lunedì 3 marzo 2014

La tuia, albero della fedeltà la storia di Giovanni Zannoni a Faenza

di Maurizio Maggiani Nel cimitero di Faenza c'è una tomba di pietra grigia, fredda e spoglia e desolata per tre dei suoi quattro lati. Il quarto, rivolto a levante, all'aurora, è illegiadrito da una iscrizione e una tuia. L'iscrizione dice che lì se ne resta la polvere di Zannoni Giovanni, patriota, vissuto per la libertà in odio ai tiranni nell'esilio inflittogli dall'odio del prete. La tuia è alta due palmi e è germogliata da una fessura del granito tra la parola tiranni e la parola prete. Nessuno porta fiori a quella tomba e nessuno si ricorda più di Zannoni Giovanni, ma la tuia è l'albero della fedeltà, è l'albero che ha confidenza con i secoli, all'ombra delle tuie il sonno della morte non è men duro, ma è vegliato e accudito. Ci vorranno cent'anni prima che le fronde della tuia di Zannoni potranno far ombra intorno alle pietre che le sue radici avranno divelto e masticato, lasciando brandelli di parole a chi volesse interpretarle, ma allora è per quanto la tuia vivrà, a Zannoni Giovanni sarà risparmiato l'esilio. La tuia è la casa delle memorie. Intanto si sappia che il Zannoni preti da ragazzo della Giovane Italia per la Repubblica Romana, visse da clandestino a La Spezia fino all'Unità, e in quella città, essendo di spirito romagnolo, restò per edificare il primo stabilimento balneare delle riviere tirrene, e non cessò mai, nemmeno da rispettato bagnino in braghettoni, di sognare la libertà repubblicana. Fu portato alla sua tomba faentina in treno e sulla locomotiva era mazzinianamente scritto: DIO E POPOLO. Alla faccia del prete. il fatto quotidiano 3 marzo 2014

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