lunedì 3 febbraio 2014

Coldiretti preoccupata per l'aumento del costo delle colture gonfiate dalla speculazione delle centrali a biogas che aggrediscono la campagna pontina

Sul quotidiano Latina Editoriale Oggi, nella pagina di Pontinia, l'assesore all'agricoltura di Pontinia lancia l'allarme per i prezzi delle colture da utilizzare per alimentare il bestiame in seguito ai danni delle piogge abbondanti (previste e prevedibili). Se l'assessore di Pontinia fosse stato espressione della Coldiretti e informato sull'andamento del territorio e del mercato si sarebbe anche preoccupato della forte speculazione oggi in atto nella pianura pontina proprio con riferimento al biogas e alla lotta per accapararsi le colture per alimentare gli impianti a biogas. Infatti dopo le 3 centrali autorizzate dalla Provincia a Pontinia, le 2 a Sabaudia, quelle a Sezze, Latina, Cisterna, Aprilia (per un totale di una quarantina circa) numerose sono quelle probabili che non vengono nemmeno più autorizzate ma si costruiscono dopo la semplice comunicazione di inizio lavori denominata PAS, equivalente della DIA in edilizia e nel commercio nel settore energetico. 2 a Maenza, altre a Priverno, nella piana di Farneto ormai diventata proprio per i conflitti interni ai biogassisti dei roghi, Pontinia in via Migliara 45 con elevato numero di malattie gravi, Sabaudia (1 in via Portosello a meno di 1 km dal centro abitato di Pontinia, chiesa, scuole, cimitero compresi, 1 in via Colle d'Alba a ridosso della zona residenziale e di Borgo San Donato), 1 in via Maina a Sezze Scalo in una zona densamente abitata vicino Borgo Faiti, diverse a Latina (la Chiesuola, via Congiunte sinistre) faranno senz'altro schizzare ancora di più i costi dei terreni e delle colture stesse, rendendo non competitivi i costi dell'agricoltura pontina. Ecco infatti cosa scrive a questo proposito la Coldiretti nelle Marche senz'altro più attenta e informati sui pericoli del biogas dei nostri ignari amministratori: lo sviluppo dei mega-impianti di biogas sta creando gravi problemi alle produzioni agricole e agli allevamenti, mettendo a rischio la produzione di cibo. E’ l’allarme lanciato dalla Coldiretti Marche in occasione della Giornata mondiale dell’alimentazione. La crescita delle grandi strutture, prive di propri scarti aziendali da utilizzare, sta, infatti, stravolgendo l’assetto produttivo delle nostre campagne, con sempre più colture utilizzate per la produzione di biogas e uno stravolgimento dello stesso mercato fondiario. Il normale prezzo di mercato per un affittare un ettaro di terreno, per di più irrigato, in pianura si aggira sui 200-300 euro, ma con l’avvento del biogas le quotazioni sono state letteralmente gonfiate, fino ad arrivare ai 1000 euro e oltre. In questo modo mais e altre colture vengono sottratte all’uso alimentare per essere utilizzate negli impianti. Basti dire che per ogni mille kilowatt di potenza occorrono circa settecento ettari di granoturco, praticamente due al giorno. Un fenomeno che ha effetti anche sugli allevamenti.La mancanza di materia prima coltivata sul territorio costringe le imprese zootecniche a doversi rivolgere altrove per garantirsi l’alimentazione del bestiame.
Secondo Coldiretti sul biogas e le rinnovabili in generale bisogna privilegiare piuttosto gli impianti alimentati da sottoprodotti, a misura di territorio realizzati dalle aziende agricole per il proprio fabbisogno, in presenza di quantitativi percentualmente molto importanti di scarti di lavorazione, e dire no alla diffusione di grandi impianti di tipo industriale dall’impatto eccessivamente pesante sul territorio, chehanno riflessi negativi anche sull’assetto e sui prezzi delle produzioni agricole, oltre che sul paesaggio, aprendo il campo a speculazioni, peraltro già favorite dalla volatilità dei mercati.

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