mercoledì 19 febbraio 2014

Anche Savona ha la sua Ilva I pm: “A Vado è una strage” SECONDO LE PERIZIE 150 MILA PERSONE ESPOSTE AI FUMI E QUASI 500 DECESSI

PADRONI E CARBONE La centrale ha ottenuto l’Aia anche grazie ai suoi potenti sponsor. Fino a poco fa tra i proprietari c’era Sorgenia, società del gruppo De Benedetti di Ferruccio Sansa Esiste un nesso causale tra le emissioni della centrale a carbone di Vado e la morte di centinaia di persone”. La Procura di Savona, guidata da Francantonio Granero, ne è convinta. Dopo anni di lavoro dei maggiori esperti italiani, ecco l’indagine epidemiologica tanto attesa. Che lega la morte di centinaia di persone ai fumi delle ciminiere. E sostiene: i fumi ricadono in una zona dove vivono 150 mila persone. Il 10 per cento dei liguri. Un volume pieno di dati: il numero di adulti morti per problemi cardiaci varia da da 250 a 340. I deceduti per malattie respiratorie sono stimati tra 90 e 100 persone. Non solo: gli adulti costretti al ricovero dai fumi della centrale sarebbero 1.700 per problemi al cuore e 1.200 per patologie respiratorie. Da 350 a 450 bambini sarebbero finiti in ospedale per asma o malattie respiratorie (tra i piccoli non si registrano decessi). Tenendo conto di vittime e malati, la procura e gli esperti hanno valutato il danno tra 770 e 860 milioni. Ecco l’esito della prima vera ricerca epidemiologica condotta tra Vado e Savona. E già questo suona incredibile: dopo quarant’anni di denunce c’è voluta la Procura per valutare l’impat - to di quelle ciminiere che svettano alle porte di Savona. Letteralmente in mezzo a case e scuole di Vado. Ma c’è di più: la ricerca si limita a un periodo che per i ricoveri va dal 2005 al 2010, mentre per i decessi dal 2000 al 2007. C’è da chiedersi che cosa sia successo nei trent’anni precedenti, quando le ciminiere inquinavano ancora di più. LE RICERCHE sono state condotte con due sistemi differenti: si è utilizzato un modello matematico elaborato dall’Universi - tà di Genova. Ma sono state anche sistemate 40 centraline di biomonitoraggio con licheni. Sovrapponendo i risultati si è elaborata una mappa della zona di ricaduta delle sostanze inquinanti. Le emissioni nocive sarebbero proseguite anche dopo che la centrale ha ottenuto da parte delle autorità la contestatissima – da popolazione e comitati – Aia, Autorizzazione Integrata Ambientale. Il dossier potrebbe portare novità in tempi brevi. Anche perché è stato trasmesso alle amministrazioni locali che, visto il contenuto, potrebbero non volersi prendere la responsabilità di eventuali inerzie. Certo, la battaglia legale sarà ancora lunga. Ma le ricadute dei fumi potrebbero avere conseguenze non solo sulla salute. Non solo sull’inchiesta (finora sono indagati l’ex amministratore di Tirreno Power, Giovanni Gosio, e il direttore dello stabilimento Pasquale D’Elia). I fumi rischiano di ricadere sulla politica e l’eco - nomia della città, che per decenni hanno sostenuto la centrale da 660 MegaWatt. Un impianto che brucia 4000 tonnellate di carbone al giorno con quel fumo che potrebbe arrivare a 40 chilometri di distanza. UNA CENTRALE cui, appunto, è stata concessa l’Autorizzazione Integrata Ambientale. Ma che ha anche avuto il via libera per l’ampliamento degli impianti. Un appoggio che, attaccano i comitati, potrebbe essere legato ai potenti proprietari della centrale: fino a pochissimo tempo fa, Tirreno Power (che ha sempre respinto ogni addebito e sostiene “di non aver mai superato i limiti di legge”) era controllata da Sorgenia, società del gruppo De Benedetti. All’ingegnere, editore di Repubblica e tesserato Pd, i comitati hanno in passato rivolto molti appelli. Certo, l’elenco degli sponsor dell’impianto è lunghissimo. Come Fabio Atzori, all’epoca presidente dell'Unione Industriali, che commentò così l’am - pliamento della centrale e l’Aia: “Per Savona è come aver vinto al Superenalotto”. Una frase che suscitò polemiche anche perché Atzori, ricordano i comitati, sarebbe “amministratore delegato della Demont che ha lavorato con Tirreno Power". Non solo: vicepresidente degli industriali savonesi, è stato a lungo Giovanni Gosio, manager Tirreno Power. Tra gli sponsor della centrale anche Luciano Pasquale, amato da Scajola, recordman delle poltrone savonesi: già presidente dell'Unione Industriali, poi numero uno della Camera di Commercio e presidente della Carisa, la banca cittadina. Ma c’è soprattutto il ruolo della politica: il Comune di Savona in passato accettò da Tirreno Power sponsorizzazioni per le sue iniziative culturali. La Regione – centrosinistra – è stata tra i paladini dell’Aia. Renzo Guccinelli, assessore alle Attività produttive, commentò così il progetto: "Sarà realizzato un nuovo gruppo a carbone da 460 megawatt. Ci vorranno sei anni. Allora si abbatterà uno dei due gruppi vecchi e, dopo altri tre anni, si abbatterà il terzo. A quel punto valuteremo l'opportunità di dare parere favorevole alla costruzione di un ulteriore gruppo per il quale non è previsto alcun automatismo" . Insomma, impianti nuovi al posto di quelli vecchi 40 anni. Ma un aumento di potenza della centrale. Senza che ci fosse ancora una seria indagine epidemiologica. E PENSARE che appena un anno fa una commissione del ministero della Salute bocciò i finanziamenti all’indagine destinandoli a una ricerca sull’Herpes Zoster in Liguria. Ma quanto sarebbe costato lo studio epidemiologico che, se effettuato prima, avrebbe forse salvato centinaia di vite? Meno di mezzo milione. Il fatto quotidiano 19 febbraio 2014

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