domenica 22 giugno 2014

Abc, l’esperimento democratico di Napoli La società che gestisce il servizio idrico ha uno statuto sociale ed ecologico

Il Manifesto, Venerdì 20 Giugno 2014

Abc, l’esperimento democratico di Napoli
La società che gestisce il servizio idrico ha uno statuto sociale ed ecologico e una governance fondata sulla partecipazione. E sfida le resistenze della finanza e dell’informazione

di Ugo Mattei

La crisi indu­striale richiede un nuovo inter­vento pub­blico e riporta all’ordine del giorno la que­stione del governo demo­cra­tico dell’economia. Ma — come ci ricor­dano i casi di poli­ti­che sba­gliate e di cor­ru­zione — non basta dare potere e risorse a sog­getti pub­blici per risol­vere i pro­blemi: serve un con­trollo demo­cra­tico e forme di gestione rivolte a tute­lare l’interesse collettivo.

La sta­gione dei beni comuni — refe­ren­dum sull’acqua, occu­pa­zione dei tea­tri, costi­tuente per i beni comuni — ha radi­cal­mente posto in discus­sione la dico­to­mia tra pub­blico (Stato) e pri­vato (mer­cato), e in par­ti­co­lare la ridu­zione della que­stione demo­cra­tica alle isti­tu­zioni del primo. Certo, la cri­tica alla rap­pre­sen­tanza non poteva che rivol­gersi prin­ci­pal­mente alle isti­tu­zioni poli­ti­che pub­bli­che: la «ripub­bli­ciz­za­zione» dell’acqua e degli altri ser­vizi di inte­resse eco­no­mico gene­rale non può coin­ci­dere con un ritorno a un pub­blico buro­cra­tico, gerar­chico e ver­ti­cale. Ma la que­stione demo­cra­tica si pone natu­ral­mente anche nelle sedi eco­no­mi­che, e non più sol­tanto in quelle politiche.

In que­sto qua­dro ho seguito l’importante esem­pio di tra­sfor­ma­zione dalla veste pri­va­ti­stica (Spa) a quella pub­bli­ci­stica (Azienda spe­ciale) avve­nuto a Napoli, dove l’acquedotto, un ser­vi­zio a voca­zione indu­striale con fat­tu­rato ben supe­riore ai 100 milioni di euro e con un numero di dipen­denti dell’ordine del mezzo migliaio è stato defi­ni­ti­va­mente tra­sfor­mato in Azienda Spe­ciale ABC (Acqua Bene Comune) nell’aprile del 2013, pro­po­nen­dosi come modello (finora non seguito) di ottem­pe­ranza fedele al refe­ren­dum di tre anni fa.

Sul piano teo­rico, il pro­cesso non poteva essere più lim­pido e cri­stal­lino. L’Azienda Spe­ciale ai sensi del Testo unico sugli enti locali è dotata di piena auto­no­mia sta­tu­ta­ria. Lo sta­tuto è il vero Dna di ogni sog­getto eco­no­mico per­ché deter­mina i com­por­ta­menti degli ammi­ni­stra­tori, per­ciò tutto sta nell’adottarne uno coe­rente con la natura di bene comune del ser­vi­zio idrico. Lo sta­tuto di ABC dovrebbe vin­co­lare così gli ammi­ni­stra­tori (per due quinti espres­sione del «mondo ambien­ta­li­sta») ad un governo dell’acqua come bene comune, ossia ad uno spi­rito eco­lo­gico, con­te­stuale, soli­da­ri­stico, gene­ra­tivo e senza fini di lucro.

Si supera così la natura tipi­ca­mente estrat­tiva, di breve periodo, ver­ti­cal­mente azien­da­li­stica e «for pro­fit» delle Spa (indi­pen­den­te­mente dal fatto che l’azionariato sia pub­blico o pri­vato). Il bene comune ser­vi­zio idrico non è fra­zio­nato in azioni, per loro natura age­vol­mente alie­na­bili, sic­ché il valore d’uso torna a pre­va­lere strut­tu­ral­mente su quello di scam­bio e la pri­va­tiz­za­zione è dav­vero scongiurata.

Fatta que­sta scelta, occorre affron­tare il pro­blema per cui insieme allo «scopo di lucro» si rischia di per­dere i ser­vigi della sola «agen­zia» capace di misu­rare l’efficienza azien­dale, ossia «il mer­cato». È quindi essen­ziale sosti­tuire il «con­trollo del mer­cato» con «il con­trollo della par­te­ci­pa­zione», o meglio affian­care il secondo al primo, alle­stendo una sorta di par­la­men­tino dell’acqua (il Comi­tato di sor­ve­glianza) che a regime dovrebbe dotarsi dei mezzi tec­nici (per esem­pio una matrice dei beni comuni) ido­nei a garan­tire che il governo eco­lo­gico e sociale non dege­neri in col­lo­ca­mento del nipote scemo del potente di turno.

Que­sta com­bi­na­zione di sta­tuto eco­lo­gico e sociale con gover­nance fon­data sul con­trollo par­te­ci­pato dell’operare degli ammi­ni­stra­tori è sicu­ra­mente la chiave di volta del nuovo governo demo­cra­tico dell’economia di cui ABC si pro­pone come modello. Ovvia­mente, è neces­sa­rio molto lavoro teo­rico e pra­tico che non può essere por­tato avanti in soli­tu­dine, sic­ché ABC ha pro­mosso a livello nazio­nale Feder­com­mons asso­cia­zione che cerca di legare fra loro le oltre due­mila aziende di ser­vizi ancora inte­ra­mente in pro­prietà pub­blica il cui valore, dell’ordine di ben 500 miliardi (stime dell’Imf), costi­tui­sce la vera preda delle pros­sime rapaci privatizzazioni.

Infatti se a Napoli abbiamo alle­stito il par­la­men­tino dell’acqua, com­po­sto di cin­que lavo­ra­tori eletti, cin­que utenti sor­teg­giati, cin­que com­po­nenti del con­si­glio comu­nale e cin­que rap­pre­sen­tanti dei movi­menti ambien­ta­li­sti (oltre all’assessore con delega all’acqua) nulla vieta di imma­gi­nare altrove un par­la­men­tino della spaz­za­tura, uno dei tra­sporti, uno della scuola, uno della Rai, in modo da atti­rare al governo dell’azione pub­blica intesa come bene comune le migliori ener­gie della cit­ta­di­nanza attiva.

È pre­sto per valu­tare i nostri risul­tati anche per­ché come pre­ve­di­bile scon­tiamo non poca resi­stenza su diverse linee. Intanto, la ripub­bli­ciz­za­zione, ponen­dosi in con­tra­sto radi­cale con i ten­ta­tivi con­ti­nui di aggi­rare il refe­ren­dum, si ritrova come nemici i poteri finan­ziari (che cer­cano di limi­tate l’accesso al cre­dito, per for­tuna oggi assai basso), e l’informazione domi­nante, por­ta­trice di inte­ressi diret­ta­mente in con­flitto con il man­te­ni­mento dell’acqua pubblica.

Inol­tre, scon­tiamo un ritardo soprat­tutto cul­tu­rale da parte delle istanze comu­nali che sten­tano a com­pren­dere che il modello ABC lungi dal voler con­cen­trare mag­giori poteri nella poli­tica rap­pre­sen­ta­tiva, costi­tui­sce un avan­zato ten­ta­tivo desti­tuente volto alla resti­tu­zione al popolo sovrano del potere mal uti­liz­zato dalla rap­pre­sen­tanza. A que­sto pro­po­sito, si sta gio­cando una deli­cata par­tita pro­prio su alcune pro­po­ste modi­fi­che di Sta­tuto che rischiano di met­tere la «mor­dac­chia» ad ABC, men­tre invece occor­re­rebbe ripen­sare al con­trollo ana­logo con piena respon­sa­bi­liz­za­zione del par­la­men­tino, ovviando altresì ai pro­blemi gra­vis­simi gene­rati dall’inerzia e dai tempi della poli­tica. Infine ben scarso entu­sia­smo per que­sto espe­ri­mento è mani­fe­stato dai movi­menti napo­le­tani, i quali non si ren­dono conto che il meglio è nemico del bene e paiono assi rilut­tanti ad assu­mere la respon­sa­bi­lità che deriva dal par­te­ci­pare al gioco isti­tu­zio­nale. Incre­di­bil­mente, la sola com­po­nente che ancora non ha dato i suoi cin­que rap­pre­sen­tanti del par­la­men­tino dell’acqua è pro­prio quella di movi­mento! Ver­rebbe da dire: è facile pre­di­care la ripub­bli­ciz­za­zione, molto meno è spor­carsi le mani per met­terla in pra­tica.

L’esperimento ABC sta dando risul­tati lar­ga­mente posi­tivi sul piano eco­no­mico, finan­zia­rio e degli inve­sti­menti in chiave di beni comuni. I risul­tati di gestione sono tutti migliori rispetto al bud­get nono­stante l’assai becera appli­ca­zione di spen­ding review ed altri arro­ganti inter­venti esterni, dall’Agenzia delle entrate, a Inps, Inp­dap, ad alcuni uffici comu­nali, ai favo­ri­ti­smi intol­le­ra­bili della Regione Cam­pa­nia nei con­fronti dei soliti gruppi pri­vati: ABC resta l’unica par­te­ci­pata vir­tuosa del Comune di Napoli, in attivo a dispetto dei Santi!

È forse a causa di que­sti risul­tati che l’esperienza isti­tu­zio­nale di ABC è occul­tata dal dibat­tito pubblico.

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