giovedì 1 maggio 2014

dalla regione Campania 1500 malati chiedono giustizia a Stasburgo per inquinamento

E 1500 malati chiedono
giustizia a Strasburgo
I RICORSI
La Corte dei Diritti
dell’Uomo stabilirà
se l’Italia dovrà risarcire
le vittime. Sono i cittadini
che hanno vissuto
nelle zone inquinate
diValeria Pacelli
Sono arrivati solo pochi giorni fa, sulle scrivanie
dei giudici della Corte dei Diritti Umani
di Strasburgo, circa 1500 ricorsi di malati di
cancro o di altre patologie. Si tratta di cittadini
italiani che vivono nei territori della “Terra dei
Fuochi”, in Campania. Caivano, Torre del Greco,
Santa Maria Capua Vetere e tanti altri paesi
del napoletano e del casertano
dove si trovano persone che
hanno respirato quell’aria e
mangiato prodotti coltivati in
terre inquinate. Adesso, che il
caso è diventato di portata nazionale
dopo che sono stati descretati
gli atti con le dichiarazioni
del pentito Carmine
Schiavone, la parola passa a
Strasburgo che deciderà se l’Italia
dovrà pagare i risarcimenti
a quanti hanno avuto la colpa di
vivere in un territorio succube
della gestione della camorra. La Corte quindi stabilirà
se lo Stato italiano dovrà rispondere per la
violazione di due articoli della convenzione europea
dei diritti dell’Uomo (C.E.D.U.): l’articolo
2 che tutela il diritto alla vita e l’articolo 8 che
garantisce il diritto al rispetto della vita privata e
familiare. Molti dei ricorrenti che hanno presentato
il ricorso sono deceduti, altrettanti combattono
ogni giorno contro la malattia. Come una
donna di 73 anni che per tutta la
vita ha vissuto a Sant’Antonio
Abate, in provincia di Napoli.
Le è stato diagnostico un adenocarcinoma
e da tempo è sottoposta
a diversi interventi chirurgici
e chemioterapia. “É
molto probabile che la causa
della sua attuale patologia –
scrivono gli avvocati Giovanni
Romano, Egidio Lizza e Massimo
Ferraro, che si sono occupati
del ricorso – sia da individuarsi
nel fattore geografico di
provenienza dalla terra dei fuochi. Occorre, infatti,
considerare che (...) lo Stato Italiano non ha
finora svolto un’effettiva e concreta azione di tutela
dell’ambiente, palesando tutta la lacunosità
di un’azione particolarmente deficitaria in termini
sia legislativi che amministrativi.” La situazione
della terra dei fuochi, spiega il ricorso, “nonostante
abbia raggiunto dimensioni catastrofiche
ed altamente perniciose per la salute pubblica
e per la popolazione, è lungi dall’attirare la
giusta attenzione e preoccupazione da parte del
governo italiano, tale da tradursi in interventi
concreti ed effettivi, che sanciscano una vera
svolta rispetto ad un problema ormai trentennale,
se solo si consideri che manca un sistema di
tracciabilità rigorosa dei rifiuti speciali e industriali
particolarmente tossici”. I rifiuti tossici,
per tanti anni sono stati illegalmente sversati
nei comuni del casertano e del napoletano, nella
piena consapevolezza del governo italiano, come
emerge dalle dichiarazioni del collaboratore di
Giustizia Carmine Schiavone”.
IL PENTITO IL 7 OTTOBRE del 1997 presso la
Commissione parlamentare d’inchiesta fece dichiarazioni
coperte da segreto fino a ottobre scorso.
Come dice Schiavone - continua il ricorso - la
vicenda ebbe inizio nel 1988 e di essa ne erano a
conoscenza sia la Dna (direzione nazionale antimafia)
sia la Dda (direzione distrettuale antimafia)
ben prima della sua audizione dell’ottobre
del ‘97, avendo lo stesso più volte ribadito, che le
istituzioni erano a conoscenza del traffico illecito
di rifiuti sin dal 1993, avendo egli provveduto a
mettere a disposizione la documentazione ed
avendo, più volte accompagnato i rappresentanti
della Criminalpol e dello Sco nelle zone degli
sversamenti abusivi”. Le istituzioni, dice Schiavone,
sapevano. I cittadini forse no. E adesso toccherà
a Strasburgo decidere se l’Italia debba prendersi
o meno la responsabilità di troppi malati.
Twitter: @PacelliValeria

il fatto quotidiano 1 maggio 2014

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