mercoledì 7 maggio 2014

Documento diffuso in occasione della 2a Marcia per l'aria, l'acqua, la terra, il cibo sani





rivolto alle associazioni, ai coordinamenti ai comitati, alle singole persone di buona volontà
- che si battono per l'ambiente e la salute e contro le nocivita' ambientali - per l'adesione e
la partecipazione alla marcia di assisi del 18 maggio con l'invito a dare la propria adesione
alla Marcia
Il 18 maggio si terrà ad Assisi, nella città di Francesco, la seconda Marcia per la
salvaguardia della salute, per l'aria, l'acqua, la terra il cibo sani
In Umbria si ritroveranno comitati provenienti da tutta Italia uniti dall'obiettivo di proteggere
l'ambiente, la salute, l'agricoltura dai nuovi assalti di un sistema di sfruttamento sempre più
aggressivo che si esprime anche attraverso le speculazioni della “green economy” .
L' appuntamento di Assisi intende contribuire alla crescita di un movimento dal basso di
ecologia sociale che, oltre all'opposizione alla perdurante corsa alle biomasse, operi
anche un efficace contrasto coordinato nei confronti di trivellazioni, stoccaggi di gas
naturale, eolico selvaggio, incenerimento dei rifiuti (che – sotto mentite spoglie - si
confonde con l'utilizzo energetico delle biomasse), campi elettromagnetici, perdurante
larghissimo uso di pesticidi in agricoltura.
La crescita senza regole di impianti a biomasse e al biogas rappresenta oggi una delle
principali emergenze su questo fronte. E' una minaccia insidiosa e diffusa capillarmente su
in oltre 1000 comuni italiani, sempre più intrecciata ad altre forme di assalto ai territori in
nome di politiche dell'energia e di gestione dei rifiuti che di sostenibile hanno solo
l'etichetta. Contrastarla significa intervenire allo snodo di rilevanti problemi ecologici e
sociali:
• gestione dei rifiuti (che con le biogas e le biomasse assume la dimensione di uno
smaltimento diffuso e incontrollabile);
• qualità dell'aria (compromessa da nuove fonti di combustione)
• qualità e sicurezza agroalimentare (minacciata dalla concorrenza drogata delle agrienergie
e dalla ulteriore sottrazione di superfici destinate alla produzione di cibo,
dall'espansione di monocolture superintensive e inquinanti, dagli OGM);
• qualità dell'acqua quale bene pubblico (minacciata dalle centrali a biogas, dai
pesticidi, dalle trivellazioni).
Continua la corsa speculativa alle biomasse
La proliferazione degli impianti a biogas e biomasse, sostenuta da super-incentivi, è
ancora in corso. Si è in parte adattata spregiudicatamente alla rimodulazione delle tariffe
per continuare a spuntare elevati profitti speculativi. A tal fine ha strumentalizzando e
distorto concetti nati per promuovere la sostenibilità quali:“filiera corta”, “rinnovabilità”,
“cogenerazione”. Si sta adattando ai costi crescenti del reperimento delle biomasse (indotti
dalla crescita esponenziele delle centrali negli ultimi anni) spostandosi verso nuove aree
(tendenzialmente nel centro-sud) e puntando con decisione a sostituire biomasse “vergini”
con rifiuti. Punta inoltre a sfruttare le “nuove frontiere” del biometano e dei biocarburanti
liquidi di seconda generazioni (spesso associate al trattamento dei rifiuti). La minaccia è
molto grave e riguarda centinaia di migliaia di ettari di terreni agricoli, centinaia di comunità
locali.
La minaccia a valori e patrimoni fondamentali
Le prospettiva di guadagno elevato e sicuro hanno allentato ogni freno inibitore e hanno
indotto a calpestare leggi fondamentali, i diritti alla salute, alla sovranità alimentare, alla
proprietà, alla sicurezza e al libero esercizio delle attività economiche. Si è imbarbarita la
vita pubblica spingendo le amministrazioni locali a scelte contrarie al bene dei cittadini,
negando diritti di informazione e partecipazione. Si è cercato (e si cerca) di realizzare
centrali dentro i Parchi regionali, sulla riva di lagune costiere, in località termali, nel
contesto di coltivazioni di grande pregio (comprese prestigiose Doc).
Si mettono a rischio beni essenziali per poterli più agevolmente controllare e
monopolizzare: l'acqua pura e pubblica, l'aria, la terra che deve continuare a dare pane e
non può essere avvelenata o isterilita. Si pongono a rischio patrimoni di biodiversità,
paesaggio, cultura frutto del lavoro di innumerevoli generazioni per poterli svendere ai
nuovi ricchi del pianeta. Per farne oggetto di assalto alla terra.
Se la corsa alle biomasse stimola l'accaparramento “quantitativo” delle terre in Africa e
altrove (anche da parte dei gruppi capitalistici italiani), gli insulti al paesaggio, la
contaminazione associata alle centrali a biomasse e ad altre aggressioni al territorio
puntano ad un accaparramento, ad un land grabbing “qualitativo”, insidioso e meno
appariscente legato alla finanziarizzazione dell'attività agricola, alla destabilizzazone di
ordinamenti colturali e vocazioni agricole locali, all'acquisizione “a prezzi di svendita” di
pezzi di territorio, di denominazioni prestigiose e patrimoni agroalimentari di assoluta
eccellenza.
La forza dei tanti comitati sorti sui vari aspetti del contrasto alla nocività ambientale e, sul
tema specifico delle biomasse e del biogas, deriva dalla crescente consapevolezza del
valore della posta in gioco, una posta che riguarda valori essenziali: valori di immediata e
profonda valenza sociale, civile, comunitaria oltre che economica e ambientale. E' in
discussione la vivibilità ma anche la riconoscibilità e l'identità dei luoghi, il modo di abitare.
La perdita del valori immobiliari è solo l'indicatore che, in una “società di mercato”, segnala
la perdita di salubrità, ma anche di relazioni, l'impoverimento complessivo.
Le “centrali” calano a tradimento su piccole e piccolissime comunità dove la gente non ha
ancora perso del tutto il contatto con i valori della civiltà contadina, dove c'è ancora
attaccamento al luogo. Nonostante lo scarso tempo disponibile per organizzare la
reazione politica, legale, amministrativa è ammirevole come si formino comitati, come
“vecchi” e “nuovi” abitanti solidarizzino e, mettendo in comune le diverse risorse e
competenze di cui dispono, riescano a tenere testa a istituzioni ed esperti di parte
biomassista. Un nuovo spirito di comunità post-rurale che gli interessi capitalistici hanno
sottovalutato.
I biomassisti sanno che i Comitati, grazie alla circolazione di informazioni ed allo scambio
diretto di esperienze all'insegna della gratuità e della solidarietà, riescono a reagire
sempre più rapidamente. Sempre più efficacemente. Di qui un'acutizzazione del conflitto
che porta da una parte gli amministratori locali a schierarsi con i Comitati e i cittadini,
dall'altra ad operare nella più totale opacità e collusione con i privati speculatori. Ne
consegue una caduta verticale di valori civici, lo svuotamento di valori di cittadinanza, un
vulnus alla democrazia. E' inquinata l'economia (da capitali speculativi di dubbia origine) è
avvelenata la democrazia.
Perché ad Assisi?
Le centrali a biomasse e biogas hanno impatto su territori rurali o di recente
urbanizzazione e, in questo contesto sociale, il movimento di opposizione alla loro
diffusione ha assunto connotati nuovi rispetto a movimenti sociali di impronta urbana.
Questo movilento è scevro da ideologismi ed è ispirato alla dimensione sociale,
comunitaria dell'iniziativa ecologica, quella a cui fanno riferimento anche importanti e
coraggiosi documenti del magistero cattolico. E' costituito in misura minore di "militanti", lo
animano in larga misura persone che non si sono mai impegnate direttamente in politica o
nei movimenti: mamme, famiglie, anziani.
Forte è la determinazione di queste persone perché difendono qualcosa di molto concreto.
Di fronte alla minaccia di una trasformazione percepita come fortemente negativa e foriera
di rischi, riscoprono all'improvviso il grande valore dell'abitare un luogo, un valore fatto di
relazioni umane e sociali. Ciò spinge i cittadini, i comitati a compiere pesanti sacrifici e a
combattere, sia pure pacificamente, con straordinario accanimento. Sono pesanti gli oneri
che i piccoli Comitati si sono assunti con vari tipi di iniziative legali e non solo; è stato
enorme l'investimento di tempo, tensione psicologica ed emotiva. Sempre più spesso si
affaccia anche l'impegno nel monitoraggio ambientale, sostenuto a proprie spese
sostituendosi alle istituzioni. In questo senso la dimensione oppositiva e quella in positivo
di costruzione dal basso di nuove pratiche sociali (e persino di embrioni di nuove
istituzioni) sono due aspetti inscindibili.
Da oltre 2 anni i comitati Terre Nostre di tutta Italia hanno maturato l'idea di un' iniziativa
pubblica ad Assisi. Gli obiettivi della manifestazione e la natura dei Comitati trovano una
cor rispondenza con i contenuti del magistero in materia ambientale e sociale degli ultimi
pontefici ma, ancor più una sintonia immediata e al tempo stesso profonda con la città di
Francesco e il suo insegnamento che incita alla salvaguardia del creato. Nuovo impulso a
mantenere e a rafforzare il riferimento simbolico con Assisi sono arrivati dall'elezione di
papa Francesco
I contenuti
Gli obiettivi della marcia sono chiari: richiamare l'attenzione della classe politica, ma anche
dei media nazionali, dell'accademia, del mondo della cultura (che appaiono molto
“distratti”) su situazioni che, pur in modo diffuso e quindi non con l'evidenza di tragedie
come Tatanto e Vado Ligure, incidono pesantemente su equilibri sociali, economici
ambientali. E incidono, come abbiamo visto, sulla stessa democrazia, sulla capacità di
poter decidere a casa propria, di non subire pesanti interventi dall'esterno che stravolgono
il territorio a soli fini di speculazione di gruppi privati.
Ai politici, agli amministratori, alle lobby, ai media, troppo schierati con gli interessi
finanziari (in gioco ce ne sono parecchi e di prima forza) si vuole far sapere che le mille
voci dei tanti Comitati e coordinamenti impegnati sui temi delle biomasse - e in generale di
una gestione realmente sostenibile dell'energia e di rifiuti - intendono unirsi e farsi sentire
con una voce sempre più forte.
Cittadini, comitati, coordinamenti non sono più disposti a veder calpestati diritti
costituzionali e i presupposti stessi della convivenza civile in nome di una distorta “libertà
di impresa”. Pertanto utilizzeranno tutte le forme di iniziativa democratica:
• per bloccare a livello locale la concessione di ulteriori autorizzazioni a impianti
insostenibili di produzione energetica e di trattamento dei rifiuti ma anche per
ottenere il fermo e il sequesto di impianti che violano le normative ambientali
• per ottenere mediante azioni legali sul piano nazionale e regionale la revoca o la
modifica di normative e provvedimenti favorevoli alla speculazione sulle biomasse e
sui rifiuti
La Marcia intende quindi lanciare una serie articolata di obiettivi sui quali costruire una
collaborazione tra tutti i soggetti impegnati sul terreno della difesa dei territori, delle
comunità, dell'agricolatura sana da aggressive politiche di produzione dell'energia e di
gestione dei rifiuti ed esercitare il massimo di pressione politica:
• drastico ridimensionamento degli incentivi per la produzione elettrica da biogas e
biomasse rispetto ai valori attuali prendendo anche in considerazione la revisione
retroattiva delle tariffe a partire dal 5° conto energia;
• astensione dalla fissazione di generose tariffe incentivanti per biometano,
bioetanolo, biometanolo, biopropanolo ed altri biocombustibili che rischiano di
rilanbciare la corsa alle biomasse;
• limitazione ai soli scarti e sottoprodotti agricoli e dell'industria elimentare delle
biomasse utilizzabili in centrali “agricole”;
• introduzione di trattamenti termici delle biomasse in analogia con quanto previsto
da altri paesi europei;
• fissazione di limiti maggiormente cautelativi per la presenza di metalli pesanti negli
ammendanti compostati misti destinati alla produzione agricola con destinazione
alimentare;
• l'introduzione del criterio di valutazione degli effetti cumulativi con strumenti
avanzati di modellistica anche agli impianti di pur ridotta potenza;
• verifica stringente e su più adeguati criteri dei bilanci energetici e dei criteri di
sostenibilità e requisiti di filiera corta delle fonti energetiche utilizzate;
• verifica dell'impatto sui sistemi agricoli locali e drastica esclusione delle aree di
produzioni tipiche, di pregio paesistico, a vulnerabilità ambientale e idraulica;
• esclusione senza eccezioni di impianti a combustione diretta e indiretta finalizzati
alla produzione di energia elettrica nelle aree con qualità dell'aria compromessa;
• introduzione di distanze minime dalle abitazioni, da nidi per l'infanzia, scuole,
ospedali, ambulatori, centri sportivi, case di riposo e dai centri abitati;
• verifica da parte delle Arpa dell'effettivo rispetto di criteri di rispetto delle emissioni,e
delle misure di prevenzione del rischio di infiltrazioni, sversamenti, incendio,
prevedendo prescrizioni ai fini della loro messa in sicurezza, ridimensionamento
degli impianti, modifica o disattivazione;
• controllo sistematico dei parametri chimico-fisici dei terreni sottoposti ad
applicazione dei digestati;
• inclusione delle centrali a biomassa e biogas nell'elenco delle "industrie insalubri di
prima classe";
• spostamento degli incentivi dal recupero di energia al riciclo della materia attraverso
un forte sostegno alla raccolta differenziata porta a porta, al compostaggio
domestico e comunitario, al trattamento dei rifiuti il più possibile vicino ai luoghi di
produzione, alla produzione di un ammendante compostato realmente di buona
qualità atto ad aiutare a risolvere il problema della carenbza di sostanza organica
nei terreni agricoli;
• reindirizzo delle risorse dall'incentivazione della produzione energetica da fonti
rinnovabili o presunte tali verso la ricerca e la sperimentazione nel campo dello
sfruttamento delle autentiche energie rinnovabili e verso l'incentivazione capillare
degli interventi pe il risparmio energetico e il riciclo della materia.

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