domenica 2 marzo 2014

Bonifica ferma nella Valle del Sacco, manca il dirigente regionale per la firma degli atti

Le operazioni di bonifica tecnicamente e amministrativamente sono ferme
Roma, 28 feb. - (Adnkronos) - Nella Valle del Sacco la bonifica è completamente ferma. Tutta colpa di una firma. E bene sì, oltre al danno, ossia il declassamento da Sito di interesse nazionale per la bonifica a sito regionale, c'è anche la beffa: il dirigente regionale preposto ad autorizzare gli atti relativi alla bonifica è agli arresti domiciliari per l'inchiesta sui rifiuti a Roma e nel Lazio, e da gennaio ancora non è stato sostituito. E così anche quel poco che è stato fatto rischia di andare perduto. A denunciare la situazione all'Adnkronos, è Alberto Valleriani, presidente Rete tutela Valle del Sacco.
Valleriani, spiega che “per la messa in sicurezza di emergenza, ossia la prima fase per evitare che il contaminante continui a migrare, sono stati costruiti dei pozzi barriera che prelevano le acque in falda, le ripuliscono e le rinviano al depuratore consortile”. In questa prima fase “ sono stati costruiti 9 più altri 9 pozzi ma erano provvisori”.
Successivamente “attraverso il sistema delle conferenze dei servizi sono state costruiti altri 18 pozzi che sono quelli definitivi”. Si tratta di “15 pozzi in falda superficiale e 3 pozzi in falda di base ossia quella più importante da preservare”.Attualmente, però, “abbiamo scoperto che i pozzi non sono in funzione da circa 2 anni e sono fermi perché “mancano le certificazioni per lo scarico” che "dovrebbero essere rilasciate dalla Provincia di Roma".
I pozzi definitivi "sono stati pagati dalla società immobiliare che detiene l'area e sono costati 4,5mln di euro. Supponiamo però che se non vengono messi immediatamente in funzione con le dovute certificazioni forse ci si dovrà rimettere mano perché le pompe sono immerse e quindi non sappiamo se sono ancora funzionanti nel modo giusto". Ma da dove devono arrivare queste autorizzazioni?
Valleriani spiega che “dopo il declassamento da Sin a Sir, ci doveva essere il passaggio alla competenza regionale”. Così un atto pubblicato in Gazzetta Ufficiale “ha affidato al dirigente del dipartimento istituzionale e territorio della Regione Lazio le competenze per la gestione dell'ufficio commissariale e quindi di conseguenza per le operazioni di bonifica".
Il dirigente di questo dipartimento "era Luca Fegatelli che però a gennaio è stato arrestato e attualmente è agli arresti domiciliari per l'inchiesta sui rifiuti a Roma e nel Lazio che ha portato all'arresto anche di Manlio Cerroni, proprietario della discarica di Malagrotta. Attualmente, dunque, “l'ufficio commissariale, che sta continuando a lavorare, non ha un dirigente che firma gli atti. Le operazioni di bonifica quindi tecnicamente e amministrativamente sono ferme”.
"E' evidente che questo impasse va risolto quanto prima" commenta Cristiana Avenali, consigliere della regione Lazio e membro della commissione Ambiente, sottolineando che "si sta già lavorando per risolvere questa situazione. Non è possibile che perché manca un dirigente non vengano messi in attivo dei pozzi sui quali sono stati già spesi dei soldi". Iniziare con la messa in funzione dei pozzi, "sarebbe un risultato importante sul quale mi impegno a lavorare affinché avvenga il più resto possibile".http://www.liberoquotidiano.it/news/sostenibilita/11558207/Bonifica-ferma-nella-Valle-del-Sacco.html

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