mercoledì 29 gennaio 2014

Valle del Sacco, la terra dei veleni Da Roma a Frosinone 120mila ettari da salvare

Contaminata, malata e declassata. Un'area in cui malattie e mortalità sono più alte che nel resto del Lazio. La Valle del Sacco fa fatica ad uscire dall'emergenza sanitaria. La bonifica della zona, per anni trattata come una discarica a cielo aperto e avvelenata dagli scarichi industriali, è partita a stento e tarda ancora di più concludere il suo iter. Il 4 febbraio riparte il processo penale per la contaminazione della Valle DI ELEONORA FORMISANI
Dall’Ilva di Taranto a Porto Marghera, dalla Terra dei Fuochi alla Valle del Sacco, nel Lazio. Tutti siti contaminati pesantemente e da risanare. Ma se le bonifiche procedono a rilento il giro d'affari attorno al risanamento ambientale è tutt'altro che fermo e viagga intorno ai 30 miliardi di euro.
Tanti i soldi, pubblici e privati, sono stati investiti nei progetti: dal 2001 al 2012 circa 3,6 miliardi di euro, 1,9 di denaro pubblico e 1,7 miliardi di soldi dei privati. I risultati? “Davvero inesistenti”, è la denuncia contenuta nel dossier 'Le bonifiche in Italia: chimera o realtà' di Legambiente.
BONIFICHE IN STALLO E TRAFFICI ILLEGALI - Le aree contaminate, secondo la mappatura del Programma nazionale di bonifica del Ministero dell’ambiente, sono molto estese. Si parla di 180mila ettari di superficie scesi a 100mila grazie alla ‘derubricazione’ di 18 Sin, Siti di interesse nazionali, solo nello scorso anno. Ad oggi si contano 39 siti e solo in 3 casi è stata approvata la bonifica a tutto tondo. Una situazione “in stallo – ha detto il vicepresidente di Legambiente, Stefano Ciafani presentando il dossier -. Caratterizzazioni e analisi effettuate in modo a volte esagerato e inefficace, progetti di risanamento che tardano ad arrivare e bonifiche completate praticamente assenti, a parte qualche piccolissima eccezione. E nel frattempo sono sempre più numerose le indagini sulle false bonifiche e sui traffici illegali dei rifiuti derivanti dalle attività di risanamento”.
I VELENI DELLA VALLE DEL SACCO - Numerosi i casi di empasse. Uno fra tutti è quello dell'Ilva di Taranto e nel Lazio c’è il caso eclatante della Valle del Sacco. L’area, circa 117mila ettari che si estendono da Roma a Frosinone, è stata inserita nei siti d’interesse nazionale da bonificare nel 2005 (salvo poi essere stata declassata a Sito di Interesse Regionale nel 2013), a seguito dell’emergenza ambientale e sanitaria scattata per la presenza di un pesticida nel latte dei bovini e nel terreno. I rifiuti dell'azienda Caffaro venivano sversati illecitamente, come riporta la relazione sulle bonifiche dei siti contaminati della Commissione parlamentare d'inchiesta sui rifiuti. “La relazione a tal proposito riporta alcuni contenuti della Valutazione del danno ambientale, condotta da Ispra, nei confronti della società Caffaro – si legge nel dossier - Limitando la cifra ai soli costi di recupero e ripristino, con nota del febbraio del 2012, il danno ambientale complessivo derivante dalle attività degli impianti della Caffaro è stato valutato in 660 milioni di euro”.
DANNI AMBIENTALI E SANITARI - Un danno ambientale e sanitario enorme, tanto che la relazione della Commissione parlamentare parla di popolazione che “ha subito e subisce gli effetti dell’inquinamento per la maggiore incidenza di malattie e mortalità” e, ancora, uno studio del dipartimento di epidemiologia dell’Asl Roma afferma come “le persone che hanno risieduto lungo il fiume hanno assorbito e accumulato nel tempo pesticidi organo clorurati, soprattutto tramite la via alimentare” facendo registrare sempre negli abitanti della zona un quadro di malattie e mortalità più alto che nel resto del Lazio.
LA BONIFICA FANTASMA - A che punto è la bonifica? I lavori iniziati del 2010 hanno prodotto la rimozione dell’80 per cento dei terreni contaminati, circa 30mila metri cubi, sono ancora in corso. In alcuni punti sono in atto una serie di ordinanze per interdire l'uso agricolo delle aree vicino al fiume e per inibire l'uso delle acque dei pozzi. Ma oltre la riqualificazione ambientale cittadini e associazioni auspicano un rilancio del distretto industriale "per troppo tempo trattato come una vera discarica a cielo aperto”, spiega l'associazione ambientalista, e interventi nelle tante aree inquinate della regione come Malagrotta e Borgo Montello. Una notizia positiva però c'è. Il prossimo 4 febbraio si riaprirà il processo penale per la contaminazione dell'area, dopo l’annullamento per un cavillo giudiziario nel febbraio dello scorso anno.
 Eleonora Formisani http://www.paesesera.it/Cronaca/Valle-del-Sacco-la-terra-dei-veleni-Da-Roma-a-Frosinone-120mila-ettari-da-salvare

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