martedì 17 giugno 2014

Il favore del governo agli inquinatori NELL’ULTIMO DECRETO ARRIVA IL SILENZIO ASSENSO PER LE BONIFICHE A BENEFICIO DI IMPRESE COME L’ILVA

FARLA FRANCA
La denuncia di Bonelli (Verdi): “In Italia il principio del
chi inquina paga non viene mai applicato e c'è sempre
il tentativo di rendere meno costoso l'intervento per l'impresa”
di Stefano Feltri
Bonifiche più rapide e disinvolte a tutto beneficio
delle imprese che hanno inquinato,
un po' di nomine ministeriali, qualche favore
ai militari e un misterioso riferimento a
Expo 2015. I provvedimenti adottati dal governo
nel Consiglio dei ministri di venerdì ancora
non sono ufficialmente consultabili: come
spesso accade, anche con l'esecutivo di Matteo
Renzi, passano giorni o settimane tra gli annunci
e la presentazione delle norme concrete.
Ma il Fatto ha potuto leggere l'ultima versione
del decreto legge sulla Pubblica amministrazione,
dedicato alle “Misure urgenti per l'efficientamento
della Pa e per il sostegno dell'occupazione”,
datato “12 giugno ore 24”. La
parte dedicata all'ambiente ha suscitato parecchie
perplessità in Angelo Bonelli, il segretario
del Verdi. Prendiamo l'articolo 116: in nome
del “contenimento della spesa pubblica e dell'incremento
dell'efficienza procedimentale”, il
numero dei membri della Commissione tecnica
di verifica dell'impatto ambientale (la
commissione Via) scende da 50 a 40. La Commissione,
guidata oggi dall'ingegnere Guido
Monteforte Specchi, si occupa di determinare
l'impatto ambientale delle opere, piccole e
grandi, prima che si aprano i cantieri. Il governo
risparmierà qualcosa sui gettoni di presenza,
ma l'effetto più immediato è che bisognerà
rinominare tutti i membri, un'opportunità
di spoils system in un organismo in cui in
teoria la pratica non era consentita.
Ma è l'articolo 117 quello critico che riguarda i
terreni inquinati da bonificare, quelli di interesse
nazionale più quelli locali, dall'Ilva di Taranto
alla Saras di Sarroch. La disciplina introdotta
dal governo Renzi funzionerà così:
l'impresa che è stata obbligata per legge a bonificare,
cioè a farsi carico dei costi necessari a
rimediare ai danni da inquinamento che ha
prodotto, presenta il piano di bonifica all'Arpa,
l'autorità ambientale regionale. Se l'Arpa non
risponde entro 45 giorni, vale la regola del silenzio-
assenso. Tradotto: basta qualche lungaggine
burocratica e chi ha causato gravi danni
se la caverà alle proprie condizioni. “In Italia
il principio del chi inquina paga non viene mai
applicato e c'è sempre il tentativo
di rendere meno costoso
l'intervento per l'impresa”,
dice il leader dei Verdi Bonelli.
Non solo: se l'Arpa risponde
con un giudizio negativo, poi
l'impresa ha 45 giorni per presentare
le integrazioni al piano
giudicato carente.
E se l'azienda
non rispetta la
scadenza? Nessuna
sanzione.
Sempre nell’articolo
117 vengono fissati requisiti più blandi di
quelli normali per le aree inquinate dai militari,
tipo il poligono di Quirra in Sardegna.
Poi c’è un riferimento misterioso all’Expo
2015. All’articolo 68 c’è un rimando alla legge
98 del 2013 che parla dell’assegnazione delle
risorse ad alcune grandi opere. Il decreto di
Renzi prevede di rafforzare il fondo della legge
98 con 1 o 2 miliardi di euro e la possibilità di
aggiungere a questo elenco. Nell’ipotesi B
(stanziamento da 1 miliardo) parte delle risorse
andranno a non meglio precisati “ulteriori risorse
completamento interventi Expo”. Non è
necessario fornire dettagli, tanto l’idrovora del
grande evento milanese non ha di sicuro finito
di inghiottire denaro pubblico


il fatto quotidiano 17 giugno 2014

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