azienda in coma FUMATA NERA
Nessun accordo tra la
società elettrica e gli istituti
costretti al salvataggio
La Cir vuole tirare fuori
solo 100 milioni, loro ne
vogliono almeno 150 il fatto quotidiano 4 marzo 2014 di Giorgio Meletti
Unicamente un problema aziendale
che coinvolge azionisti e
istituti finanziatori”. Il presidente di
Sorgenia, Rodolfo De Benedetti, ottiene
dal Corriere della Sera ampio spazio
per una lunga lettera di messa a
punto sulla crisi drammatica della società
elettrica di famiglia, e chiarisce
da par suo i termini della questione:
saranno le banche - e non la politica -
a dover salvare l’azienda in stato prefallimentare.
I 21 istituti creditori, che si sono
esposti complessivamente per 1,9 miliardi
per finanziare la costruzione di
quattro nuove centrali elettriche turbogas,
hanno avuto ieri la conferma
che molto difficilmente riusciranno a
tirar fuori le gambe dalla complicata
situazione in cui si sono cacciati.
L’ennesima riunione con l’azienda
debitrice si è chiusa con la solita fumata
nera. La Cir, holding quotata in
Borsa e controllata dalla famiglia De
Benedetti, a cui fa capo la Sorgenia,
ha confermato di non voler scucire
più di 100 milioni per contribuire al
salvataggio della sua società. Le banche
chiedono almeno il piccolo sforzo
di arrivare a 150 milioni, ma la Cir
da questo orecchio non ci sente. E come
tutti i grandi debitori si muove da
una posizione di forza.
LO SCHEMA DI GIOCO è sempre lo
stesso. La Sorgenia ha chiesto una
moratoria sui debiti, dichiarando che
ci sono almeno 600 milioni (su 1,9
miliardi) di indebitamento in eccesso.
Le banche potrebbero chiedere il fallimento
della società, ma perderebbero
tutti i crediti o quasi. Quindi devono
rassegnarsi a trasformare parte
del credito in capitale della Sorgenia.
Puntano a convertire in
azioni 300 milioni di
crediti e ad aggiungere
un prestito da convertire
in azioni in futuro per
150 milioni. Mancano i
150 milioni di nuovo capitale
che dovrebbe versare
la Cir, visto che l’azionista
di minoranza
della Sorgenia, l’austria -
ca Verbund, ha fatto sapere
da tempo di non
voler essere neppure
cercata al telefono: ha già archiviato la
storia Sorgenia azzerando il valore
della sua partecipazione, e ritiene di
aver preso una fregatura dagli italiani.
Ma Cir, abbiamo visto, non deflette:
100 milioni, non un euro di più.
Per questo la lettera di De Benedetti
figlio al Corriere della Sera aiuta a definire
meglio i contorni della vicenda.
Secondo il quotidiano di via Solferino
si starebbe tentando di salvare Sorgenia
per via politica, con l’approva -
zione rapida del provvedimento governativo
sul cosiddetto capacity payment.
In parole povere si tratta della
richiesta dei produttori tradizionali di
un risarcimento per il boom delle
energie rinnovabili (solare ed eolico),
che hanno la precdenza sul mercato,
per cui le centrali termoelettriche
stanno ferme molto più di prima,
pronte ad accendersi solo di notte o
quando piove o quando non c’è vento.
De Benedetti nota che questo vale per
tutti (Enel, Edison, Eon etc.) e non
solo per Sorgenia, e che comunque
non c’è alcuna relazione con l’attivi -
smo politico di suo padre Carlo che
“ha lasciato ogni incarico operativo in
Cir nel 2009” e ha pure ceduto ai figli
le azioni.
IL PUNTO decisivo, che
Rodolfo De Benedetti
omette di citare, è che
anche se arrivasse la
provvidenza pubblica
del capacity payment,
nella migliore delle ipotesi
80-100 milioni per
Sorgenia, risulterebbe
pressoché ininfluente
sulla drammatica situazione
finanziaria della
società. Una cifra di quel
genere non coprirebbe
neppure il pagamento degli interessi
sul debito. Per questo, come dice De
Benedetti, il bubbone Sorgenia è solo
delle banche.
Twitter@giorgiomeletti
Domani, nell’inserto economico, l’inchiesta
sui rapporti tra Sorgenia e le banche.
il fatto quotidiano 4 marzo 2014
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