mercoledì 28 maggio 2014

la follia umana verso l'autodistruzione? Carniccio al cromo esavalente nelle biogas. Zolezzi torna alla carica

Carniccio da concia delle pelli (con cromo)  nelle biogas. Zolezzi (M5S) vuole saperne di più (28.05.14) Le centrali a biogas vogliono usare sempre più rifiuti industriali, il richio - data la mancanza di scrupoli e lo scarso rispetto della legalità della  speculazione biogassista (coperta dalle istituzioni)  è che si usino anche rifiuti pericolosi. Il governo in una risposta ad una precedente interrogazione ha chiarito che il carniccio è un rifiuto e che i digestati delle biogas che lo usano sono rifiuto che non può essere smaltito sui campi. 

Atto Camera. Interrogazione a risposta in commissione 5-02878 presentata da Alberto Zolezzi, M5S, lunedì 26 maggio 2014, seduta n. 233 al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare 
Per sapere, premesso che:
il carniccio è un prodotto di scarto ottenuto dalla concia delle pelli (la concia al cromo è il tipo di concia di gran lunga più diffuso) delle pelli; viene ricavato dalla fase di scarnatura che consiste nella separazione della pelle grezza dallo strato sottocutaneo costituito essenzialmente da collagene; successivamente lo stesso carniccio viene sottoposto ad un processo di trasformazione con l’ottenimento di grassi e proteine (il cosiddetto idrolizzato proteico);
da un articolo apparso sul Corriere Fiorentino.it del 26 settembre 2008 si legge: «il cromo esavalente è un metallo pesante altamente tossico, tanto che negli ultimi anni una direttiva europea ne ha limitato l’uso nella conciatura delle pelli in quantità minime, considerate al di sotto della soglia di rischio. I parametri europei prevedono l’uso di questa sostanza in misura minima, spiega il direttore generale dell’Associazione nazionale calzaturifici italiani (Anci), Leonardo Soana. Il cromo esavalente – aggiunge – è una sostanza necessaria alla conciatura, ma va utilizzata in dosi molto contenute»;
la pubblicazione del dipartimento di medicina del lavoro – Centro ricerche Parma CERT – del 2008 riporta «L’apparato respiratorio rappresenta il principale bersaglio dell’azione tossica e cancerogena del Cromo esavalente; l’esposizione professionale, acuta e cronica, avviene soprattutto per assorbimento mediante inalazione. È stato inoltre dimostrato che l’esposizione a Cromo esavalente è una delle possibili cause di tumore al polmone…». È cancerogeno di tipo 1 secondo lo IARC (International Agency of Research on Cancer);
in un articolo apparso sulla Gazzetta di Mantova del 14 marzo 2014 si denuncia come «l’impianto biogas di Buscoldo, frazione del comune di Curtatone (MN) introdurrà l’uso del prodotto da conceria per il funzionamento della centrale, (…) La Provincia alla fine dello scorso anno ha autorizzato la società che gestisce la centrale alla variazione del mix che alimenta l’impianto, che finora ha funzionato con mais e triticale (ibrido tra la segale e il grano tenero), con uso di altre sostanze tra le quali l’idrobios, formata da scarto di conceria, la pelle degli animali destinati alla macellazione, con l’obiettivo di ridurre la quantità di biomasse vegetali (…). La normativa in materia è ancora incerta. A livello europeo si sta discutendo dell’idrolizzato proteico animale come matrice degli impianti a biogas. I test preliminari svolti dalla Commissione europea si oppongono a questa pratica, visto che in realtà il fine è smaltire reflui di conceria, difficilmente gestibili a prezzi bassi e che l’idrolizzato è ricchissimo di Cromo, che si potrebbe liberare in atmosfera e depositarsi al suolo e finire nella catena alimentare»;
con decreto del Capo dipartimento Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali del 6 dicembre 2013, (Prot. 3134), visto il decreto ministeriale 19723/7742/08 del 21 dicembre 2008, registrato dall’ufficio centrale del bilancio in data 30 gennaio 2009, visto n. 3012 con il quale è stato concesso al C.R.A. – Consiglio per la ricerca e sperimentazione in agricoltura, ente di diritto pubblico, posto sotto la vigilanza del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, un contributo di euro 217.800,00, pari al 99 per cento della spesa ammessa di euro 220.000,00, per lo svolgimento del progetto di ricerca «Innocuità ed efficienza di proteine idrolizzate per la concimazione azotata in agricoltura biologica PROIDRO»; all’articolo 1 si riporta che «sulla base di quanto indicato nelle premesse è disposto a favore del C.R.A. – Consiglio per la ricerca e sperimentazione in agricoltura, il pagamento dell’importo di euro 89.195,07 a titolo di liquidazione finale del contributo concesso per lo svolgimento del progetto “Innocuità ed efficienza di proteine idrolizzate per la concimazione azotata in agricoltura biologica PROIDRO”»;
PROIDRO è un «progetto, che verte sull’accertamento delle caratteristiche di innocuità ed efficienza delle proteine idrolizzate di origine animale (fra cui gli scarti di conceria), per il loro uso quali fertilizzanti in agricoltura biologica». Tale progetto «poneva quale obiettivo principale nel breve termine di raccogliere informazioni utili alla stesura di un rapporto tecnico-scientifico a supporto per il dibattito in sede comunitaria relativamente al possibile inserimento di questi prodotti nell’elenco dei fertilizzanti ammessi in agricoltura biologica»;
l’8 aprile 2014 la Commissione Unione europea ha pubblicato il Regolamento di esecuzione n. 354/2014, nel quale vengono apportate le modifiche agli allegati I, II, V e VI e all’articolo 24 del regolamento (CE) n. 889/2008. Il regolamento recepisce alcune richieste provenienti dal mondo produttivo italiano e supportate dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali con la collaborazione degli esperti scientifici del CRA. Nello specifico si autorizza l’uso delle proteine idrolizzate, che non abbiano presenza «rilevabile» di cromo esavalente, nell’agricoltura biologica;
nel sito del CRA – RPS (Centro di ricerca per lo studio delle relazioni fra pianta e suolo) è stato pubblicato una dichiarazione dei risultati provenienti dallo studio PROIDRO. In questo studio si attesta la non pericolosità delle proteine idrolizzate di origine animale derivate dal processo di concia che si applica per la ripulitura delle pelli che presentano residui organici. Ma la lettura della sintesi riporta solamente la composizione dei risultati evitando la definizione dei dati che compongono tale risultato. Infatti il testo di sintesi di chiusura dello studio riporta nello specifico: «Relativamente alla valutazione dell’innocuità degli idrolizzati proteici di origine animale nei confronti della salute umana, animale e dell’ambiente, nonché delle proprietà nutrizionali e biostimolanti nei confronti delle colture mediante l’uso di biondicatori nessun prodotto analizzato presenta comportamenti di fito e genotossicità»;
pertanto la genericità con cui sono stati edotti i dati scientifici non possono essere di riferimento per una approfondita comprensione della reale consistenza dello studio specifico riportato in oggetto;
l’agricoltura, e l’agricoltura biologica in particolare, è una delle eccellenze italiane con incrementi importanti dei fatturati dal 2010, con un sempre maggiore interesse della popolazione in questo settore. Il possibile deposito di sostanze alcaline e cromo da reflui di concia sui terreni o comunque di metalloidi, potrebbe compromettere la qualità dei prodotti biologici italiani (ed europei), portando anche a un disastroso effetto di abbandono dei prodotti italiani biologici e non, allontanandoci anche dalla sovranità alimentare; importiamo già circa il 50 per cento dei cereali e il 59 per cento dei pomodori rossi; va considerato inoltre lo spandimento diretto dei reflui della concia e anche dell’eventuale spandimento degli stessi reflui dopo il trattamento anaerobico in impianti di trattamento rifiuti (biogas da rifiuti speciali, impropriamente autorizzati in provincia di Mantova, vedi risposta ad interrogazione Zolezzi n. 5-02653) –:
se alla luce di quanto riportato, il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali non ritenga necessario approfondire le questioni evidenziate in premessa, verificando i dati in possesso del CRA RPS sulle caratteristiche di innocuità ed efficienza delle proteine idrolizzate di origine animale ottenute dalla lavorazione del prodotto di conceria e, in linea con i dettami della convenzione di Aarhus, rendere pubblico tutto il materiale concernente la ricerca effettuata dall’ente del CRA riguardanti lo studio PROIDRO, in merito alla verosimile compromissione della catena alimentare in tutto il settore agroalimentare italiano;
se i Ministri interrogati non ritengano necessario avviare una studio specifico, anche in applicazione del principio di precauzione di cui all’articolo 174, paragrafo 2, del Trattato CE, per verificare quali impatti possano avere sulla salute dei cittadini l’uso del cosiddetto «carniccio» come prodotto organico per il funzionamento degli impianti di biogas, essendo stato chiarito, come da richiamata risposta del Governo all’interrogazione a risposta in commissione n. 5-02653 che «Gli scarti della macellazione e della lavorazione conciaria delle pelli [...] essendo matrici a base proteica, si configurano più come concimi azotati che come ammendanti…» e «…devono essere conferite all’impianto di digestione anaerobica come rifiuti…» e che «…per quanto riguarda il digestato prodotto da tali impianti, si deve rilevare che lo stesso deve essere qualificato come rifiuto…». (5-02878)
http://sgonfiailbiogas.blogspot.it/2014/05/carniccio-al-cromo-esavalente-nelle.html

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