirreno Power, ndr): dai piani approvati
nei cda del 2013 - sostiene il magistrato - emerge
come il business plan esaminato e approvato
non avesse considerato investimenti non solo
per la costruzione del nuovo gruppo a carbone,
ma neppure per l’ambientalizzazione dell’unità a
vapore…e come avesse previsto il licenziamento,
fra il 2014 e il 2016, di 120 dipendenti”, più
altri 11 in seguito.
Insomma, secondo le parole del gip, la società
non sembrerebbe molto preoccupata di difendere
l’occupazione e nemmeno l’ambiente. Ma
la classe dirigente di Savona, industriali in testa,

le stanno sempre al fianco. il fatto quotidiano 22 luglio 2014

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