mercoledì 28 maggio 2014

Ministro Clini cittadino onorario di Latina “Il caso unico in Europa del ministro che voleva sabotare l’ambiente” “IO C’ERO ”


La ricostruzione
del consigliere
diplomatico
di quattro titolari
del dicastero,
da Rufolo a Spini
di Giuseppe Cassini
Essendo stato consigliere diplomatico di quattro ministri
dell’Ambiente (Ruffolo, Ripa di Meana, Rutelli
e Spini), ho dovuto accumulare nel tempo una purtroppo
voluminosa “cartella clinica”. La apro a caso ed estraggo
un breve passaggio di un memorandum che il ministro
d’allora mi chiese di scrivere: “I programmi di risposta ai
cambi climatici in atto hanno il loro massimo punto di
riferimento nell’IPCC, gruppo intergovernativo composto
di centinaia di scienziati e patrocinato dall’Onu, che
tenemmo a battesimo nel 1988 a Ginevra dove lavoravo
allora (ricordo ancora le fatiche per ottenere i primi modesti
fondi da Roma). La partecipazione
dell’Italia è ora
menomata da un episodio di
lottizzazione imposta da
Corrado Clini in nome della
sua affinità partitica. Vennero
accreditati all’IPCC due
climatologi contraddistinti
dalla dedizione al Psi piuttosto
che da chiara fama
scientifica: erano notoriamente
scettici sulle conclusioni
raggiunte dagli oltre
200 scienziati mondiali circa
le minacce dell’effetto serra
al clima globale. Mi sono
dunque trovato a Washington, catapultato ai negoziati
della Convenzione mondiale sul Clima, sotto la scorta dei
due ‘esperti’, i quali si sono presentati la prima sera nella
mia camera d’albergo per chiedermi conto della posizione
negoziale italiana, da loro giudicata ‘allarmistica e incompatibile
con gli interessi dell’economia italiana’”.
QUESTA SCENA degna del Padrino non era che uno dei
tanti episodi di cui è costellata la carriera di Clini. Storiche
le sue battaglie per ritardare l’introduzione in Italia della
marmitta catalitica, battaglie combattute per conto della
Fiat e destinate invece a regalare nuovi mercati alle auto
tedesche.
Memorabile il suo tradimento nei riguardi dei quattro
ministri progressisti (Ruffolo, Ripa di Meana, Rutelli e
Spini) che l’avevano appoggiato malgrè tout: nel 1994, fiutato
il vento, il Nostro offrì a Forza Italia un “programma
ambientale” a uso degli Attila pronti a insediarsi al governo;
e il 7 giugno 1994 sferrò sul Sole 24 Ore la pugnalata
finale ai quattro ministri accusandoli di aver “gestito la
Convenzione sul Clima solo come patente verde da esibire”.
Nessun ministro successivo è riuscito a disfarsi di Clini: né
Edo Ronchi né Willer Bordon né tanto meno Mario Monti,
che anzi dovette piegarsi ai voleri di chi glielo impose
addirittura come ministro. Caso unico in Europa di ministro

nominato all’Ambiente per sabotarlo.
il fatto quotidiano 28 maggio 2014 

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