sabato 4 gennaio 2014

Priverno, danneggiati i pannelli fotovoltaici destinati alla produzione di energia verde Fiamme sull’azienda L’incendio ha distrutto la copertura realizzata dalla «Nova Power» e un’auto

Latina Editoriale Oggi 3 gennaio 2014 secondo gli esperti di legambiente si tratta della criminalità organizzata... e se lo dicono loro DI MINA PICONE I SOCCORSI TRE SQUADRE DEI VIGILI DEL FUOCO IMPEGNATE PER TRE TURNI ALLO SPEGNIMENTO Una vallata infernale. Il fumo era ancora denso verso il tramonto di ieri tra la pioggia e i mucchi di fieno sterminati dal fuoco. A Spadelle, nella parte più interna della vecchia 156, al confine tra Priverno e Maenza, lo spettacolo dei resti delle due fiammate notturne, indirizzate verso l’azienda agricola e bufalina di Carla Apponi, era surreale. Tutta la famiglia al lavoro, con gli operai, i vicini e i parenti, dopo una giornata da incubo. Era piena notte – tra le due e le tre – quando un vicino ha avvisato la famiglia di Remo Palombi, marito della titolare dell’azienda, che grosse lingue di fuoco stavano interessando le balle di fieno, ammassate nel capannone. Immediato lo stato di allerta, esteso subito ai vigili del fuoco che sono arrivati nel giro di venti minuti. Tre squadre per tre turni. Un impegno che ha conosciuto una tregua solo nella tarda mattinata, quando si cominciavano a contare i danni: dalle trecento alle quattrocento balle distrutte: avrebbero dato da mangiare a 120 bufale per cinque mesi; un trattore, una 146 Alfa Romeo, un carro completamente distrutti. Nessun dubbio che l’incendio non sia stato fortuito. Due i punti presi di mira per originare le fiamme, distanti l’uno dall’altro; dovevano andare distrutte le coperture dei capannoni sui cui tetti la società «Nova Power» - con sede legale a Lucca, e di cui è amministratore Luigi Migliore - ha impiantato pannelli fotovoltaici destinati a produrre energia rinnovabile. L’in - cendio non ha colpito le bufale, ricoverate sotto i capannoni, ma solo strutture, utensili e macchine. «Siamo in ginoc- chio – ha commentato Remo Palombi – che non ha voluto aggiungere nulla di più, mentre si affannava con gli altri per restituire una qualche forma di dignità a un’azienda messa a soqquadro. «Siamo amareggiati – ha commentato l’am - ministratore della Nova Power », Luigi Migliore, accorso sul posto dopo la notizia. Impossibile non ricordare che solo 45 giorni fa un’altra azienda di allevamento bufalino, situata a circa cinquecento metri di distanza, è stata altrettanto duramente colpita da un incendio che ha distrutto fieno e capannoni sulle origini del quale stanno indagando i carabinieri della stazione di Priverno agli ordini del maresciallo Antonio Calabresi. Il nesso potrebbe essere racchiuso in parola sola «Biogas». Se l’azienda Carnevali, in possesso di tutti i requisiti, si accingeva a realizzare un impianto fortemente avversato da chi riteneva e ritiene che la salubrità ambientale ne venisse intaccata; quella di Carla Apponi sarebbe stata in fase di conferire letame a un altro impianto di biogas, già attivo, alle «Farneta» di Maenza, di proprietà della società Signorino, formata da Nova Power e alcuni soggetti privati. Certo, non è facile far quadrare il cerchio, considerato che le certezze sono fumo, ma è pur vero – come sottolineava Migliore – che uno più uno fa due. Saranno le indagini a far luce su questo nuovo episodio, che non sarebbe difficile leggere in chiave intimidatoria, se le ipotesi fossero dogmi. Sta di fatto che la valle dell’Amase - no, prescelta per impianti fotovoltaici e centrali di biogas che dovrebbero essere a garanzia di qualità della vita, è diventata un piana dove le poche attività economiche ancora vive e sane devono anche lottare contro incendi la cui matrice è sfuggente, raccapricciante, e persino audace da formulare.

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