venerdì 21 febbraio 2014

Terra dei fuochi, ecco il medico che aveva capito tutto e che volevano fare fuori. Se ci fosse un medico così in provincia di Latina come lo tratterebbero?

del 04 Dicembre 2013 07:24

Terra dei fuochi, ecco il medico che aveva capito tutto e che volevano fare fuoriGli hanno detto le peggior cose. Lo hanno bollato come un pazzo, uno sprovveduto. Uno che non solo non aveva capito niente, ma che faceva allarme, procurato allarme. Questo signore è un fior di professore, si chiama Maurizio Montella, primario epidemiologo dell'Istituto Pascale.Luglio 2012: Montella ha appena concluso un lavoro di ricerca su trenta Comuni della provincia di Napoli e Caserta per scoprire l'andamento dei tumori. Numeri su numeri, dati confrontati mille volte: una ricerca imponente su ben venti anni di cancro nella Terra dei fuochi. I dati in possesso di Maurizio Montella parlano da soli: aumenti di tumori del 20/30 per cento. In qualche caso del 50%. Una strage. Una strage in controtendenza rispetto al dato nazionale, dove i casi di cancro sono in diminuzione. Lo studio di Montella viene reso pubblico, il professore espone i dati e fa una considerazione: sarebbe bene evacuare alcune di quelle zone, alleggerire il numero di residenti perché questi dati indicano che c'è qualcosa che favorisce l'insorgenza dei tumori. Apriti cielo, si ribellano tutti, alcuni sindaci della provincia a nord di Napoli e alcuni colleghi di Montella chiedono la sua testa. Montella è un allarmista, Montella va denunciato. Dicembre 2013. Maurizio Montella e la Terra dei fuochi, un anno e mezzo dopo.Professore, lei non era né pazzo, né sprovveduto. Lei aveva capito tutto prima degli altri. Oggi si fa a gara a parlare della Terra dei fuochi, è diventata una grande emergenza mediatica. Che effetto le fa tutto questo? "Mi sarei aspettato che in quest'anno e mezzo qualcuno mi chiamasse. Qualcuno del ministero, della Regione Campania. E mi dicesse: vogliamo approfondire quei dati? E invece provo grande amarezza perché nessuno mi ha chiamato, nessuno mi ha chiesto spiegazioni" Lei è un epidemiologo, che cosa bisognerebbe fare subito? "Un'indagine. Prendere un campione di popolazione della Terra dei fuochi, effettuare una selezione, si chiama random, ed effettuare quella che in gergo si definisce indagine retrospettiva di coorte". Ci spieghi in parole povere. "Sottoporre una parte di popolazione a controllo. Per tre anni, per esempio. E analizzare anche i tre anni precedenti. Prendere questi dati e analizzarli con uno stesso campione di popolazione di un altro territorio della Campania, del Beneventano per esempio, e studiare le differenze". Come si fa a esaminare il passato, i tre anni prima di una popolazione presa a campione? "Abbiamo a disposizione le schede ospedaliere dei ricoverati e i soprattutto i dati dei medici di famiglia". Allora perché non si fa questa indagine? "Richiede tempo, e la politica ora vuole risposte subito, in sei mesi. Richiede finanziamenti, richiede un lavoro articolato e capillare". Se qualcuno la convocasse e le dicesse effettuiamo questo studio, lei lo farebbe? "Io questo faccio, sono epidemiologo". Professore, che idea si è fatto lei della zona che ha preso in esame nel suo studio, di quello che è successo insomma nella Terra dei fuochi? "Le dico la mia idea. Noi dovremmo cercare il fulcro, quello da cui tutto si dipana come elemento di forte caratterizzazione inquinante. E' una mia idea e spero di non essere processato di nuovo per questo: io credo che molto dipenda dall'acqua. Deve esserci stata una contaminazione che ha raggiunto le persone e alcuni prodotti. Una contaminazione dell'acqua. Non di tutta l'acqua, sia chiaro. Ma una contaminazione in parte. A questo si aggiunga un altro dato: la presenza di arsenico. Noi epidemiologici temiamo molto l'arsenico, perché l'arsenico colpisce negli anni, quando supera un certo livello l'arsenico provoca a poco a poco ma costantemente i suoi effetti negativi. Ecco, acqua e arsenico potrebbero spiegare tante cose". Che cosa risponde a chi dice che l'incidenza del cancro dipende soprattutto dagli stili di vita? Cioè che non dobbiamo fumare, non dobbiamo condurre una vita sedentaria, né mangiare cibi troppo ricchi di grassi. "I due meccanismi, quello ambientale e lo stile di vita, non sono indipendenti. Ma c'è una correlazione. Le faccio un esempio. Un conto è essere grandi fumatori a Capri, un conto è essere grandi fumatori a Caivano. Il danno ambientale è cronico. C'è una disciplina un po' trascurata, si chiama epigenetica, cioè al di là della genetica: non tutto è danno cromosomico, c'è un danno anche della parte esterna della cellula. Questo danno alla parte esterna favorisce il danno al nucleo centrale della cellula. Ambiente e stile di vita svolgono questo doppio danno sulla cellula. Ma c'è anche un'altra considerazione da fare". Quale? "Se volessimo soltanto considerare gli stili di vita, allora ricordiamoci che è importante l'attività fisica e il movimento. Bene, dove la fanno una corsetta, una passeggiata in bicicletta, quelli che abitano a Taverna del Re o a Caivano?" Che cosa bisogna fare per salvare la Terra dei fuochi? "La politica non può lavarsene le mani. Le bonifiche sono importanti, per carità ma chi controllerà come verranno fatte le bonifiche?" E alla gente della Terra dei fuochi, alle mamme e ai papà preoccupati per i loro figli, per la spesa quotidiana, che diciamo? "Innanzitutto lo stress è un danno e fa molto male. Quindi, anche se la situazione è difficile cerchiamo di non peggiorarlo con la nostra angoscia. Le persone a rischio, come i forti fumatori, si devono sottoporre a controlli in maniera più frequente di quanto facciano oggi. Le altre persone si possono sottoporre a controlli, ad analisi con una maggiore assiduità. Per i bambini occorre comprare prodotti di assoluta fiducia e qualità, ma mi rendo conto che non è facile orientarsi". Che ne farà di quei dati sui tumori che tante polemiche hanno sollevato? "Sto ricontrollando tutto e mettendo a paragone quei dati non più con l'andamento del cancro in Italia ma nel mondo. Io vado avanti nel mio lavoro".
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